martedì 15 dicembre 2009

Regole.



C'era una volta un bambino che non seguiva le istruzioni. Tutti pensavano che non fosse capace di fare le cose come andavano fatte e provavano pena per lui.

“Poveretto”, dicevano i suoi amici, “Lennie non sa giocare secondo le regole.”

Così non lo invitavano a giocare e lo lasciavano da solo a guardare. Gli dicevano “Mettiti qui seduto e guarda, Lennie, così impari cosa si può fare e cosa no.”

Bisogna dire che lui ci provava a memorizzare le regole, anzi, se gliele chiedevi lui te le diceva, le elencava perfettamente, citando anche le regole più piccole e nascoste del gioco. Però quando era il momento di far seguire i fatti alle parole ecco che Lennie si metteva a fare di testa sua e reinventava i giochi.

Per esempio si stava giocando tutti insieme alle costruzioni, un modello difficile, pieno di ingranaggi e perni e levette delicate. Avevamo steso per terra il foglio con le istruzioni, che andavano dalla numero uno alla numero dieci. Avevamo messo bene in ordine i pezzi, così da averli pronti quando era il momento di usarli. Dopo un po' non scopriamo che Lennie stava costruendo tutta un'altra cosa? Diversa, con delle ruote attaccate in posti strani, con un insieme di pezzi che sembravano guardarti e sorridere.

“Non si fa così!”, ha gridato Marco, “Lennie, tu sei strano!”, ha aggiunto. Poi gli ha strappato i pezzi di mano e li ha rimessi in ordine per terra, davanti al foglio con le istruzioni. Lennie ha chiesto scusa e si è messo a guardare come facevamo noi, senza più toccare neanche un pezzo, mentre noi gli spiegavamo a parole le varie fasi, così la prossima volta avrebbe potuto giocare anche lui. A un certo punto si è alzato e si è messo a disegnare.

“Vieni qua, Lennie, altrimenti non capirai mai come si fa a seguire le istruzioni!”, l'ha sgridato Marco.

“No, andate avanti a lavorare senza di me.”

Abbiamo riso di lui ma quando sono tornato a casa mi sono tornate in mente le sue parole, aveva detto lavorare, non giocare. Ci ho pensato molto quella sera, ci stavo ancora pensando quando mi sono addormentato. Forse però avevo trovato una soluzione.

Il giorno dopo ho raccontato a Marco la mia idea e lui ha voluto scommettere contro di me che non avrebbe funzionato. Ho accettato la scommessa: due biglie di marmo e un ghiacciolo. Ho chiamato Lennie e gli ho detto “Oggi giochiamo a lavorare, ci stai?” Lui è rimasto un po' stupito, di solito deve insistere prima che gli permettiamo di giocare con noi, però ha detto sì.

Abbiamo tirato fuori di nuovo le costruzioni e stavolta Lennie seguiva le istruzioni! “Stai lavorando molto bene”, ho detto, e subito Marco mi ha riso in faccia. “Solo un tipo strano come Lennie può credere che questo sia un lavoro.” Al che tutti quanti si sono messi a protestare.

“Se è un lavoro allora io non gioco più!”, ha detto Dario.

“Ci devono dare dei soldi, altrimenti non è un lavoro!”, ha detto Fabio.

Non sapevo come reagire. Avevano ragione, in un certo senso, ma anche Lennie aveva ragione secondo me, perché se non puoi fare come vuoi allora devi fare come vuole qualcun altro e in pratica stai lavorando per lui. Ma come si fa a giocare senza regole, qualche regola ci deve pur essere.
“Lennie”, ho detto, “Come fai a giocare senza le istruzioni?”

“Le invento”, mi ha risposto.

“Ma non puoi!”, ha detto Marco.

“Qualcuno le deve pur inventare”, ha risposto Lennie, “Non vengono fuori da sole, le regole.”

Da quel giorno non dobbiamo soltanto scegliere a cosa giocare, ma anche se dare retta alle istruzioni o inventarcele. Marco e Lennie alla fine sono diventati ottimi amici e a volte discutono per ore sul perché una certa regola va bene oppure no.

E io ho vinto due biglie di marmo e un ghiacciolo.

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