Gran Torino è il modello di una Ford del 1972 che fa gola a molti nel quartiere degradato dei sobborghi di una cittadina del midwest in cui vive Walt Kowalski.
Walt ha da poco seppellito la moglie alla quale il giovane prete cattolico Janovich ha fatto la promessa di strappare a Walt una confessione. Il prete prende sul serio la promessa, nella convinzione che dietro il comportamento burbero dell'uomo si nasconda un peccato gravissimo, meritevole di tutta la sua attenzione per salvare l'anima del vedovo. Non ha tenuto conto che Walt non ne vuole sapere di salvazione e respinge i suoi approcci con sdegno. Il prete dovrà faticare parecchio con questo pecorone.
I figli di Walt sono sposati e non hanno buoni rapporti con un padre sempre pronto a mugugni e rimproveri e critiche. Uomo vecchio stampo, Walt non perde occasione per rendersi antipatico scavando un fossato sempre più profondo tra sé e il resto del mondo. Non vuole venire trattato come un vecchio e finire in un ospizio ma intorno a lui tutto sembra tramare per rendergli evidente che il suo tempo è scaduto: la moglie è morta, i figli sono lontani, il quartiere in cui abita si è abbruttito, i vicini di casa sono immigrati, la gioventù per le strade conosce solo il linguaggio violento delle gang.
Eppure Walt non è abituato a darsi per vinto. Eroe di guerra della Corea, è il tipo di persona da capelli corti, abiti decorosi e giardino curato. Il tipo di persona che non riesce a girarsi dall'altra parte quando è testimone di soprusi. Infatti interviene in soccorso della figlia dei vicini di stirpe Hmong (un popolo indonesiano) e da quel momento viene coinvolto suo malgrado nella vita di quartiere.
Combattuto tra una misantropia coltivata in decenni di rancore nei confronti di un nemico invisibile e il conforto che gli viene dalla stima e dal rispetto che gli tributano i vicini riconoscenti, Walt accetta il ruolo che il destino gli impone e cerca di aiutare il giovane Thao a trovarsi un lavoro e una ragazza, a imboccare la strada che farà di lui un uomo onesto e non il membro di una gang trovato morto in un vicolo o intento a contare gli anni dietro le sbarre.
Ma si sa, la stupidità e la malvagità sono sorelle siamesi. La gang reagisce all'intromissione di Walt picchiando Thao, stuprando la sorella di Thao, mitragliando la casa di Thao. A quel punto ci si aspetta che l'eroe ponga rimedio: Walt si è opposto alla gang all'inizio, Walt allora ci deve anche mettere la parola fine. Questo è ciò che tutti si aspettano da lui. Nonostante sia vecchio, nonostante sia malato grave al punto da sputare sangue, nonostante abbia dichiarato più volte di voler solo essere lasciato in pace a godersi il resto della vita in veranda.
Anche il prete se lo aspetta, tanto che va di persone a pregare Walt di non fare nulla, di non vendicarsi, di non rispondere al male con altro male. Tutti sono convinti che Walt prenderà la pistola e il suo fucile di soldato della Corea e andrà incontro ai bandidos come lo sceriffo nei film western.
Walt che fa? Taglia l'erba, si fa un bagno, va dal barbiere, va dal sarto a farsi fare un vestito nuovo, va a confessarsi. Il prete ascolta attentamente. Un tradimento insignificante, una piccola tassa evasa, un rapporto coi figli che ce ne sono mille uguali. E basta? Tutto qua? Sì. Ma Walt non doveva essere un uomo malvagio, dall'anima lurida? Evidentemente molta gente si stava sbagliando sul suo conto.
Fatto questo Walt va dai teppisti. Lo stavano aspettando. Sono tutti armati. Walt finge di estrarre la pistola pur sapendo che quel gesto siglerà la sua morte. La cinepresa riprende il corpo di Walt a terra, a braccia spalancate come cristo in croce, a significarci un parallelismo di sommo sacrificio.
I membri della gang vengono arrestati, rimarranno in carcere un bel pezzo, non avranno più modo di rovinare la vita di Thao e di sua sorella. Walt ha vinto. Lascia la casa alla Chiesa e la Gran Torino a Thao.
Il razzismo molto spesso è solo una scusa per trovare un obiettivo sul quale indirizzare la propria cieca e stupida cattiveria. A certa gente qualsiasi diversità va bene pur di prendersela con qualcuno. Clint Eastwood, all'età di settantotto (78) anni, è ancora in grado di dominare la scena e di dar vita a personaggi intensi, dall'interiorità sfaccettata direttamente proporzionale alla monolitica presenza fisica.
venerdì 10 aprile 2009
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