Visualizzazione post con etichetta Propaganda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Propaganda. Mostra tutti i post

lunedì 12 marzo 2012

Almanacco

Lunedi i coltivatori di patate hanno posato le zappe, si sono passati il fazzoletto sulla faccia, hanno sigillato gli ingressi dei magazzini fortificati. Si vedevano sbucare oggetti affilati e appuntiti dalle fessure slabbrate, nelle blindature improvvisate, acciaio sciolto puntando il cannello della fiamma ossidrica. Si vedevano lampi su cocci di bottiglia e lenti di cannocchiale. Si vedevano i buchi rotondi dei tubi color canna di fucile ruotare in cerca di messa a fuoco nei mirini. I più informati dissero che era normale, che era momentaneo, che tutto si sarebbe sistemato entro breve. Gli allevatori si sono messi sulla difensiva nello stesso giorno, alzando le mani e mostrando il volto di profilo, tirandosene fuori senza rilasciare dichiarazioni. La televisione ci sorrise e disse con voce tranquilla e divertita che non c'era da preoccuparsi, che avevamo scorte per mesi, per anni.

Martedì i figli maschi e gli analfabeti di ritorno vengono picchiati affinché ambiscano al controllo degli spargimerda digitali, ci sono escrementi abbandonati per la strada e nessuno li vuole raccogliere, si prospetta come il business rivoluzionario del nuovo millennio. Ragazzine sui tacchi si dimenano per incoraggiare la competizione e mettono in premio cicatrici artistiche in zone erogene. Verranno ripetute ogni due ore le esequie del tossicomane che ha dato la vita per testare nuovi farmaci contro gli inestetismi e gli odori dovuti alle piccole perdite. Sul megaschermo allestito sulla facciata gotica della cattedrale verrà proiettato un documentario sulla vita e la poesia di un cantautore morto nella vasca da bagno, soffocato dal proprio vomito. Le prevendite sono disponibili nei migliori centri divertimento specializzati, non gettate il tagliando e parteciperete all'estrazione di cento lavaggi del colon.

Mercoledì gli infelici e i cretini verranno obbligati a imparare il nome dei più bastardi nella storia dell'umanità. Per ogni bastardo selezionato da una giuria di specialisti verrà consegnata una figurina adesiva da applicare nell'apposito riquadro numerato, predisposto nell'album ufficiale, il solo approvato dal ministero dell'istruzione. Seguirà la prova di recitazione a memoria dei testi delle canzone straniere più famose, con stralci di poemi omerici e parentesi dedicate alle rime baciate e agli endecasillabi. Per l'occasione, durante gli esami finali di abilitazione professionale, si godranno gli interventi lautamente ricompensati di autori affermati e politicamente schierati, professori rinomati e collezionisti di lauree honoris causa, leccapiedi con speranza di subentro e scalatori di liste d'attesa. Per gli altri partecipanti all'evento unico e spettacolare sarà richiesto un contributo spese che verrà in gran parte devoluto in beneficenza.

Giovedì le periferie metropolitane videro l'invasione degli arrapati in cerca di libertà religiose e dei cacciatori di nutrie in missione punitiva. La piuma sul cappello dei puttanieri erezionisti attempati, la confraternita dell'orgasmo chimico, la conventicola della pillola per un piccolo aiutino, un corteo pornografico mandato in onda con censura, al punto che non si vedeva nulla, non si capiva niente, sembrava un mare di epidermide rugosa, peluria bianca e macchie di fegato in alta definizione. Le forze dell'ordine impegnate a evitare il contatto con i bracconieri inferociti, con le loro facce da fornitori beffati, decisi a vendicare l'affronto di fatture mai saldate, si fanno riprendere dalle telecamere mentre piazzano trappole a molla dentro ai tombini, bocconi avvelenati nei vani di portoni incustoditi, preparano imboscate nei sovra e nei sottopassaggi.

Venerdì i politici non si fanno vedere, non rispondono al telefono, si celano dietro i vetri oscurati delle auto blindate e lasciano detto, avanzano scuse a proposito di viaggi d'affari troppo a lungo rimandati, missioni sotto copertura da portare a termine a bordo di aerei di stato. I segretari e le segretarie prendono il controllo della situazione e con voce isterica minacciano l'intervento dell'esercito, addossano a potenze straniere la responsabilità di un clima violento. Nel frattempo la gente scappa a casa e si agita, svuota il frigor, toglie il calcare, disinfetta le ceramiche, si chiede cosa stia succedendo, raddoppia la dose di ansiolitico, telefona e la linea è disturbata, si collega alla rete e le pagine fanno fatica a caricarsi. Poi l'allarme rientra, si parla di attentati sventati, catastrofi evitate, scampati pericoli, e si rassicura il pubblico che non verrà sospesa, come in precedenza annunciato, la trasmissione del nuovo episodio della serie più amata di sempre.

Sabato nei quartieri dormitorio a un'ora di macchina o venti minuti di treno dagli uffici, nei quartieri di villette costruite in economia, finti mattoni e cartongesso, i giardini da ora d'aria con salvia e rosmarino o piscinetta gonfiabile, le alte siepi a proteggere la vista dalla luce arancione delle zone industriali e artigianali, così comoda la vicinanza degli svincoli autostradali, gli spacciatori hanno scoperto che operai arruolati nel piazzale della stazione venivano pagati con droga tagliata male per seppellire rifiuti speciali sotto uno strato di asfalto, drenante, di ultima generazione. Lo sgarro all'organizzazione criminale che vanta l'esclusiva sul territorio ha già iniziato a produrre vittime. Gli abitanti chiedono le dimissioni del sindaco e si lamentano che prima di oggi non c'erano mai stati problemi, si poteva condurre una vita tranquilla e serena.

Domenica è prevista una migrazione verso est del branco di terroristi pensionati rivoluzionari che vagano alla ricerca di presunti depositi di cibo tenuti nascosti in bunker militari sotterranei. Se li incontrate non cercate di avvicinarli, limitatevi a segnalare alle autorità il luogo dell'avvistamento. Si stendono sui binari, attraversano l'autostrada, provocano corti circuiti, utilizzano i loro stessi cadaveri come arma biologica, si aprono la camicia a mostrare bersagli dipinti sul petto. Sono afflitti e pietosi ma non lasciatevi distrarre dai loro discorsi inconcludenti, non fatevi spaventare dall'atteggiamento dimesso o dall'aspetto inoffensivo, anche se non è dimostrato che si nutrono di carne umana, la loro aggressività è stata documentata, per cui se vi trovate nell'impossibilità di allontanarvi dal corridoio di migrazione previsto nei bollettini cercate riparo in un luogo sicuro e restate in attesa che il branco oltrepassi la vostra posizione.

(opera di ROA)

giovedì 10 novembre 2011

ordine di idee

Arrivare in cima, per entrare nell'ordine di idee ho attaccato al soffitto il poster di una veduta alpina. Il caposezione ha disegnato alla lavagna alcuni grafici esplicativi, ha commentato le statistiche, dice che ci tiene a farlo manualmente per farci entrare nell'ordine di idee, che qui si deve dare il massimo come membro di una squadra vincente. Quando dice Vincente il caposezione grida e aspetta che rispondiamo in coro Vincente! Se un militante riesce a entrare nell'ordine di idee gli si spalanca di fronte un panorama di successo, è uno degli slogan di quest'anno, hanno usato stereografie per rendere distinguibile la novità, hanno inventato un carattere di stampa apposta per comunicare l'attuale declinazione dell'ordine di idee. Quest'anno per entrare nell'ordine di idee bisogna meditare sulle stereografie, riflettere a fondo sul significato di panorami che spalancano le gambe invitandoti a entrare nell'ordine di idee e raggiungere la cima del successo. Perché noi, qui, abbiamo sempre bisogno di idee vincenti (vincenti!), abbiamo sempre bisogno di sangue fresco, di nuova linfa, ho ancora pochi anni per dimostrare il mio valore. Se entro nell'ordine di idee posso anche diventare il Presidente, un giorno, si tratta solo di capire sempre da che parte stare, questo il caposezione l'ha sussurrato, facendoci l'occhiolino, ha detto pi pi pi, e poi ha spiegato: il Partito non Perdona i Perdenti. Ha guardato la telecamera di sorveglianza e Datemi un amen, ha gridato, e noi Amen! Sia lodato il Presidente! Poi siamo passati all'autocritica, abbiamo estratto a sorte e sono stato proprio io il fortunato a poter esporre pubblicamente le mie mancanze, dimostrando di saper entrare nell'ordine di idee del miglioramento costante, l'atteggiamento costruttivo di chi ci tiene a far parte di una squadra vincente (vincente!). Sono arrivato a piangere lacrime vere, mi sono buttato per terra in ginocchio a chiedere scusa a tutti, ai compagni, al Partito, al Presidente, per riuscirci ho pensato al poster che ho attaccato al soffitto, ho immaginato di essere sdraiato nella mia cuccetta, a tremare di freddo, con l'inno del Partito a tutto volume nelle orecchie per aiutarmi a cancellare il mio passato, le mie idee controrivoluzionarie, la mie catene borghesi, con gli occhi fissi alle montagne nel poster, determinato a raggiungere una cima qualunque o precipitare nel vuoto. Ho ricevuto gli sputi, gli insulti e le percosse ringraziando per la possibilità di continuare a far parte di una squadra vincente (vincente!) e in seguito ho elencato i miei propositi di donare tutto, vita compresa, per il Partito e per il Presidente, e ho sfogato una rabbia viscerale contro i nemici del bene, del giusto, del progresso. Sono piacevolmente stanco e dolorante, ho pagato una multa per ristabilire la mia integrità morale, evitando l'espulsione dal Partito, un atto dimostrativo dal momento che il mio stipendio lo ricevo dal Partito e lo giro interamente al Partito in cambio dell'onore di far parte di una squadra vincente (vincente!). Sono stato esonerato dal servizio per il resto della giornata, con obbligo di confino forzato in camera a riflettere sul mio scarso fervore politico. Sono sulla buona strada per entrare nell'ordine di idee e raggiungere il successo, col tempo passerò dal volantinaggio a incarichi di prestigio e responsabilità. La democrazia ha sempre meno soldi per finanziare il Partito, gli amici del partito, le aziende del partito, gli iscritti del partito, e i nemici fanno di tutto per aggiudicarsi i contributi, le facilitazioni, i rimborsi, gli stanziamenti a fondo perduto. I lavoratori del privato non capiscono l'importanza di contribuire al sostegno del benessere collettivo e sono restii a versare denaro sui conti pubblici, c'è ancora molto da fare per farli entrare nell'ordine delle idee, convincerli a far parte di un gruppo sociale, la collettività non supera facilmente gli egoismi tipici di chi non capisce l'importanza di far parte di una squadra vincente (vincente!). Durante la seduta di autocritica ho proposto di fondare un altro giornale e di conquistare più visibilità nel dopocena televisivo, mi sono fatto avanti per organizzare di persona una massiccia campagna su internet, in grado di mobilitare la gente su questioni concrete e trovare coesione attorno ai sentimenti rilevati dai sondaggi dell'ufficio propaganda. Una volta al potere si potrà agire in modi più netti per attuare il cambiamento rivoluzionario che è il marchio di fabbrica del Partito, certe cose la gente non le capisce, ha paura, è meglio mostrare coi fatti, ho già pronto lo slogan per l'anno prossimo: il Partito lo fa per il tuo bene. Nella mia sezione c'è chi cerca di raggiungere la cima suggerendo l'eliminazione fisica di nemici potenti e agguerriti, la via diretta, la chiamano, la legittima difesa dell'oppresso. Si tratta di capire da che parte stare, e io ho scelto la parte di chi lotta non solo per il consenso della masse lavoratrici, povere e incolte, ma combatte anche per aggiudicarsi le preferenze della classe media, che va rassicurata, va presa con le buone, è diffidente come chi possiede qualcosa da perdere e non vuole perderla. PPP, dico a chi tentenna per lo schieramento, il Partito non Perdona i Perdenti. Arriverà il giorno che lavoreremo tutti per il Partito, e quel giorno sarò Presidente. 

lunedì 4 aprile 2011

Intellighenzia organica.

La disamina delle fattispecie nell'ottica di uno storicismo adogmatico non porta a conclusioni univoche sulla natura dei cosiddetti zombie. Noi occidentali, forti di una struttura ideologica post-illuminista che ha visto personaggi indomitamente rivoluzionari come Fraonger e Stickenson siamo obbligati a tenere in considerazione le istanze legittime e democratiche da qualunque parte provengano, senza soffermarci su valutazioni acritiche di stampo nietzchiano e tzochtcevista, nello specifico la parte sviluppata postuma a partire dai frammenti appuntati dietro gli scontrini, il che ci riporta all'esigenza di un approccio poetico e sognatore che non si fermi al becero e squallido ricatto dell'economia sui valori fondanti della convivenza come anni di lotta ci hanno permesso di conquistare. Gli zombie infatti è vero che sono morti viventi, nessuno potrebbe negarlo, ma è altresì vero che rappresentano una fetta moralmente sana della popolazione di cui la politica non può certo fare a meno, specialmente in questi oscuri tempi di insopportabile dittatura nei panni di una comunicazione sorridente e plebiscitaria che si fonda su un colpevole populismo demagogico in grado solo di allontanarci dai nostri veri e genuini desideri di fratellanza, uguaglianza e libertà. Chi afferma che gli zombie sono cattivi, che si nutrono di carne umana non fa che ribadire concetti risaputi, già ampiamente analizzati e metabolizzati dal dibattito intellettuale degli ultimi due o tre secoli, e si configura come l'arma spuntata nella mani di chi si oppone al progresso e all'avanzata di una nuova classe politica in grado di sconvolgere gli attuali equilibri, frutto di stagnazione culturale e mancanza di slancio, tutto ciò che invece sentiamo chiedere nelle strade dai giovani disoccupati, dalle famiglie che fanno fatica, dai più deboli e sfortunati ai quali dobbiamo garantire il diritto alle stesse opportunità, prescindendo da valutazioni discriminatorie sullo status di zombie. E per finire un appunto sull'annosa diatriba che vuole creare ulteriori distinzioni fra zombie e morto vivente. È davvero avvilente constatare la mancanza di capacità di governo in coloro che hanno fatto della lotta agli zombie la loro bandiera ideologica, ipotizzando perfino, nelle pagine più oscure della nostra democrazia, il ricorso a misure drastiche che hanno provocato la violenta e spontanea reazione popolare che ben ricordiamo, con vittime innocenti e ingenti danni materiali. La mappa del futuro mostra che il cammino del genere umano non sarà mai davvero concluso fino a quando non avremo imparato i modi e i termini di una corretta gestione degli zombie, sia a livello di integrazione che soprattutto a livello emotivo e concettuale, insegnando ai nostri giovani a vincere la repulsione irrazionale per i non-morti, l'istinto che spinge a una cieca violenza indegna di un paese civile e ricco, pieno di storia e di cultura come quello in cui abbiamo avuto l'onore e il privilegio di nascere. Per questo invito tutti voi, cari amici, a sostenere il nostro movimento in difesa degli zombie, affinché un mondo migliore per i nostri figli sia possibile, perché il sacrificio dei nostri predecessori non sia vano. Dobbiamo lottare per impedire che i nostri diritti vengano calpestati, i nostri bisogni derisi, è la Giustizia che ce lo chiede, è la Verità che ce lo ordina, è la Storia che ce lo impone, e chi si opporrà alla nostra avanzata verrà travolto dai suoi stessi pregiudizi, dalla sua visione limitata e egoistica della realtà. Il cambiamento è possibile, il cambiamento è adesso!


(foto di Mario Giagnori)

mercoledì 12 gennaio 2011

Con la presente

Mi rivolgo a te, distinto aspirante scrittore, per fornirti la consulenza gratuita che, dopo anni di fervida applicazione, disciplinata dedizione e mirabile accanimento, di certo meriti e saprai apprezzare col depresso rancore che mi aspetto e ti si addice come il farfallino e gli occhiali senza montatura, come il velluto e la tomaia perforata, i guanti di pelle e la spettinatura ricercata. Prestante scrittore in pectore, con i manuali impilati per terra negli angoli della cameretta studio boudoir, la luce giallastra della abat-jour svedese, tu che per continuare a perdonare tua moglie restando calmo e sereno la immagini ingessata, costretta a letto dal coma, a volte addirittura morta al cimitero con te che piangi in silenzio, senza perdere il contegno, poveretta dici a chi ti passa accanto, e ti batti il petto, e quando smetti di immaginarla così il peggio è andato non sei più d'umore alterato per tutto quello che non funziona nella tua vita. Quegli elenchi numerati che ti hanno venduto con su scritto ecco cosa devi fare per diventare scrittore, i consigli di chi lavora nell'ambiente, la catechesi del postulante che striscia davanti alle porte sprangate del monastero zen chiedendo se non l'illuminazione datemi l'ispirazione o almeno spiegatemi la tecnica. Eccola, figliolo, sono qua apposta, metti da parte chi vorrebbe spruzzarti addosso la polvere magica delle fatine, per una cifra modica tutti i segreti del mestiere e tu potrai essere un'altra persona, finalmente, più spiritosa, più intelligente, più profonda, più brillante. Niente di tutto questo, stimatissimo non ancora scrittore, sei ancora te stesso con le tue miserabili paturnie espressive, la tua sete di parole, ma rallegrati, beati gli aspiranti scrittori perché otterranno la mia consulenza e infatti non ti senti già meglio? Non senti il flusso energetico della sapienza che cala dal cielo e ti infonde e ristora? Tu che rimani bloccato da una parola sulla punta della lingua, ostacolato da un vocabolario limitato e un'immaginazione rachitica, con tua moglie che bisogna pensare al peggio per continuare a sopportarla, quando immagini la sua foto, il suo ologramma funebre con sotto il bottone mi piace, divento fan, i messaggi di chi le ha voluto bene che rimarranno per sempre accodati sotto al profilo grazie ai tuoi soldi, finiti in tasca al tecnico della manutenzione che impedisce lampeggi imprevisti e scatti abnormi e sbilanciamenti cromatici improvvisi. Non mi devi ringraziare, caro scrittore non riconosciuto come tale, sono qui per darti ottimi consigli, gli unici che davvero ti saranno utili per acchiappare il successo, per ottenere la pubblicazione e mettere sui biglietti da visita, sul campanello del citofono, nelle postille e nelle note a margine l'agognato epiteto di scrittore. Hai accumulato racconti precisi e ordinati, saggi e romanzi degli esordi con pagine scarabocchiate per strada, idee da sogno appuntate con diligenza nel mezzo della notte, gli sforzi eruttati in quotidiane rievocazioni di mondi interi dove faticosamente ricostruire architetture e morfologie, nessuno può avere idea di quanto ti sia costato tutto questo in termini di vita spremuta, speranze tradite, mancate consolazioni, ma ora ci sono qua io, il tuo consulente alla realizzazione personale, specializzato in aspiranti scrittori, mettiti l'anima in pace e sorridi, come quando cerchi tua moglie e non c'è, non c'è mai, sta sempre facendo la sua vita in altri posti, nel mistero dell'alterità coniugale, quando vorresti dire a tua moglie parole che non vengono alla luce, che non sono state fecondate e rimangono prigioniere nel limbo del quieto vivere, allora chiudi gli occhi e sogni di mettere grosse monete nella lapide per fiori più belli, freschi e profumati, a testimonianza del tuo amore e del tuo pentimento. Non c'è altro che tu debba conoscere per diventare lo scrittore che sai già di essere, butta via tutti i testi che ti hanno venduto per insegnarti a diventare altro da ciò che sei, per piazzare l'ennesimo esemplare dell'intramontabile fandonia della metamorfosi, sei un bruco ma diventerai una bellissima farfalla, no, sei un bruco e resterai per sempre bruco, e tua moglie è viva, sta bene, vivrà ancora a lungo per dannarti il poco di anima che ci rimane quando rompiamo qualcosa di prezioso e andiamo in pezzi, se sei fortunato non chiederà alimenti, non ti porterà via i figli. Pregiatissimo scrittore, ormai posso chiamarti così, i miei complimenti per i traguardi raggiunti e i migliori auguri per la strepitosa carriera che ti attende, sarai uno dei pochi scrittori che non vengono subissati di critiche, non presentano al fisco un reddito microscopico, non devono darsi arie andando in giro a promuovere le vendite per conto di editori, stampatori, distributori. Immagina quanto sarai invidiato d'ora in poi dalle masse di tuttora aspiranti scrittori.

giovedì 23 settembre 2010

LQS

Il giorno in cui la gente iniziò a cadere era venerdì. Il primo a cadere fu un uomo di nome Ronald Flokeen, stava comprando un machete sulla bancarella di un mercato di periferia a Rondam quando, stando alle dichiarazioni dei testimoni, piegò la testa come chi cerca di ascoltare un suono da grande distanza. Rimase concentrato, immobile, per diverso tempo, quindi perse il controllo delle gambe e crollò a terra, il senso dell'equilibrio del tutto compromesso.

Anche se in primo momento nessuno ipotizzò le avvisaglie di una pandemia, oggi sono molti i progressi compiuti dalla scienza nell'analisi del fenomeno e siamo in grado di affermare che si tratta del più grave episodio di psicosi di massa che sia mai avvenuto nella storia della civiltà. Non ci sono cause fisiche, quello che raccomandiamo ai cittadini è di non lasciarsi suggestionare, non persuadersi dell'effettiva possibilità di un evento che è scientificamente impossibile. Se non riuscite più a stare in piedi è solo perché qualcosa nella vostra mente è riuscita a convincervi che non potete.

Il secondo caso fu una donna senza fissa dimora, trovata in fin di vita per disidratazione su una panchina in Central Park. La donna, a differenza del signor Flokeem che ha mantenuto intatte le sue facoltà mentali, non è mai uscita da un grave stato confusionale. Il terzo caso fu più eclatante e innescò lo studio ufficiale della LQS (Labyrinthine Quickly Dysfunction): dodici studenti a bordo di un tram a Bordeaux vennero colti simultaneamente dalla LQS. Poi toccò al caso che portò la LQS sulle prime pagine dei giornali, tutti ricordiamo la voce registrata del secondo pilota alla tv che si interrompe a metà della frase e chiede alla torre di controllo “Ripeti, c'è un disturbo sul canale, che succede?”

Nonostante i governi, dopo il forfait delle assicurazioni, si siano attivati per fornire sostegno alle vittime della LQS, le risorse economiche per sostenere la crisi sono quasi esaurite. La mancanza di un test affidabile in grado di stabilire la presenza di un atto simulatorio non è dovuta a incapacità o mancanza di volontà, ma al fatto che la LQS non è causata da fattori biologici ma psicologici. Dopo quasi due anni di ricerche approfondite, eseguite nei laboratori di tutto il mondo, possiamo escludere con decisione la presenza di un agente patogeno. Stiamo eseguendo analisi genetiche su persone a stretto contatto con individui affetti da LQS per stabilire se esiste una forma di difesa replicabile sotto forma di innesto o vaccino ma al momento non abbiamo ancora raggiunto risultati apprezzabili.

Nel momento in cui l'aereo si schiantò sulla periferia di Hong Kong si stima che circa sessanta milioni di persone in ogni parte del globo perse all'improvviso la capacità di stare in piedi. I governi decretarono immediatamente lo stato d'emergenza e il coprifuoco, la situazione era ancora sotto controllo anche se in alcuni grandi centri urbani si assisteva già a casi di rivolta, sciacallaggio, raduni non organizzati. Molti fanatici religiosi attirarono intorno a sé enormi folle di persone in preda al panico con la promessa di poter fare guarigioni miracolose. Si ricorda il triste caso del reverendo Richard Frost, letteralmente squartato vivo quando venne accusato di truffa da un presunto complice che fingeva di recuperare l'uso delle gambe.

Vogliamo soprattutto chiarire alla popolazione che non esiste alcun complotto. La comunità scientifica sta lavorando per risolvere il problema nel modo più efficace e nel più breve tempo possibile, ma la LQS, questo deve essere chiaro, non è una malattia organica ma una forma di psicosi e come tale va trattata. Speriamo di trovare quanto prima una terapia farmacologica efficace ma al momento quello che ci sentiamo di consigliare è di far ricorso al sostegno psicologico di un professionista. Siamo a conoscenza di casi di regressione e invitiamo tutti alla calma e all'impegno comune al fine di uscire dalla crisi senza danni e perdite che si potrebbero evitare.

Il problema più grave all'inizio furono i cadaveri. C'erano cadaveri ovunque. Si capiva se una persona era morta oppure no dal fatto che si agitasse o meno, come certi insetti che si sdraiano sulla schiena e muovono le zampette fino all'ultima briciola di energia che gli rimane. Fra quelli ancora in grado di camminare ben pochi si presero la briga di dare una mano per riportare ordine in quello che aveva tutta l'aria di essere un compito troppo arduo per chiunque. Anche quei pochi che in un primo tempo si impegnarono a fondo per fornire assistenza ai caduti e dare sepoltura ai morti ben presto persero ogni speranza. Solo l'esercito ancora si sforzava di credere in quel che faceva.

giovedì 25 marzo 2010

Burnout.

La prima giornata di sole. Le piogge durano sempre di più. L'ultima è durata sei giorni, con la cenere grigia a colare dai muri come il mascara sul volto in lacrime di Jenny Oskirm nel video virale sempre in cima alle classifiche. Il volto di Jenny Oskirm in fermo immagine sulle decine di schermi che ricoprono la facciata del megastore. Scaglie di pesce, di serpente, Ron distoglie lo sguardo e lo punta sulla statua virtuale in mezzo alla piazza. Quando i passanti la attraversano i colori si corrompon, i contorni del mondo fibrillano. Ron si ferma a inquadrare il monumento che esiste solo nella memoria di un server illegale, scorre la lista dei link che rimandano a siti gestiti da eversivi. Discorsi proiettati all'interno delle lenti degli occhiali, recitati da una voce meccanica negli auricolari. Ron finge interesse solo per dar modo ai raggi del sole di colpire la schiena, di scaldare la pelle sintetica del giubbetto riportando al massimo la carica delle batterie, mentre aspetta di venir contattato.

La statua mostra tre ragazze orientali che ruotano, cantando un loop di versi infantili con voci modulate artificialmente. Si bisbigliano nell'orecchio frasi prive si significato. L'effetto è vagamente ipnotico. A ogni giro le pettinature mutano, le ragazze si cambiano d'abito. La statua e le persone che paiono muoversi lungo traiettorie prestabilite sono gli unici oggetti nella visuale a non essere sporchi di cenere dilavata. Per questo Ron non si accorge dell'uomo in grigio e sobbalza quando se lo ritrova davanti. Ron toglie la mano di tasca e passa all'uomo una tessera bifasica anonima. Guarda il contatto allontanarsi zoppicando. L'impermeabile grigio, gli scarponi grigi. I capelli , la pelle, le unghie, le cornee, la lingua, non c'è niente di colorato a parte i denti, bianchissimi. Uomini che scelgono 256 toni di grigio per esprimere una futile protesta contro l'iperflusso informativo. Digi-tsunami, così definiscono il burnout cerebrale che uccide ogni anno milioni di persone.

Si ripetono gli annunci che esaltano l'avvento della nuova generazione di chip a interfacciamento neuronale che risolveranno il problema. Nuove frequenze, rivoluzionari nanorobot, cloud fuzzy decision process, decine di acronimi e sigle che finiscono nel nulla, bruciando finanziamenti. Sono così tante le start up che bluffano sui brevetti che se le bolle speculative facessero rumore il nasdaq ricorderebbe una pentola di zuppa sul fuoco. Le ragazze girano come bambole attorno al perno del carillon, cantano la filastrocca, si bisbigliano segreti che provocano sguardi espressivi di complicità, la timidezza di guance arrossate. Ron muove gli occhi dietro le lenti degli occhiali, batte le palpebre, esprime il massimo voto di gradimento, cinque stelle. Il counter dei visitatori si incrementa. Una delle ragazze si volta verso di lui e gli manda un bacio di ringraziamento, lo soffia via dal palmo della mano, il bacio diventa una farfalla che vola aggraziata verso di lui.

Non si può accedere a queste risorse passando dalla rete ufficiale, bisogna farsi crackare il chip e il rischio di burnout aumenta a livelli di quasi certezza. Ron guarda la farfalla e pensa che ne valga la pena. La rete ufficiale ha tolto Jenny Oskirm dai monitor del megastore, adesso c'è un dibattito con gli esperti di genetica, poi ci sarà il solito documentario istituzionale delle nove. Lo spot del giorno mostra il presidente che grida “Sconfiggeremo il burnout entro sei mesi.” L'uomo in grigio non si vede più, Ron cerca di individuarlo isolando ciò che è cenere da ciò che è carne ma è difficile, sempre più difficile. Specialmente ora che il sole è di nuovo scomparso e inizia a piovere, gocce grosse, pesanti, calde. Le ragazze si sono fermate, guardano verso l'alto, tengono gli occhi chiusi e la bocca aperta, come a voler sentire l'effetto della sporca e acida pioggia sul volto, come a volersi dissetare inghiottendo veleno. Pian piano diventano grigie, assumono 256 toni di grigio, non uno di più non uno di meno. Cantano solo quando c'è il sole.

Spring - Infinity of sound

lunedì 8 marzo 2010

Mazzi di cotone verniciato.

Oggi è la festa dello steampunk, si regalano ingranaggi, bulloni, pezzi di cavo. I bambini fanno il giro dell'isolato bussando alle porte e ricevono cuscinetti a sfera, punte di trapano, rocchetti di stagno. Ogni dono è accompagnato da batuffoli di cotone verniciato e da una serie precisa di movimenti robotici per rievocare la storia del piromane Tepek. I puristi non hanno ancora trovato un accordo sul gesto finale della mano col fiammifero e ognuno lo interpreta come preferisce.
Non si sa nemmeno se fosse davvero un fiammifero o un vero e proprio accendino, costruito con frammenti di selce e olio di lino. La storia del piromane Tepek affascina anche per la quantità di buchi che rimangono tali nonostante le molte ricostruzioni , argute e precise, e le infinite analisi argomentate da generazioni di intellettuali.
La versione più accreditata, come tutti sanno, comincia così: “Tepek aprì la porta del capanno e disse - lasciati cullare dal papiro Rakit, sviluppato dai laboratori dell'Oasi Rahgar, chiedilo nei migliori bazaar - e il suo sguardo venne subito attirato dai batuffoli di cotone.” Adesso è impossibile per noi concepire un'opera letteraria che non contenga messaggi pubblicitari, ma ai quei tempi si trattava di una rivoluzione.
Il piromane Tepek, siamo così abituati a vedere la sua effigie nei poster della propaganda, la sua figura nelle statue promozionali che decorano le nostre città, a volte ci scordiamo che si tratta di una persona realmente esistita. Le riduzioni teatrali della sua storia che i nostri bambini recitano nei teatri scolastici non esprime al meglio la sua caratteristica psicotica. Tepek era troppo avanti per i suoi contemporanei, forse è tuttora avanti, al punto che ogni cinque o dieci anni ci ritroviamo a reinterpretare daccapo la sua immensa filosofia.
Oggi è la sua festa e i capanni da caccia allestiti nei vari distretti ci ricordano la potenza di una tecnologia orientata al benessere interiore, svincolata dai bisogni materiali. Se non fosse per Tepek non parleremmo di strumentazione estetica o mistica dell'assemblaggio casuale. È impossibile per noi immaginare l'assenza di inserti di velluto e radica a ratificare i livelli di trascendenza nei vari oggetti ad alto contenuto tecnologico. Eppure prima del rogo di Tepek arte e scienza erano separate, collegate solo da fragili connessioni di marketing.
Gli esperti ammettono che Tepek potrebbe oppure no aver tentato di fermare Fanir, l'amico malvagio, la nemesi, la serpe in seno. Ormai il capanno da caccia stava prendendo fuoco e gli antichi scritti non ci dicono se Fanir è rientrato perché teneva moltissimo alla sua fionda – una riproduzione borchiata in tungsteno con pirografie runiche è in esposizione permanente nella capitale – o per eliminare una prova della sua presenza sul luogo del crimine. Fanir è sopravvissuto, nessuno si è fatto male, alcuni sospettano che Fanir sia in realtà un'invenzione letteraria di Tepek per descrivere una parabola sul significato del rischio calcolato.
Il capanno per la caccia di frodo ai fagiani che brucia, simbolo di rinnovamento che ha poi messo radici nelle tradizioni fenicie e riecheggia nella liturgia di alcuni riti celtici. L'originale non è traducibile in maniera letterale ma il senso dell'invocazione di Tepek a Fanir è pressapoco “Fermati, non essere stupido, perché rinunciare alla fresca delicatezza della salsa Jeresh, ora anche in formato famiglia?” Fanir che riesce a recuperare l'artefatto, Tepek che viene accusato di tentato omicidio e minacciato per strada con una mannaia dal padre di Fanir.
Chiunque si sarebbe arreso a quel punto, ma non il piromane Tepek. Non passarono due anni dall'invenzione dello scarabeo digitale servoassistito che venne elogiato personalmente dal Faraone in una serie di eventi sponsorizzati sul Nilo dal sindacato armatori della marina fluviale. La storia dello sviluppo industriale e del progresso commerciale sarebbe qualcosa di incomprensibile se Tepek fosse stato raggiunto da un colpo di mannaia.
La festa di oggi vuole ricordarci il salvataggio della civiltà umana per mano del piromane Tepek, il primo uomo ad aver capito l'importanza strategica di una intelligente consulenza di marketing. Tra le frasi celebri che preferisco c'è quella incisa sul frontale della biblioteca della mia città: “Non importa stabilire se è vero, conta solo trovare un messaggio convincente e decorato con le tinture Sakhif, le uniche che resistono a ripetuti lavaggi ad alte temperature.”


Autore dell'oggetto nell'immagine: http://alexcf.com/blog/

martedì 24 febbraio 2009

Abdicazione.

------------
- Ma lei ce l’ha una famiglia?
- Questo spiegherebbe quella gente che mi gira per casa.
(Scott Adams)
------------

Figliolo, mi è giunta voce dell’approssimarsi di un evento lieto e grave a un tempo. Sono persuaso che ti sarà di qualche conforto ricevere l’appoggio e il consiglio di chi accettò la responsabilità della tua condotta fin da prima che tu nascessi. Ora io son quest’uomo che con difficoltà ti impartisce gli ultimi comandamenti, accusando e molti acciacchi e parecchi motivi di lamento, ma sia ferma la tua convinzione riguardo alla fermezza dè suoi intendimenti, e non ti faccia difetto il vederlo allo stremo del fisico, al che non sia vano al tuo orecchio codesto fermissimo richiamo alla coscienza.

In un ruolo di grande prestigio, ti appresti a diventare parte della stimata comunità che di buon grado ti accoglie dietro garanzia della fiducia che in te ripongo, cosi’ come fece con me quando venne il momento mio. Ti viene chiesto di far resoconto al dunque riguardo agli insegnamenti ricevuti, e a me dimandato testimoniare su quelli impartiti.

Vivo nella sicurezza che tu sia ignaro dei moti dell’animo al di fuori del senno da uomo timorato d’iddio; ch’essi disturbano la visione corretta del mondo. In tal guisa provai il tuo intelletto per molti anni, tessendo figure retoriche e costruendo trappole in cui martoriare la stessa logica di cui t’insegnavo i rudimenti. Giudico remoto il giorno in cui mi venisse fatto torto dalla tua incapacità di intendere il tuo ruolo e i tuoi doveri all’interno dei vincoli sociali che ti faranno presto da catena ed ornamento civile insieme. Ma reputerei incompleto il risultato dei miei propositi nel dare contenuto alla tua erudizione se tacessi il pericolo di cadere in errore terribile e funesto, cosi’ come tradirei l’onestà che ci lega qualora la tenessi a bada con la sferza di una lingua muta, imputando il malessere che me ne deriva dal parlarne a saggio timore e prudente ritrosia.

Vorrai perdonarmi se ho atteso gli ultimi giorni per rivelarti il mio pensiero, eppure saprai comprenderne i motivi allorquando sarà dato il tempo necessario per tessere il filo che segna il confine tra gli opposti al lavorio della mente. Ebbene, ricorderai certamente quando proclamai a gran voce, con tono severo e meditato, l’esistenza di una scissione naturale del mondo, grazie alla quale ci viene data possibilità di cognizione e discernimento, affinché noi si possa fare affermazioni in un idioma che appaia sensato. Invero è questo tutto ciò che abbisogna di sapere chiunque non sia destinato ad una posizione di prestigio, qual’è appunto quella che hai guadagnata con l’impegno profuso in anni di perseveranza nello studio, col profitto della perspicacia che t’è innata per dono divino e talento naturale.

E' opportuno dunque che tu ora sappia ciò che viene tenuto a parte, perché non accadano gli abomini che produrrebbe la conoscenza abbandonata nelle mani di chi non ha l’abilità di maneggiarla. Sarebbe un delitto imperdonabile consentire ad un bambino l’accesso a strumenti in grado di causagli guai e lesioni; tale sarebbe comunque depositare in un orecchio incapace di comprenderle, a un intelletto impreparato a vagliarle, soppesarle e tenerle dacconto, le informazioni che mi appresto a comunicarti. Ordunque confido che tu intuisca la necessità del segreto senza farti illudere sull’abilità del prossimo di farne uso allo stesso modo dei colti, imperciocché prevedo il fallimento cui andresti incontro qualora non degnassi di fiducia ed obbedienza queste mie raccomandazioni al silenzio.

Il tuo onore e la tua stessa vita dipendono ormai dall’uso che saprai fare del potere che ti è stato concesso, frutto nevvero di fatica ancorché di grande favore nella speranza che le tue doti possano fare in modo non sia stato uno spreco. La tua verrà chiamata fortuna, gli invidiosi ti additeranno come privilegiato, i nemici cercheranno di figurarti alla stregua di una moneta contraffatta. Ma la tua missione è piuttosto un martirio, per il quale sarai continuamente spinto a dimostrare il tuo impegno, a combattere per mantenere la stima del tuo valore presso coloro che fanno affidamento sulla tua abilità, a rafforzare la fede dei semplici e la fedeltà dei sudditi. Farà l’esito di successo o sconfitta di un’intera vita l’utilizzo degli strumenti forniti alla tua ambizione per darti modo di realizzare le tue superiori qualità interiori.

Quel giorno ti mentii. Lo confesso: v’erano ancora molti dubbi sulle tue effettive tendenze caratteriali. La fanciullesca età mostrava in gemma i tratti dell’animo e dovetti sperare di rimanere in vita il tempo necessario a rimediare le lacune seminate lungo il percorso dell’apprendimento. Quel tempo è giunto ed ho un debito di verità da saldare. Non esiste infatti dicotomia che non sia frutto artificiale dell’intelletto. Nulla di quanto ti ho insegnato appartiene a verità in sé, per sua natura, ma tutto viene sottoposto a giudizio per tramite del fine e del mezzo.

L’omicidio non è sbagliato in sé, ma solo al fine di mantenere in vita la comunità di cui ci vantiamo d’esser civili presso i selvaggi. Se ognuno fosse libero di rivendicare personalmente i proprii diritti, senza far ricorso al potere dell’autorità, non esisterebbe popolo coeso né stato né chiesa e neppure la comunità che ci fa gustare la vita cosi’ come veniva vissuta nei giardini dell’eden. Il nostro fine è la creazione di un paese in cui si realizzi la perfezione del monismo, ovvero un mondo ove la vita si configuri essenzialmente come mancanza di morte. L’unico modo di realizzarlo che rientra nelle umane possibilità è la negazione delle dicotomie, la soppressione della dialettica, il silenzio sul dualismo. Il premio la vita perfetta, l’immortalità per negazione ideale della morte. La morte dovrà esistere solo per coloro che non aderiscono a questo modus vivendi, coloro che rifiutano di obbedire alle leggi che governano il paese perfetto., coloro che ostinatamente desiderano una vita per sé e non accettano l’idea di vivere per tramite della comunità. L’unica morte possibile sarà quella della comunità, ed essa mai avverrà finché le donne partoriranno, ovvero in aeternum.

Potrebbero sembrarti il delirio di un povero demente alle prese con il trauma dei troppi anni trascorsi, eppure confido la speranza che, se non ora, un giorno tu possa capire e riflettere sugli stessi assillanti dilemmi che straziano la mia indebolita senescenza.

Ora conosci la verità, fai parte dell’élite destinata a condurre l’umanità verso la sua realizzazione spirituale nella storia del mondo. Ma non è naturale, quanto artificiale. Se tutti sapessero potrebbe accadere che alcuni individui, esclusi dal privilegio della conoscenza che ti vede partecipe del potere sul destino della nostra comunità civile e progredita, potrebbero mostrarsi contrari ad accettare la guida che ti deriva, com’è ormai tradizione, per censo acquisito. Potrebbero verificarsi ribellioni, discussioni infinite sulla liceità delle decime e della simonia, sulla necessità del fuoco purificatore in caso di manifesto rifiuto dei principi che regolano la convivenza civile.

Col tempo, nel quotidiano esercizio del potere, dimenticherai la verità. Debbo confessarti che sono ormai rari anche per me i dolorosi momenti in cui mi soffermo a indagare la coscienza per cercare appoggio alla mia decisione di contribuire allo sviluppo della nostra comunità di prescelti da Dio sul cammino luminoso del progresso umano. Vorrei avere una lettera come questa per cavarne sollievo, ma non sono in possesso che di una lontana memoria del giorno in cui mi venne sussurrata la verità nel buio di un confessionale. Per questo ho deciso di impugnare penna e calamaio, affinché tu non debba patire l’ansia del dubbio e ne esca fortificata la tua fedele volontà nel portare i termine il gravoso compito del comando. Ché queste parole non si possono perdere nel labirinto delle memorie per poi ricomparire a molestarti nel sonno, ma rimangano chiare e bel delineate a segnare la giusta via quanto verrai preso da qualche malvagio demone dello spirito.

Pensa alla comunità come a un figlio debole e spaventato, bisognoso di guida e indirizzo nel pensiero e nell’azione. Non è naturale l’altruismo, ma tu dirai il contrario. Non è innata la propensione al mantenimento dei parenti, ma tu dirai che la famiglia è voluta da Dio. Non è giusto imporre obblighi e doveri, ma è tuo obbligo e dovere affermarlo e tu stesso dovrai assoggettarti alla legge senza perdere di vista la verità dell’artificio necessario. Il fine è la comunità dell’eden, il mezzo l’inveritiera dicotomia, per cui tutto sarà giusto e sbagliato a seconda che serva a conseguire il fine.

A chi vorrà mettere in dubbio il fine dirai che è volontà di Dio o che è qualità intrinseca della natura umana. A chi vorrà mettere in dubbio Dio o la natura umana vorrai applicare la legge vigente: scomunica o imputazione di reato, ovvero esilio o morte, a seconda della gravità dell’intenzione e del grado di sviluppo della comunità sul percorso che conduce all’eden.

Che tu possa vivere abbastanza da testimoniare il raggiungimento del fine, da vedere la fine della storia, il compimento della volontà divina, la realizzazione della natura umana. Io ormai sono troppo carico di stagioni e la unica consolazione è la certezza che vorrai succedere alla carica che fu mia. Per questo assegno al latore di questa missiva l’incarico di consegnarti il bastone ricurvo e l’anello con sigillo, i simboli della carica che ho ricoperto con dedizione per tutta la vita, e che ora riceverai in dono affinché ti siano utili a gestire il potere con saggezza, per continuare la missione nostra, ormai troppo onerosa per le mie consumate membra.

lunedì 16 febbraio 2009

Sulla democrazia

Ipotesi: ci sono due programmi di governo diversi (se sono uguali non serve chiedere il voto), che dunque portano a risultati diversi.

Per aderire alla definizione di intelligenza, si deduce che le persone intelligenti sapranno capire molto meglio di quanto possa fare una persona dotata di scarsa intelligenza qual è il programma migliore fra i due, a condizione che i programmi siano strutturati razionalmente: all’input X segue l’output Y.

Se il processo democratico offrisse scelte razionali (ovvero fosse possibile per una persona più intelligente scegliere il programma migliore), essendo il sottinsieme dei più intelligenti una minoranza, il voto democratico sarebbe tale da rendere ininfluente l'intelligenza o addirittura ostacolarla.

Nel mondo reale è impossibile stabilire che X produce Y leggendo i programmi dei partiti, allora è completamente inutile chiedere alla gente di andare a votare e scegliere un programma. Tanto che neppure le persone più intelligenti saprebbero compiere una scelta razionale. Si otterrebbe lo stesso risultato se vincesse le elezioni il candidato che sputa più lontano, o meglio che sfrutta uno strumento di marketing più efficace.

Del resto dopo il voto fanno quel cavolo che gli pare e al diavolo il
programma. Primo corollario al Teorema della democrazia: “I programmi elettorali servono solo a giustificare le spese della consultazione elettorale.”

Facciamo decidere a una scimmia qual è il programma migliore. Secondo quanto emerge dalla nostra ricerca ha le stesse probabilità di fare la scelta giusta di quante ne abbiano tutti insieme gli aventi diritto al voto in un processo democratico.

Parte seconda: dimostrazione per assurdo.

Ma ammettiamo pure che tramite l’uso dell’intelligenza sia possibile stabilire quale Y è prodotto da X in ciascuno dei due programmi in esame. Ora, si supponga di poter scorporare dalla massa degli aventi diritto al voto 1000 individui di cui sia stata attestata la superiore intelligenza.

1- i voti dei 1000 superdotati si dividuono fra i 2 programmi allo stesso modo di quanto accade per i voti di tutti gli altri votanti.

La conseguenza di questo risultato è che il processo di voto democratico è del tutto indifferente all'intelligenza. Una politica in cui l'intelligenza sia ininfluente non è una forma efficiente di gestione della cosa pubblica.

2- i voti dei 1000 superdotati vanno tutti a favore di 1 dei 2 programmi di governo mentre tutti gli altri si dividono fra i 2 programmi o viceversa.

La conseguenza di questo risultato è che il processo di voto democratico non è del tutto indifferente all'intelligenza, bensì va addirittura contro il principio della scelta intelligente.

In ogni caso la democrazia, così come ogni progetto orientato a principi idealistici che eliminano ogni differenza e caratteristica individuale, sono espressione di metodo scientifico inefficiente e inefficace. L'unica fonte di razionalità risiede dunque entro i confini dell'individuo, escludendo tutte le forma di decisione/azione concertata sul piano della socialità. Non appena un secondo individuo con caratteristiche diverse (migliori o peggiori) interferisce nel processo decisionale di qualcuno, necessariamente diminuiscono efficacia ed efficienza.

Il teorema viene presentato per avere valenza generale e non si occupa di definire cos'è l'intelligenza o perché un "programma" sia migliore dell'altro.
Afferma semplicemente dati di fatto:
1- se sono diversi – con input X che dà output Y - uno dev'essere preferibile all'altro,
2- se esistono persone più intelligenti di altre allora si può pensare che esista un modo di isolarne 1000 dalla popolazione in esame.

In questo senso il teorema è logicamente inconfutabile.

Per avvicinare il mondo della teoria a quello della pratica, si restringa il campo di indagine dall'insieme "processi decisionali" a "processi decisionali inerenti la scelta di uno schieramento parlamentare che difenda il nostro interesse individuale".

L'uomo in questo caso non decide tenendo conto degli effetti sul mondo, ma degli effetti sul proprio futuro (portafoglio, tempo libero,...).

Domanda: Quali saranno i migliori effetti?
Risposta: Quelli che promettono, a me che voto, ricchezza/tempo libero/sesso a volontà...

Bene. ora prendiamo in esame due popolazioni. Una in cui la maggioranza della popolazione è consapevole che qualsiasi proposta mirante a migliorare il benessere collettivo provocherà un danno al proprio reddito netto (chiameremo questa popolazione con un nome di fantasia: "Svizzera"), e una in cui la maggioranza della popolazione e già tartassata al punto da ritenere che qualsiasi proposta mirante a migliorare il benessere collettivo provocherà un danno a qualcuno di non meglio precisato, ma non certo al votante che "non ha più niente da perdere" (chiameremo questa popolazione "Italia").

Il processo democratico allora assumerà le sembianze di una clava gigantesca con cui picchiare a morte chi ha qualcosa che non abbiamo per rubarglielo ed usarlo noi. Un referendum che proponesse alla popolazione "Italia" di tassare la popolazione "Svizzera" avrebbe un esito condizionato esclusivamente dal numero dei votanti nelle rispettive popolazioni. (Volendo malignamente associare i nomi inventati a stati realmente esistenti, si capirebbe un eventuale potenziamento dell'esercito svizzero ai posti di confine meridionali).

Tenendo conto di questi ragionamenti si addiviene alla conclusione che non solo i processi decisionali collettivi, e non individuali, o sono indifferenti all'intelligenza o vanno addirittura contro l'intelligenza, ma si capisce che i processi decisionali degli esseri umani sono governati non dalla ragione ma da istinti primordiali. La ragione è un mero strumento per nascondere la clava sotto un manto ideologico fatto di principi assolutistici come "bene", "giustizia", "uguaglianza",...

Secondo corollario al Teorema della democrazia: “Il processo democratico consente l'uso legale della clava.”

Importanti pensatori del passato predissero che, siccome la popolazione aumenta più del pil, la clava sarebbe finita in mano ad una maggioranza di poveri affamati. Altri invece predissero che, siccome per produrre è necessario che nessuno ci privi del sonno picchiandoci con una clava, la clava sarebbe finita in mano a quelli in grado di produrre ricchezza.

Ovviamente entrambi le correnti di pensiero sono sbagliate: la clava passa da una parte all'altra a seconda della fase congiunturale dell'economia mondiale. In fase recessiva aumenta la povertà e le mazzate se le beccano i "ricchi", in fasi espansive i poveri finiscono in minoranza.

Si tenga presente però che è sempre possibile convincere una persona di non essere abbastanza ricca, bella, sessualmente soddisfatta,... (la tecnica di persuasione si chiama "marketing" in economia, "propaganda" in politica).

Domanda: ma perché non usare il buon senso al posto dell’intelligenza nella scelta del programma da votare?

Risposta: Il buon senso non è una variabile razionale. Il buon senso mi dice che se vedo qualcuno affogare dovrei cercare di salvarlo, ma è statisticamente accertato che nella maggior parte dei casi chi si tuffa per salvare qualcuno che affoga finisce per affogare pure lui.


Per concludere ecco un esempio di dialogo fra politico (P) e cittadino (C).

Prima del voto:
P- Sei povero da far schifo. Vivi in un mondo di merda.
C- Mumble mumble (il rumore che fa il cittadino pensante, da non confondersi con quello di una mucca che rumina il bolo)
P- Vota per me: Il tuo vicino che ha la lavatrice programmabile via internet e tu no: col tuo voto gli prenderò dei soldi e te li darò perché anche tu possa avere la lavatrice collegabile via internet. Non solo, ti lascerò scegliere il colore dell’antenna!
C- Wow! Mi hai convinto.

Dopo il voto il politico (P) si trasforma in Governo (G):
G - Sei ricco da far schifo. Vivi nel lusso.
C- … (rumore del silenzio che si prova vendendo una macchia sulla lastra dei propri polmoni.)
G - Dammi i tuoi soldi. Mi servono per comprare i tuoi voti alla prossima campagna elettorale.
C- Ma i patti erano che…
G - Hai tre secondi per pagare, dopodiché ti sbatterò in prigione.
C- Wow! Mi hai convinto.

Nella caaaasa del GF

La pelle del condannato foderava muscoli strappati e ossa incrinate. Presentava zone maculate dai contorni irregolari nei punti in cui forti pressioni sbrindellarono vaste distese di capillari. Lividi come iridi dai molti colori - sopra tutti il nero e il viola e un rosso d’intensità a scalare nel giallo verso il centro - immerse nel liquido amniotico del dolore. Il Viscido, matricola 76724, intonava lamenti come preghiere, restando accovacciato nella pozza di sangue, orina, lacrime.

L’avambraccio sinistro poggiava lontano, pulsante. Fra i peli le palpebre di un’asola. Nell’asola occhieggiava la punta di una frattura scomposta.

- Siamo pronti? Sistema quella luce, per favore.

Il tremito del Viscido si fece visibile, ma lo sguardo atterrito permaneva occultato nell’ombra.

La mano del cameraman prese a lampeggiare. Tre dita. Pugno. Due dita. Pugno. Un dito.
- Bentornati, siamo alla fase conclusiva.

L’inquadratura si concentrò sull’avambraccio ferito, penisola sanguinante di un continente martoriato.

- Come potete vedere il condannato ha superato anche la terza fase della condanna. Tra poco entrerà di nuovo l’esecutore.

Ecco finalmente la luce sul volto del condannato. L’impatto emotivo è certamente notevole. Uno dei globi oculari è esploso e una lacrima di umore vitreo ristagna nell’orbita ormai vuota.

- Viscido, pensa che questa trasmissione a reti unificate possa servire a qualcosa? -

Un gemito strozzato, uno schizzo di saliva amaranto trova percorso ideale fra gli incisivi spezzati e conclude la sua parabola sulla spugna del microfono.

- Pensa che vedere in diretta cosa capita a chi compie atti bestiali facendo violenza sugli innocenti possa frenare i malintenzionati? -

Un rumore viscerale spinge la telecamera a indagare. Una rapida panoramica ne evidenzia l’origine. I momenti successivi sono dedicati alla macchia scura che s’allarga sul cavallo dei pantaloni.

- Mi dicono che alcune lesioni interne potrebbero abbreviare la sua condanna, si ritiene una persona fortunata? -

Il battente cigola. Nel rettangolo della soglia appare la sagoma dell’esecutore.

- Vi ricordo che potete votare da casa l’attrezzo per la prossima tortura. Rimangono tuttora in testa alle vostre preferenze i chiodi da legno da martellare nel cranio, le pinze da torsione per i genitali e l’acido solforico nelle vie respiratorie superiori. -

POS

Quando il gruppo di scienziati incaricati del progetto “Origini della specie” iniziò ad ottenere i risultati sperati, nessuno di essi riuscì ad immaginare fino in fondo le conseguenze che ne sarebbero derivate.

La Commissione di Vigilanza per la Sicurezza Globale - ramo dei Servizi Speciali alle dipendenze dirette del Comitato Esecutivo, in seno alla struttura internazionale nota come G8 – aveva accolto dapprima con sospetto le teorie del Professor Koenig, ma con crescente entusiasmo dopo i continui dissidi con organizzazioni indipendenti e lobbies con accesso ai mezzi di comunicazione.

« Non possiamo continuare ad operare con l’assillo del consenso delle masse », aveva esordito Koenig di fronte al comitato in riunione straordinaria, « Quand’anche fossimo nel giusto, e lo siamo stati in passato nella quasi totalità dei casi, avremo sempre di fronte due ostacoli insormontabili: l’ignoranza delle masse e il potere degli avversari. »

Nessuno ruppe il silenzio che seguì per esprimere obiezioni.

« Genetica, energia atomica, processi di integrazione economica a livello globale, aborto e clonazione. Potrei elencare per ore innumerevoli argomenti fonte di insanabili dissidi fra noi, ovvero coloro che conoscono i termini che consentono scelte razionali in proposito, e gli altri, ovvero coloro che hanno meri interessi politici nel sostegno all’una o l’altra causa. »

Le pareti del bunker risuonarono di mormorii d’approvazione e scricchiolii provocati da corpi in agitazione sulle sedie.

« I mass media, le istituzioni religiose, le organizzazioni clandestine sostenute da governi esteri solo con lo scopo di provocare disordini, i partiti politici alla ricerca di voti per mezzo di propaganda slegata da principi di realismo e pragmatismo. »

I mugugni si fecero più marcati e ci fu chi pestò il pugno sul tavolo per sottolineare il proprio malcontento.

Allargando le mani in un gesto di rappacificazione, Koenig annuì lentamente passando in rassegna le file dei suoi sostenitori. « Signori, lasciate che vi presenti il mio contributo ad una possibile soluzione.»

Detto questo, fece un cenno ad un giovane assistente che cominciò a distribuire le fotocopie di un voluminoso incartamento. Il progetto “Origini della Specie” ebbe il via libera all’unanimità dopo due sole ore di dibattimento.

In realtà fu molto più semplice del previsto implementare il progetto all’interno dei Paesi aderenti. Fu sufficiente allargare le maglie della tolleranza e spargere i semi di una nuova cultura: una visione del mondo fatta di contraddizioni e paradossi. Per esempio uno di essi fu l’ormai famoso “Bisogna dare il meglio di sé per ottenere il massimo, ma è più furbo chi riesce a non fare niente senza subirne le conseguenze”.

La gente cominciò a vivere la schizofrenia indotta senza i temuti problemi fisiologici indicati nelle controindicazioni del Progetto. La natura umana non è mai stata a corto di sorprese per gli scienziati.

Nei resoconti protocollati dal Comitato emergono situazioni stupefacenti che ancor oggi lasciano aperte inquietanti prospettive per i ricercatori. I nomi dei soggetti sono stati sostituiti dalle sole iniziali, ma è fuor di dubbio che si riferiscano a fatti realmente accaduti.

G.T. ha finito le sigarette e abbandona di soppiatto il posto di lavoro senza staccare la corrente. Quando torna il cantiere è in subbuglio perché inavvertitamente un collega è inciampato negli attrezzi di G.T. precipitando da dodici metri d’altezza. G.T. riesce a piangere davanti alle telecamere, incolpa il capo cantiere e si prende una settimana di malattia. Settimana che passa seduto davanti alla tv a bere e fumare e uscendo di casa con una scusa pronta nel caso un ispettore venisse a constatare il suo precario stato di salute.

M.R. in casa e sul lavoro, è manager di medio livello in una multinazionale, impersona l’equilibrio psicologico personificato. Una volta a settimana si trasforma: frequenta prostitute, si droga, danneggia le proprietà altrui, emette alte grida e tira bottiglie vuote di birra contro i muri. Tutto questo lo fa tornare in contatto con la parte più antica di sé: la parte animale. L’origine della specie.

Una sera d’autunno la sua bottiglia di birra colpisce alla testa una ragazzina che tornava dal corso di danza. La ragazzina perde sangue dalla tempia destra e sviene. M.R. la lascia priva di sensi sul marciapiede e fugge, soffocando l’ilarità e l’eccitazione che gli deriva dal potersi allontanare senza esser visto. Il mese dopo inizia a cercare animali da colpire con le bottiglie. L’anno dopo viene ferito da una prostituta per legittima difesa.

D.T. decide di smettere di studiare dopo che per tre anni consecutivi ha diretto le occupazioni degli studenti. Trova lavoro presso un impresa di costruzioni e il suo primo incarico è di ripristinare la copertura di un tetto presso una ditta di cosmetici. È piena estate e, mentre scalda il catrame, trova divertente l’idea di lasciare un buco nella copertura, pensando in questo modo di tornare a casa prima e di venir pagato di nuovo in autunno quando le prime piogge richiederanno un ulteriore intervento di ripristino del tetto. Il mese dopo una temporale crea l’infiltrazione e l’acqua piovana manda in corto circuito la centralina di un macchinario. Una giovane operaia al turno di notte perde la mano sinistra e due dita della mano destra a causa di un malfunzionamento degli impianti.

C.M. è una ragazza che ricava piacere dalla vita solo quando può andare in giro con le amiche a divertirsi. In ufficio ha imparato un modo per potersi dedicare ad attività meno impegnative. Legge riviste di moda e fa largo uso di bagni e macchinette per merendine e bibite programmando il telefono affinché devii tutte le chiamate alla segreteria o alla casella vocale. L’anno dopo la maggior parte dei clienti non rinnova i contratti e la ditta in cui lavora è costretta licenziare gran parte dei dipendenti. C.M. si rivolge ai sindacati e organizza proteste davanti ai cancelli della ditta per impedire il normale svolgimento delle attività produttive.

Koenig venne accolto da uno scroscio di applausi. « Il Progetto sta ottenendo risultati stupefacenti. Siamo ormai in grado di governare senza dover rendere conto a nessuno del nostro operato. L’origine della specie ci consente di essere gli unici esseri umani alla guida di un immenso branco di scimmie.»

Una risata viene accolta con stupore ma subito accompagnata da un nuovo applauso.
« Abbiamo levato ai nostri avversari il monopolio sugli stupidi. Ora che la quasi totalità delle masse è composta di stupidi, non abbiamo più l’obbligo di giustificarci con qualcuno e possiamo usare le stesse armi dei nostri nemici. Non siamo più solo un avamposto della razionalità in guerra con i poteri che fanno leva sulla stupidità. Abbiamo preso il posto di chiese, partiti, mass media senza in cambio cedere lo scettro del comando. »

Gli occhi di Koenig scintillano nella fornace del successo.

« Si chiama adattamento ed è la sola forma di sopravvivenza che possa dirsi vincente. Ora siamo uguali al nostro nemico, indistinguibili da esso, ma al contempo restiamo noi stessi, dall’altra parte della barriera dell’intelligenza e del comando. Non ci sono più stupidi nelle mani dei nostri nemici e intelligenti dalla nostra parte. Sono diventati tutti uguali e pertanto soggetti ad un’unica fonte di potere: la vostra. »

Non si riesce a comprendere cosa inducesse Koenig a pensare di essere al cospetto di persone immuni al processo di cambiamento sociale da lui innescato. Con senno di poi è così lampante l’evidenza di un mondo che è stato per decenni preda del caos, con un indice di razionalità tornato ai livelli di secoli passati.

Certo, noi oggi possiamo avvalerci di sofisticati programmi di intelligenza artificiale che ci consentono la gestione della realtà mediante procedimenti cognitivi di gran lunga più efficienti rispetto al ventunesimo secolo. Tuttavia rimane sconcertante ipotizzare l’idea di vivere in un mondo in cui le scelte non siano basate sulla razionalità, un mondo in cui le soluzioni dei problemi vengono scartate per non intaccare lo status quo o per motivazioni legate al potere o al denaro.

Il traffico era un problema ma i semafori non erano sincronizzati dai computer nemmeno nelle metropoli e i progetti per nuovi parcheggi venivano bocciati in previsione di cali nelle entrate per multe di divieto di sosta. L’uso del petrolio continuò pur essendoci a disposizione fonti alternative d’energia a basso costo per calcoli sulle mancate entrate fiscali sui carburanti. Le droghe venivano vietate e tollerate nello stesso tempo. La duplicazione di software abusiva veniva punita con una pena superiore all’omicidio colposo. L’evasione fiscale divenne uno strumento di repressione politica, laddove – in un sistema fiscale che non permetteva la sopravivenza delle imprese senza ricorrervi - veniva tollerata e allo stesso tempo permessa a seconda delle convenienze politiche.

Questi furono solo alcuni effetti macroscopici del Progetto Origine della Specie (POS), la vita quotidiana dei cittadini ridotti a bestie da macello dev’essere stata un vero e proprio incubo di cui noi oggi possiamo solo immaginare l’orrore.