giovedì 25 marzo 2010

Burnout.

La prima giornata di sole. Le piogge durano sempre di più. L'ultima è durata sei giorni, con la cenere grigia a colare dai muri come il mascara sul volto in lacrime di Jenny Oskirm nel video virale sempre in cima alle classifiche. Il volto di Jenny Oskirm in fermo immagine sulle decine di schermi che ricoprono la facciata del megastore. Scaglie di pesce, di serpente, Ron distoglie lo sguardo e lo punta sulla statua virtuale in mezzo alla piazza. Quando i passanti la attraversano i colori si corrompon, i contorni del mondo fibrillano. Ron si ferma a inquadrare il monumento che esiste solo nella memoria di un server illegale, scorre la lista dei link che rimandano a siti gestiti da eversivi. Discorsi proiettati all'interno delle lenti degli occhiali, recitati da una voce meccanica negli auricolari. Ron finge interesse solo per dar modo ai raggi del sole di colpire la schiena, di scaldare la pelle sintetica del giubbetto riportando al massimo la carica delle batterie, mentre aspetta di venir contattato.

La statua mostra tre ragazze orientali che ruotano, cantando un loop di versi infantili con voci modulate artificialmente. Si bisbigliano nell'orecchio frasi prive si significato. L'effetto è vagamente ipnotico. A ogni giro le pettinature mutano, le ragazze si cambiano d'abito. La statua e le persone che paiono muoversi lungo traiettorie prestabilite sono gli unici oggetti nella visuale a non essere sporchi di cenere dilavata. Per questo Ron non si accorge dell'uomo in grigio e sobbalza quando se lo ritrova davanti. Ron toglie la mano di tasca e passa all'uomo una tessera bifasica anonima. Guarda il contatto allontanarsi zoppicando. L'impermeabile grigio, gli scarponi grigi. I capelli , la pelle, le unghie, le cornee, la lingua, non c'è niente di colorato a parte i denti, bianchissimi. Uomini che scelgono 256 toni di grigio per esprimere una futile protesta contro l'iperflusso informativo. Digi-tsunami, così definiscono il burnout cerebrale che uccide ogni anno milioni di persone.

Si ripetono gli annunci che esaltano l'avvento della nuova generazione di chip a interfacciamento neuronale che risolveranno il problema. Nuove frequenze, rivoluzionari nanorobot, cloud fuzzy decision process, decine di acronimi e sigle che finiscono nel nulla, bruciando finanziamenti. Sono così tante le start up che bluffano sui brevetti che se le bolle speculative facessero rumore il nasdaq ricorderebbe una pentola di zuppa sul fuoco. Le ragazze girano come bambole attorno al perno del carillon, cantano la filastrocca, si bisbigliano segreti che provocano sguardi espressivi di complicità, la timidezza di guance arrossate. Ron muove gli occhi dietro le lenti degli occhiali, batte le palpebre, esprime il massimo voto di gradimento, cinque stelle. Il counter dei visitatori si incrementa. Una delle ragazze si volta verso di lui e gli manda un bacio di ringraziamento, lo soffia via dal palmo della mano, il bacio diventa una farfalla che vola aggraziata verso di lui.

Non si può accedere a queste risorse passando dalla rete ufficiale, bisogna farsi crackare il chip e il rischio di burnout aumenta a livelli di quasi certezza. Ron guarda la farfalla e pensa che ne valga la pena. La rete ufficiale ha tolto Jenny Oskirm dai monitor del megastore, adesso c'è un dibattito con gli esperti di genetica, poi ci sarà il solito documentario istituzionale delle nove. Lo spot del giorno mostra il presidente che grida “Sconfiggeremo il burnout entro sei mesi.” L'uomo in grigio non si vede più, Ron cerca di individuarlo isolando ciò che è cenere da ciò che è carne ma è difficile, sempre più difficile. Specialmente ora che il sole è di nuovo scomparso e inizia a piovere, gocce grosse, pesanti, calde. Le ragazze si sono fermate, guardano verso l'alto, tengono gli occhi chiusi e la bocca aperta, come a voler sentire l'effetto della sporca e acida pioggia sul volto, come a volersi dissetare inghiottendo veleno. Pian piano diventano grigie, assumono 256 toni di grigio, non uno di più non uno di meno. Cantano solo quando c'è il sole.

Spring - Infinity of sound

Nessun commento: