Oggi è la festa dello steampunk, si regalano ingranaggi, bulloni, pezzi di cavo. I bambini fanno il giro dell'isolato bussando alle porte e ricevono cuscinetti a sfera, punte di trapano, rocchetti di stagno. Ogni dono è accompagnato da batuffoli di cotone verniciato e da una serie precisa di movimenti robotici per rievocare la storia del piromane Tepek. I puristi non hanno ancora trovato un accordo sul gesto finale della mano col fiammifero e ognuno lo interpreta come preferisce.
Non si sa nemmeno se fosse davvero un fiammifero o un vero e proprio accendino, costruito con frammenti di selce e olio di lino. La storia del piromane Tepek affascina anche per la quantità di buchi che rimangono tali nonostante le molte ricostruzioni , argute e precise, e le infinite analisi argomentate da generazioni di intellettuali.
La versione più accreditata, come tutti sanno, comincia così: “Tepek aprì la porta del capanno e disse - lasciati cullare dal papiro Rakit, sviluppato dai laboratori dell'Oasi Rahgar, chiedilo nei migliori bazaar - e il suo sguardo venne subito attirato dai batuffoli di cotone.” Adesso è impossibile per noi concepire un'opera letteraria che non contenga messaggi pubblicitari, ma ai quei tempi si trattava di una rivoluzione.
Il piromane Tepek, siamo così abituati a vedere la sua effigie nei poster della propaganda, la sua figura nelle statue promozionali che decorano le nostre città, a volte ci scordiamo che si tratta di una persona realmente esistita. Le riduzioni teatrali della sua storia che i nostri bambini recitano nei teatri scolastici non esprime al meglio la sua caratteristica psicotica. Tepek era troppo avanti per i suoi contemporanei, forse è tuttora avanti, al punto che ogni cinque o dieci anni ci ritroviamo a reinterpretare daccapo la sua immensa filosofia.
Oggi è la sua festa e i capanni da caccia allestiti nei vari distretti ci ricordano la potenza di una tecnologia orientata al benessere interiore, svincolata dai bisogni materiali. Se non fosse per Tepek non parleremmo di strumentazione estetica o mistica dell'assemblaggio casuale. È impossibile per noi immaginare l'assenza di inserti di velluto e radica a ratificare i livelli di trascendenza nei vari oggetti ad alto contenuto tecnologico. Eppure prima del rogo di Tepek arte e scienza erano separate, collegate solo da fragili connessioni di marketing.
Gli esperti ammettono che Tepek potrebbe oppure no aver tentato di fermare Fanir, l'amico malvagio, la nemesi, la serpe in seno. Ormai il capanno da caccia stava prendendo fuoco e gli antichi scritti non ci dicono se Fanir è rientrato perché teneva moltissimo alla sua fionda – una riproduzione borchiata in tungsteno con pirografie runiche è in esposizione permanente nella capitale – o per eliminare una prova della sua presenza sul luogo del crimine. Fanir è sopravvissuto, nessuno si è fatto male, alcuni sospettano che Fanir sia in realtà un'invenzione letteraria di Tepek per descrivere una parabola sul significato del rischio calcolato.
Il capanno per la caccia di frodo ai fagiani che brucia, simbolo di rinnovamento che ha poi messo radici nelle tradizioni fenicie e riecheggia nella liturgia di alcuni riti celtici. L'originale non è traducibile in maniera letterale ma il senso dell'invocazione di Tepek a Fanir è pressapoco “Fermati, non essere stupido, perché rinunciare alla fresca delicatezza della salsa Jeresh, ora anche in formato famiglia?” Fanir che riesce a recuperare l'artefatto, Tepek che viene accusato di tentato omicidio e minacciato per strada con una mannaia dal padre di Fanir.
Chiunque si sarebbe arreso a quel punto, ma non il piromane Tepek. Non passarono due anni dall'invenzione dello scarabeo digitale servoassistito che venne elogiato personalmente dal Faraone in una serie di eventi sponsorizzati sul Nilo dal sindacato armatori della marina fluviale. La storia dello sviluppo industriale e del progresso commerciale sarebbe qualcosa di incomprensibile se Tepek fosse stato raggiunto da un colpo di mannaia.
La festa di oggi vuole ricordarci il salvataggio della civiltà umana per mano del piromane Tepek, il primo uomo ad aver capito l'importanza strategica di una intelligente consulenza di marketing. Tra le frasi celebri che preferisco c'è quella incisa sul frontale della biblioteca della mia città: “Non importa stabilire se è vero, conta solo trovare un messaggio convincente e decorato con le tinture Sakhif, le uniche che resistono a ripetuti lavaggi ad alte temperature.”
Autore dell'oggetto nell'immagine: http://alexcf.com/blog/
lunedì 8 marzo 2010
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