giovedì 4 marzo 2010

Omikron.

Un gioco che si chiama 'The nomad soul'. Mi è venuto in mente e non so perché. All'inizio ricevi un messaggio da un universo parallelo che inizia con: “Ho molte cose da dirti e poco tempo per farlo.” Poi ti chiede se vuoi che la tua anima entri nel suo corpo e per giocare devi dire sì. Entri nel corpo di un abitante di Omikron il quale incontra subito un demone che vuole ucciderlo per prendersi la tua anima. Il demone lo sa che l'anima è la tua, di te che credevi fosse solo un gioco, se uccide il corpo del personaggio del gioco si prenderà la tua, di anima. Qui si ride per ignorare i brividi nella schiena.

Quando suona il telefono lui sa benissimo chi c'è dall'altra parte. C'è chi aspetta il trillo della sveglia e chi il trillo del telefono. A volte mentre aspetta che suoni il telefono si addormenta sul serio, dorme in quel modo che in parte è un sotterfugio e in parte un senso di colpa. E sogna di aspettare il trillo del telefono solo che non arriva mai e la notte si prolunga, il sole non sorgerà mai più, ci sarà solo un telefono che non suona e un uomo sdraiato nel buio, in attesa, che a quel punto vorrebbe dormire ma non ha più sonno.

Omikron è governato da un computer e in questo computer vive un essere senziente che si è sviluppato al suo interno come un virus. Questa specie di coscienza del computer combatte per emergere e predica il risveglio scrivendo e divulgando canzoni. Una rete eversiva clandestina distribuisce le canzoni del virus attuando una forma non violenta di ribellione intrisa di misticismo. Qui le cose si complicano perché le canzoni dell'essenza-virus che vive in incognito nei circuiti del computer che governa Omikron le canta David Bowie.

A volte si chiede se lei abbia capito l'importanza di quella telefonata nel cuore della notte. Forse continua a chiamarlo anche se non ne ha più bisogno, anche se potrebbe ficcarlo in un bauletto come ha fatto con le decine di piccole cose che rappresentano la sua infanzia. La molletta con i brillantini fucsia, la testa della bambola che ha trovato sulla spiaggia, il biglietto decorato con il disegno dell'incredibile Hulk che le ha regalato per San Valentino il suo primo spasimante, un frammento di passamaneria sottratto dalla cesta del cucito della nonna. Il santuario del tempo perduto, lo chiama, sapendo quanto suo padre odi Proust, l'uomo chiamato logorrea. Il padre che prima di addormentarsi immagina lei che prende il telefono e compone il numero.

David Bowie canta su Omikron. Su Omikron ci sono piccoli demoni che si nascondono nell'ombra, pronti a uccidere il corpo dell'omikroniano che ospita la tua anima. Puoi cambiare corpo ma i demoni lo sanno se ci sei tu lì dentro. Quando cambi corpo l'omikroniano diventa una bambola nelle tue mani e devi comportarti in modo da non destare sospetti. Diventi una donna, un vecchio, un bambino, è una sensazione strana, con tutti quei demoni che devi abbattere ogni volta a colpi di arti marziali. A volte ti chiedi 'Cosa ci faccio qua?' ma quando spegni il computer e torni nel mondo reale la domanda rimane, come se davvero la tua anima fosse imprigionata su Omikron.

Quando suona il telefono vuol dire che è tutto a posto, il pianeta è ancora nella sua orbita, lei sente ancora il bisogno di avere un padre o almeno il bisogno di far finta, nessuno finirà in quel cazzo di bauletto, non stanotte. Quando suona il telefono è una festa, un gioco di prestigio, una manifestazione di sentimenti che sanno di arcobaleno e macedonia. Lui aspetta sempre il secondo trillo, a volte il terzo. Non è tanto il rispondere, il far finta di essere ancora mezzo addormentato, lo sbuffare nell'alzarsi per andare da lei simulando rassegnazione. È il trillo, quel suono meraviglioso di chi ti sta cercando e tu sai chi è, lei sa che tu sai, tu sai che lei sa che tu sai. Anche se facciamo finta di no, spingendo Proust fuori dalla testa, fuori dalla stanza, fuori dall'universo, a esercitare la sua logorrea su Omikron.

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