giovedì 8 aprile 2010
Sogni 001
mera con Elia una camera soleggiata con tende mosse dall'aria che entra dalla finestra socchiusa e dietro le tende bianche di lino che non si devono stirare basta appenderle ancora umide le riconosco quelle tende anch'io ne ho di uguali a casa per cui mi sento un po' a casa anche se sono al sesto piano di un albergo e dalla mia camera si vede il mare e gente che cammina sul lungomare ma io sto preparando la valigia non ho tempo di guardare fuori controllo che Elia non si avvicini alla finestra anche se c'è la ringhiera non si sa mai quando ecco mia madre arriva mia madre e mi chiede della tartaruga se ho un'altra tartaruga e io dico ma come un'altra tartaruga non è possibile e ho quest'immagine di una tartaruga con ferite punteggiate di bigattini color crema la tartaruga che cerca di levarsi i bigattini con la zampa ma non ci riesce e tutte quelle formiche attorno che aspettano di mangiarsela viva così mi arrabbio con mia madre le dico basta tartarughe basta non è possibile e penso che lei venderà la pelle della tartaruga e mi arrabbio di più le chiedo e le uova la mia tartaruga aveva fatto le uova dove sono le uova e lei dice le ho vendute e lo dice come se fosse una cosa logica e in effetti lo è ci penso su e non trovo niente da replicare non sono più arrabbiato solo stanco solo un po' triste per le uova e per la pelle e per l'esistenza di inutili zampe troppo corte per togliere i bigattini dalle ferite penso che in fondo le tartarughe siano esseri molto sfortunati ma che non è colpa mia non le ho fatte io così riprendo a fare la valigia e mi sembra tutto così inutile le tende sono inutili il sole è inutile la musica che entra dalla finestra passando fra le tende con la brezza è inutile mi accorgo che non respiro non sto respirando dall'inizio del sogno allora faccio uno sforzo riempio i polmoni è come tornare a galla come tornare in vita come uscire dal coma la decisione di uscire di andare via prendo per mano Elia e andiamo usciamo prendiamo la bici e pedalo con lui felice nel seggiolino che grida più forte papa vai più forte con me che metto tutto il peso prima su un pedale e poi sull'altro dove andiamo papa mi chiede lui e io dico dove capita capita e lui dice bello mi piace capitacapita è un bel posto capitacapita la bici diventa sempre più leggera la bici si muove sospesa nell'aria non faccio alcuna fatica le macchine sono tutte ferme in colonna ci sono colonne di auto ferme sotto il sole a perdita d'occhio in ogni direzione qualcuno suona il clacson per protestare ma senza convinzione solo una placida e divertita protesta contro il traffico bloccato anche il campanello della mia bici emette barriti bitonali Elia ride moltissimo e fa spaventare un altro ciclista che è un prete mi guardo attorno e ci sono tutti questi preti in bici con le sottane a sbatacchiare come mantelli di batman tutti questi preti in bici che si muovono come un branco di pesci incrociando le rotte curvando all'improvviso frenando e schizzando via di lato chi si tiene il cappello chi è chinato sul manubrio chi cerca di impennare e uno di loro mi sorpassa a destra dicendo attento arriva una salita io rallento e la vedo una salita quasi verticale capisco subito che non posso farcela e nemmeno voglio andare fin lassù i preti invece si lanciano sparati sulla rampa con alcuni di loro che fanno acrobazie prendono rincorse e sfrecciano su senza sforzo apparente Elia mi chiede se siamo arrivati a capitacapita e io dico quasi sì ci siamo quasi ma non so dove andare la salita no rimane un vicolo da cui provengono schiamazzi da quella che potrebbe essere una sagra o una manifestazione da quella parte ci sta andando gente che cammina a testa bassa tenendo i lembi di coperte legate al collo e sembrano cospiratori che vogliono fartelo sapere sembrano anche finti straccioni con bei vestiti sotto le coperte stinte e maltrattate sembrano anche squilibrati per cui escludo anche quella direzione mi rimane una grotta in cui si scende a spirale come nei parcheggi sotterranei e là sotto ci sarà frescura ci sarà acqua di fonte ne sento l'odore fin da qua e una voce interiore mi dice non ci andare c'è gente morta là dentro quelle sono catacombe ma ho sete ho caldo e allora entro e mi trovo davanti qualcuno che mi blocca la strada è uno di quei tizi che vanno in giro in bici con le tutine aderenti da Nureyev che tirano fuori roba da mangiare da tasche sulla schiena che si depilano le gambe che indossano scarpette studiate nella galleria del vento che portano al polso orologi che ti raccontano quanto stai sudando e calcolano in tempo reale il rischio d'infarto e già questo mi farebbe ridere solo che questo tizio ha l'aggravante di essere Branduardi e tiene il caschetto a punta in mano e io penso ci credo con tutti quei capelli non riuscirai mai a indossarlo Branduardi mi ferma e mi dice io non le capisco Elia si nasconde la faccia tra le mani e rimane zitto forse è spaventato forse intimidito io dico che cosa mi scusi che cos'è che non capisce e Branduardi si rigira il caschetto fra le mani poi mi guarda perplesso e dice continuano a toglierci minuti qua e là finiremo per sentirci sempre in ritardo e io scendo dalla bici tiro giù Elia per andare a piedi verso l'acqua ho molta sete sto cercando qualcosa da dire a Branduardi per farlo sentire meglio inizio a dire qualcosa ma diventa tutto nero mi rendo conto che è successo qualcosa e quel qualcosa è che sono morto forse un proiettile forse un collasso forse sono scivolato e mi sono spaccato la testa comincio già a sentire i bigattini che crescono nelle ferite a preoccuparmi del valore della mia pelle non riusciranno a venderla se le formiche la mangeranno e me ne sto lì morto per un po' a riflettere cercando anche di ricordare cosa stessi rispondendo a Branduardi quando sono morto c'è qualcosa che mi sfugge sì Elia sì mi viene in mente che devo tenerlo per mano anche se il traffico è bloccato ci sono tutte quelle bici in giro potrebbe farsi male così mi sforzo di tornare in vita uso tutte le mie energie per sollevare le palpebre obbligo a muoversi il mio corpo morto Branduardi è ancora lì a lambiccarsi col caschetto mentre costringo il mio corpo morto a risalire sulla bici e in fondo non mi sembra così male tranne la consapevolezza che sarà faticoso tornare a casa perché da morto la bici non mi vola più e ho ancora sete e ora ho anche questo nuovo dubbio che forse davvero continuano a toglierci minuti qua e là che forse davvero finiremo per sentirci semp
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