Il guardiano proietta un reticolo, immagina linee che percorrono la superficie omogenea che sta sotto il panorama. È in piedi su uno sperone di roccia, da quell'altezza percepisce la curvatura terrestre in lontananza. C'è polvere, ci sono crepe nel terreno prosciugato, la gamma dei colori che ha di fronte è costituita interamente di variazioni di marrone. Il guardiano rimane immobile, rigido, impugna la lancia nella mano destra e un amuleto levigato dal continuo strofinio nella sinistra. Un reticolo di linee coperte di textures, immagini che zoomando raggiungono un'altissima risoluzione. L'intensità luminosa è al massimo, un sole che provoca gibigiana e diafane barriere di calore. Dietro al guardiano c'è un portone sbiadito dal tempo, le borchie d'ottone opacizzate, un portone sbarrato dall'interno. Una distesa infinita, vuota, in cui il guardiano è l'occhio nel corpo immanente di un dio per metà addormentato e per metà in coma, veglia l'accesso a qualcosa da cui è perennemente escluso, di cui ha coscienza solo del portone e di niente oltre a quello. Coglie i tremolii con la coda dell'occhio, in zone che vengono aggiornate solo quando vi cade sopra lo sguardo. Rocce che cambiano posizione con rapidità impercettibile, vento che muta direzione in microscopico ritardo di sincronizzazione con gli effetti sonori. Il guardiano deframmenta pensieri, li decomprime, li trasmette dalla fronte sfruttando una connessione senza fili. Si apre alla condivisione per combattere la solitudine del suo incarico. Alcuni frammenti di codice sono ridondanti, si nota la ricorsività di comandi non riconosciuti dal sistema. Quando succede è come se apparisse l'opzione ignore, retry or abort. In quel caso il flusso entra in stand by e ogni volta la scelta del guardiano cade sulla richiesta di venire ignorato. Una missione importante: difendere, proteggere, vigilare. L'ultimo baluardo, senza di lui il portone sarebbe alla mercé di chiunque. Impedire che il nemico si avvicini di soppiatto, intimare l'alt, chiedere segnali di riconoscimento. Perché è il guardiano, controlla che tutto rimanga com'è, veglia sul sonno di un dio che ha esaurito le risorse, assicura la tranquillità allo scorrere dei cicli di computazione. Frattali di polvere fra i suoi piedi, il guardiano muove solo gli occhi, il resto del corpo immobile, concentrato sul proprio compito. Nessuno potrà mai entrare nel portone senza essere visto, il guardiano rimarrà per sempre a vegliare, l'ultima retroguardia in un mondo spopolato. Gridare 'Svegliati!' per l'ultima volta e scegliere abort al posto di ignore, non avere più nulla da perdere, girarsi e sfondare il portone. Ma non adesso, non ancora.
venerdì 16 aprile 2010
[I]gnore [R]etry [A]bort
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Che fine ha fatto Wilson?
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