Eppure era senz'altro il più grande esperto nell'arte del camuffamento. Riusciva a nascondere perfino il fatto di esserlo. A guardarlo nessuno avrebbe scommesso sulla sua capacità di occultare, dissimulare, mimetizzare. Perché decise di farmi partecipe della sua avventura, non lo so. Forse mi aveva scelto a caso, pescando in mezzo al mucchio. Non ha smesso di svelarsi ai miei occhi neanche quando decisi di tradirlo, per il suo bene, raccontando pubblicamente che la sua era tutta una finzione, una presa in giro. Lui non è stupido, lui non è ignorante, lui non è quello che sembra. Sta facendo un esperimento su di voi, scrissi, sta giocando, affermai. Nessuno mi credette. Lui non si arrabbiò, mi diede una pacca sulle spalle, disse come volevasi dimostrare, ridacchiò. Era senz'altro il più grande esperto di camuffamento di cui si abbia notizia.
Senza di me nessuno l'avrebbe mai saputo, il suo talento sarebbe rimasto taciuto. Mi chiedo se la sua vera personalità si sentisse sola, confinata in sala di regia, lontana dalla vita, obbligata a guardare il mondo da un monitor e lanciare suggerimenti in cuffia all'attore. Eppure nessuno mi crede, per cui è tutto inutile. Mi immagino che stia ridendo di me, che sono l'unica persona rimasta danneggiata da una mistificazione lunga una vita. Ho fatto delle ricerche per trovare nel passato testimonianze simili alla mia, qualcuno che non sia mai stato creduto parlando di inganni altrui. Non ho trovato niente, forse sono davvero l'unico testimone di una grandezza andata perduta, o meglio buttata via. Aveva deciso di sedersi in terra, di stare in un angolo, di essere ignorato.
Ho delle registrazioni, conservo delle lettere, perché nessuno ritiene possibile attribuirle a lui? Era quello con la faccia da ebete, quello che camminava un po' storto, che ti guardava allibito quando cercavi di spiegargli un concetto difficile. Era quello che era ubriaco dopo una birra, e questo la dice lunga su quanto fosse bravo a mentire. Quello che faceva battute sceme, rideva in quella maniera sguaiata tipica di chi non si rende conto di provocare disagio. Eppure vi dico che era senz'altro il più grande esperto nell'arte del camuffamento. Quello distratto, inconcludente, superficiale, pronto allo scherzo. Quante volte l'ho visto subire prese in giro senza battere ciglio. Mi arrabbiavo al posto suo, cercavo di difenderlo, voi state prendendovi gioco di un fantoccio, potrebbe schiacciarvi con un dito se volesse, e giù risate come se il mio fosse il non plus ultra dello scherno.
La tua è solo presunzione, lo accusai un giorno, consideri l'intero genere umano indegno di te, per questo reciti una parte. Lui fece spallucce, disse non capisci niente, ti ho scelto per questo, perché non puoi capirmi. Allora perché, dimmelo, dimmi cos'è che non capisco. Che paragone vuoi, culinario, matematico, economico? Mi disse che c'era convenienza. Ma quale convenienza hai nel evitare di dare qualsiasi contributo reale, nel soffocare le tue vere attitudini, nel tenere per te le espressioni, i sentimenti, le opinioni, tutto quanto? Lui guardò in terra, cosa ci guadagnerei a smettere? Soldi, che me ne faccio. Stima e rispetto, che me ne faccio. Paura e soggezione magari, peggio ancora. Ammirazione e invidia, bell'affare.
Capii che c'era qualcosa di rotto dentro il più grande esperto nell'arte del camuffamento. Un atleta che non vuole medaglie. Un aquilone che disdegna il vento. Avrei dovuto tacere, se avessi tenuto la bocca chiusa adesso saprei dov'è, cosa sta facendo, e invece ho parlato senza riflettere, gli ho chiesto se fosse mai stato davvero amato. Lui disse sì, moltissimo, ma sentirsi amati è tutt'altra cosa. Possono amarti in una varietà di modi pressoché innumerabile, usò queste precise parole, parlava così quando non indossava travestimenti, senza maschera non diceva ci stanno tanti modi di amare o te puoi amare diverso se vuoi, riuscite a capire quanto profonda e articolata fosse la truffa che organizzava nei confronti di chi parlava di lui come dello scemo del villaggio?
Possono amarti in una varietà di modi pressoché innumerabile, ma non significa che riescano a farti sentire amato come la parte più profonda di te desidera e anela. Ci sono forme di arsura che non possono trovare sollievo. Se lo capisci allora smetti di cercare, ti arrendi, oppure ti inventi giganti a forma di mulino a vento. Comunque sia quel che rimane è il ricorso all'illusione. È più facile per me prendere in giro gli altri che prendere in giro me stesso. È più conveniente, tutti lodano il cane feroce ma scelgono il cane docile. Non voglio essere quello col pelo lucido, con la linea aerodinamica. Non voglio essere un proiettile, una decorazione post-moderna per abbellire il salotto in attesa di stupire ospiti importanti. Non voglio dimostrare qualcosa a qualcuno, non ne sento alcun bisogno.
Per questo rinnego tutto quello che ho detto finora. Non era il più grande esperto nell'arte del camuffamento. Non ha mentito né imbrogliato. Ha scelto di non dimostrare niente a nessuno, tranne che a me. Si può scegliere una cosa simile? Ho distrutto le registrazioni, bruciato i suoi scritti. Date la colpa a me, me lo sono inventato, non c'era niente da scoprire dentro di lui, era davvero lo scemo del villaggio. Era giusto prenderlo in giro, non c'era nessun tipo di sottovalutazione nel trattarlo con sufficienza. Continuate a pensare che non avesse nulla di cui andar fiero, che non ci fosse niente in lui di cui andare orgogliosi. Non aveva capacità, non aveva un briciolo di intelligenza, voi eravate e siete mille volte meglio di lui. Come volevasi dimostrare, a volte riesco a capirlo.
martedì 27 aprile 2010
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