Ipotesi: ci sono due programmi di governo diversi (se sono uguali non serve chiedere il voto), che dunque portano a risultati diversi.
Per aderire alla definizione di intelligenza, si deduce che le persone intelligenti sapranno capire molto meglio di quanto possa fare una persona dotata di scarsa intelligenza qual è il programma migliore fra i due, a condizione che i programmi siano strutturati razionalmente: all’input X segue l’output Y.
Se il processo democratico offrisse scelte razionali (ovvero fosse possibile per una persona più intelligente scegliere il programma migliore), essendo il sottinsieme dei più intelligenti una minoranza, il voto democratico sarebbe tale da rendere ininfluente l'intelligenza o addirittura ostacolarla.
Nel mondo reale è impossibile stabilire che X produce Y leggendo i programmi dei partiti, allora è completamente inutile chiedere alla gente di andare a votare e scegliere un programma. Tanto che neppure le persone più intelligenti saprebbero compiere una scelta razionale. Si otterrebbe lo stesso risultato se vincesse le elezioni il candidato che sputa più lontano, o meglio che sfrutta uno strumento di marketing più efficace.
Del resto dopo il voto fanno quel cavolo che gli pare e al diavolo il
programma. Primo corollario al Teorema della democrazia: “I programmi elettorali servono solo a giustificare le spese della consultazione elettorale.”
Facciamo decidere a una scimmia qual è il programma migliore. Secondo quanto emerge dalla nostra ricerca ha le stesse probabilità di fare la scelta giusta di quante ne abbiano tutti insieme gli aventi diritto al voto in un processo democratico.
Parte seconda: dimostrazione per assurdo.
Ma ammettiamo pure che tramite l’uso dell’intelligenza sia possibile stabilire quale Y è prodotto da X in ciascuno dei due programmi in esame. Ora, si supponga di poter scorporare dalla massa degli aventi diritto al voto 1000 individui di cui sia stata attestata la superiore intelligenza.
1- i voti dei 1000 superdotati si dividuono fra i 2 programmi allo stesso modo di quanto accade per i voti di tutti gli altri votanti.
La conseguenza di questo risultato è che il processo di voto democratico è del tutto indifferente all'intelligenza. Una politica in cui l'intelligenza sia ininfluente non è una forma efficiente di gestione della cosa pubblica.
2- i voti dei 1000 superdotati vanno tutti a favore di 1 dei 2 programmi di governo mentre tutti gli altri si dividono fra i 2 programmi o viceversa.
La conseguenza di questo risultato è che il processo di voto democratico non è del tutto indifferente all'intelligenza, bensì va addirittura contro il principio della scelta intelligente.
In ogni caso la democrazia, così come ogni progetto orientato a principi idealistici che eliminano ogni differenza e caratteristica individuale, sono espressione di metodo scientifico inefficiente e inefficace. L'unica fonte di razionalità risiede dunque entro i confini dell'individuo, escludendo tutte le forma di decisione/azione concertata sul piano della socialità. Non appena un secondo individuo con caratteristiche diverse (migliori o peggiori) interferisce nel processo decisionale di qualcuno, necessariamente diminuiscono efficacia ed efficienza.
Il teorema viene presentato per avere valenza generale e non si occupa di definire cos'è l'intelligenza o perché un "programma" sia migliore dell'altro.
Afferma semplicemente dati di fatto:
1- se sono diversi – con input X che dà output Y - uno dev'essere preferibile all'altro,
2- se esistono persone più intelligenti di altre allora si può pensare che esista un modo di isolarne 1000 dalla popolazione in esame.
In questo senso il teorema è logicamente inconfutabile.
Per avvicinare il mondo della teoria a quello della pratica, si restringa il campo di indagine dall'insieme "processi decisionali" a "processi decisionali inerenti la scelta di uno schieramento parlamentare che difenda il nostro interesse individuale".
L'uomo in questo caso non decide tenendo conto degli effetti sul mondo, ma degli effetti sul proprio futuro (portafoglio, tempo libero,...).
Domanda: Quali saranno i migliori effetti?
Risposta: Quelli che promettono, a me che voto, ricchezza/tempo libero/sesso a volontà...
Bene. ora prendiamo in esame due popolazioni. Una in cui la maggioranza della popolazione è consapevole che qualsiasi proposta mirante a migliorare il benessere collettivo provocherà un danno al proprio reddito netto (chiameremo questa popolazione con un nome di fantasia: "Svizzera"), e una in cui la maggioranza della popolazione e già tartassata al punto da ritenere che qualsiasi proposta mirante a migliorare il benessere collettivo provocherà un danno a qualcuno di non meglio precisato, ma non certo al votante che "non ha più niente da perdere" (chiameremo questa popolazione "Italia").
Il processo democratico allora assumerà le sembianze di una clava gigantesca con cui picchiare a morte chi ha qualcosa che non abbiamo per rubarglielo ed usarlo noi. Un referendum che proponesse alla popolazione "Italia" di tassare la popolazione "Svizzera" avrebbe un esito condizionato esclusivamente dal numero dei votanti nelle rispettive popolazioni. (Volendo malignamente associare i nomi inventati a stati realmente esistenti, si capirebbe un eventuale potenziamento dell'esercito svizzero ai posti di confine meridionali).
Tenendo conto di questi ragionamenti si addiviene alla conclusione che non solo i processi decisionali collettivi, e non individuali, o sono indifferenti all'intelligenza o vanno addirittura contro l'intelligenza, ma si capisce che i processi decisionali degli esseri umani sono governati non dalla ragione ma da istinti primordiali. La ragione è un mero strumento per nascondere la clava sotto un manto ideologico fatto di principi assolutistici come "bene", "giustizia", "uguaglianza",...
Secondo corollario al Teorema della democrazia: “Il processo democratico consente l'uso legale della clava.”
Importanti pensatori del passato predissero che, siccome la popolazione aumenta più del pil, la clava sarebbe finita in mano ad una maggioranza di poveri affamati. Altri invece predissero che, siccome per produrre è necessario che nessuno ci privi del sonno picchiandoci con una clava, la clava sarebbe finita in mano a quelli in grado di produrre ricchezza.
Ovviamente entrambi le correnti di pensiero sono sbagliate: la clava passa da una parte all'altra a seconda della fase congiunturale dell'economia mondiale. In fase recessiva aumenta la povertà e le mazzate se le beccano i "ricchi", in fasi espansive i poveri finiscono in minoranza.
Si tenga presente però che è sempre possibile convincere una persona di non essere abbastanza ricca, bella, sessualmente soddisfatta,... (la tecnica di persuasione si chiama "marketing" in economia, "propaganda" in politica).
Domanda: ma perché non usare il buon senso al posto dell’intelligenza nella scelta del programma da votare?
Risposta: Il buon senso non è una variabile razionale. Il buon senso mi dice che se vedo qualcuno affogare dovrei cercare di salvarlo, ma è statisticamente accertato che nella maggior parte dei casi chi si tuffa per salvare qualcuno che affoga finisce per affogare pure lui.
Per concludere ecco un esempio di dialogo fra politico (P) e cittadino (C).
Prima del voto:
P- Sei povero da far schifo. Vivi in un mondo di merda.
C- Mumble mumble (il rumore che fa il cittadino pensante, da non confondersi con quello di una mucca che rumina il bolo)
P- Vota per me: Il tuo vicino che ha la lavatrice programmabile via internet e tu no: col tuo voto gli prenderò dei soldi e te li darò perché anche tu possa avere la lavatrice collegabile via internet. Non solo, ti lascerò scegliere il colore dell’antenna!
C- Wow! Mi hai convinto.
Dopo il voto il politico (P) si trasforma in Governo (G):
G - Sei ricco da far schifo. Vivi nel lusso.
C- … (rumore del silenzio che si prova vendendo una macchia sulla lastra dei propri polmoni.)
G - Dammi i tuoi soldi. Mi servono per comprare i tuoi voti alla prossima campagna elettorale.
C- Ma i patti erano che…
G - Hai tre secondi per pagare, dopodiché ti sbatterò in prigione.
C- Wow! Mi hai convinto.
lunedì 16 febbraio 2009
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