L'alba del pianeta delle scimmie è un cosiddetto prequel, a un certo punto hanno deciso che al pubblico interessa sapere non solo cosa è successo dopo, ma anche prima. Dato che Superman a un certo punto stufa, fa sempre le stesse cose, o lo fai finire all'ospizio, o lo uccidi, o ci porti a vedere com'è nato, chi erano i suoi genitori, la sua infanzia, la sua adolescenza. Anche da dove salta fuori Terminator, in modo da creare un bel paradosso temporale che ci sta sempre bene, è stato creato da un pezzo di se stesso proveniente dal futuro, come scoprire di essere il nonno di se stessi. Si prende un prodotto di successo e lo si spreme fino all'ultima goccia, nell'attesa di nuovi consumatori disposti a sganciare bigliettoni per nuovi prodotti. Il pianeta delle scimmie è un libro francese del 1963, ne hanno tratto una saga in cinque film e due serie televisive negli anni '60 e '70, un remake nel 2001 e un prequel quest'anno. Il pianeta delle scimmie è un prodotto dickiano per molti versi, dall'estremizzazione di piccole distorsioni che modellano universi paralleli alla creazione di realtà illusorie nelle quali si dibatte il cercatore, il visionario, l'illuminato, il risvegliato, l'eroe postmoderno.
Il pianeta delle scimmie sfrutta il tema del ribaltamento, se tu fossi nei panni di, il contratto sociale che sta alla base della convivenza pacifica, che sia inteso come prezzo pagato per la polizza di assicurazione per evitare conflitti e garantire la pace, o che sia inteso come espressione di giustizia e uguaglianza, ad ogni modo chiunque non vorrebbe essere uomo in un pianeta di scimmie. Il rischio è che si cominci a pensare che la superiorità dell'uomo sugli animali, e in particolare sulle scimmie, sia in discussione, che tutto sia relativo e dipenda dal punto di vista, che si debbano riconoscere qui e ora i diritti delle scimmie in modo che nel futuro o sul pianeta delle scimmie ci prendano ad esempio e riconoscano i diritti degli umani. Il pianeta delle scimmie è un prodotto culturale emblematico dell'occidente industrializzato e progressista anche quando insegna alle scimmie, sul pianeta delle scimmie, a fare la rivoluzione e ribellarsi al governo dittatoriale e totalitario delle scimmie che odiano gli uomini. Se ci fosse dell'ironia deliberata ti verrebbe da pensare che l'autore ha scritto un libro scimmiesco per appagare l'intelletto di uomini-scimmia e che davvero la specie umana non è così lontana dalla scimmia che fu quando iniziò a evolversi.
Per capire cos'era il dibattito pubblico nella società occidentale degli anni '60 si guardi il film originale. Per capire come si sono ridimensionate le tematiche, passando da epocali a stagionali, da collante per masse rivoluzionarie in cammino verso il futuro a sogno allucinogeno di ingenui benestanti, si guardi il remake girato 40 anni dopo. Per capire il ritorno alla realtà, lento e detestato, che si è avviato con la crisi economica e la paziente ma inesorabile nuova interpretazione del mondo portata avanti da economisti, ecologisti, ingegneri, filosofi, intere generazioni, quelle dei '70, degli '80, dei '90, bollate in toto come sfaticate cassandre, rovinati dalla tv commerciale, vittime del mercato e delle multinazionali, fregate dalla globalizzazione. Mentre da noi i sessantottardi sono ancora qui e comandano, dirigono, scrivono sui giornali, anno a parlare in tv, il pianeta dei vecchi rimbambiti e dei loro figli e nipoti sciocchi e inebetiti, in altre zone del mondo è in atto una lotta sottotono, anti-rivoluzionaria, nostalgica e allo stesso tempo impegnata a salvare il salvabile, a riprogettare cercando una nuova via al benessere che non si basi su risorse che sono scarse e non rinnovabili. Questa nuova generazione è anch'essa ignorata, ostacolata, silenziata per motivi di realpolititk, come nei tre giorni del condor, quando alla fine spiega che la gente abituata ad avere tutto non vuole sentire grandi ragionamenti sul come quando perché, vuole un governo che provveda a risolvere il problema, e quando il problema è irrisolvibile si tratta solo di posticipare fin che si riesce, poi ognuno per sé, si salvi chi può.
L'alba del pianeta delle scimmie è un altro dei film che dimostrano la fine del dominio secolare della cultura che ha avuto il suo apice negli anni '60. Finalmente, la gente che abita nel mondo occidentale, anche la gente scimmiesca che ragiona con l'ipotalamo, sente come una puzza terribile e non riesce a capire da dove viene né perché, sente l'odore di malattia e morte di una corrente culturale agli sgoccioli, sente il periodo di caos che sta per arrivare come sempre arriva quando una cultura si decide a schiattare e venire seppellita da una nuova cultura finalmente pronta e abbastanza forte da scavare la fossa e celebrare il funerale del capodanno, dove muore il vecchio perché è nato il nuovo. In psicologia si chiama uccidere i propri genitori, nel senso di uscire dall'ombra di chi ci precede. E per farlo ci tocca usare un prequel. Cosa c'è di più adatto che il prequel del pianeta delle scimmie per dire a padri e nonni avete sbagliato, pensavate di aver capito tutto e invece non avevate capito niente. L'alba del pianeta delle scimmie racconta una storia diversa da quella che vogliamo sentirci dire, dalla versione classica. L'alba del pianeta delle scimmie è un NO, un basta a lettere cubitali gridato in faccia ai testimoni del passato, con le loro patetiche visioni del mondo che le vegliarde élite si intestardiscono a convalidare, finanziando e combattendo e parteggiando nella speranza di una rinascita della fenice, una ripetizione della storia, un remake dopo l'altro, a colpi di sequel. Il pianeta delle scimmie non poteva rendere angosciante la storiella educativa e propagandistica quanto ha fatto il prequel, 50 anni dopo, nel 2010, epoca dove l'ex futuro luminoso s'è fatto parecchio scuro, dove l'uomo è in grado di realizzare gli antichi sogni più azzardati, e con essi i relativi incubi. L'alba del pianeta delle scimmie parla di una presa di coscienza che va al di là delle tematiche animaliste e della critica al potere costituito, ci dice che per vedere un mondo nuovo servono occhi nuovi e che se non li hai non c'è scienza o medicina in grado di fornirteli.
Poi c'è la morte del padre, la storia d'amore, il carceriere stupido e quello cattivo e quello avido, c'è tutto il repertorio holliwood/disney che copre e disturba il messaggio, proprio come nella realtà il rumore dei media copre e disinnesca quello che infastidisce il pubblico, non lo rassicura, non lo fa ridere, non gli provoca emozioni e sentimenti utili al mantenimento dello status quo. C'è la vendetta, c'è l'incomprensione, c'è la menzogna, il ricatto, la minaccia, la paura, la violenza, la scena col cavallo che corre fori dalla nebbia, il sacrificio del gorilla, la gratitudine, la lotta per guadagnarsi il rispetto, il contagio che diverrà pandemia nell'eventuale prossimo episodio. Insomma il solito film che ti promette i tuoi soldi son spesi bene non te ne pentirai, prendi una confezione maxi di coca cola e pop corn perché questo film è adrenalina per lui e commozione per lei, spettacolo assicurato, porta anche i tuoi bambini, i bambini adorano gli animali. Tanto che in molti si sono lamentati che non c'è abbastanza fantascienza, dove sono i robot, dove sono gli alieni, perché le scimmie non fanno mai del ridicolissimo o scandalosissimo sesso, dove sono gli arti che volano e le teste che esplodono? E me lo chiamate fantascienza?
martedì 11 ottobre 2011
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