Quando c'hai un figlio prendi un sacco di botte. Non so tu ma io ho preso capocciate sotto il mento, dita negli occhi, calci in faccia, ginocchiate fra le gambe, i cosiddetti morsi dell'asino, quando con tutta la mano ti stringe la carne dell'interno coscia, fa un male pazzesco. Non lo fa apposta, non vuole picchiarti, e se fai una smorfia di dolore o gridi ahia! si spaventa e si mette a piangere così sei tu a sentirti in colpa per non aver subito il dolore in silenzio. Come quando si appoggia con tutto il peso concentrato sul gomito e il gomito è sulla tua gamba o sul tuo braccio o sul tuo collo son torture che probabilmente usano tuttora per fiaccare prigionieri reticenti. E se lo sposto mi sgrida: “Ehi, non sono fatto di gomma!”
Da qualche giorno ha scoperto che se chiede 'perché' può ottenere ogni volta frasi nuove come risposta. Ne approfitto per insegnargli parole che mi fanno ridere dette da lui. Raccapriccio, ad esempio. Incartapecorito. Esorbitante.
“Perché la primavera è in ritardo?”
“È recalcitrante”
“Perché è recacciante?”
“Dipende dal ciclo degli equinozi.”
“Perché dipende dall'echinozo?”
“Vedi? La pioggia, fa freddo e piove, la pioggia vuol dire tanto.”
“Perché la pioggia dice tanto?”
“Eh, non lo senti il rumore sul tettuccio? Quasi non ce la fanno i tergi.”
“Papa, attento, una curva a gomito!”
“È una rotonda, vedi curve ovunque tu.”
“Perché è una rotonda.”
“Perché non è quadrata.”
“Perché non è una quadrata?”
“Il motivo mi sembra evidente.”
“Perché il motivo è evidente?”
“È lapalissiano, la forma che ha, a volte mi chiedo se ti lascio usare troppo il computer, forse ti fa male.”
“Frena! Di qua, gira a destra!”
“A destra è senso unico, l'asilo è dritto e poi a destra, più avanti.”
“Devo controllare la strada, dov'è la mia mappa?”
“È una mappa elettronica, che è mia, ed è sul netbook, che è mio. È tutto mio, è tutto di papa, basta con questa menata che quello che tocchi diventa tuo.”
“Perché è tutto di papa?”
“È la regola.”
“Perché è la regola?”
“Il mondo è ingiusto e tu vivi nella dittatura di papa.”
“Va bene, va bene, ma tu sei un po' felice, papa?”
“Abbastanza.”
“Ti manco?”
“No, sei qua con me, come fai a mancarmi se sei qua?”
“Non lo so. Tu mi manchi papa.”
“Anche quando ci sono?”
“Abbastanza.”
venerdì 19 febbraio 2010
Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (22 di N)
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