Quando c'hai un figlio vorresti sapere cosa succede all'asilo e invece è un mistero. Non so gli altri bambini ma il mio quando gli chiedo cosa ha fatto mi risponde sempre non lo so. E io non insisto, è la mia risposta preferita, quella che se potessi darei sempre, a qualsiasi domanda. Quando mi risponde non lo so sono perfino contento, sei tutto tuo padre mi viene da pensare. Il problema rimane: non so cosa succede all'asilo. Non che stia nutrendo una fissazione, una curiosità malsana, cosa vuoi che facciano all'asilo, giocheranno, faranno le tipiche cose da asilo. Ma quando leggi di maestre che picchiano i bimbi, di gite nella casa del produttore televisivo per girare filmini porno da vendere ai pedofili, insomma, la voglia di installare una webcam all'asilo per controllare la situazione ti viene. Poi ti passa, ci ridi sopra, ti dai del paranoico, però ogni tanto la voglia di trovare una scusa per irrompere a un'ora qualsiasi e scoprire cosa sta succedendo ti viene.
Cose che ho scoperto succedere all'asilo: usano i colori perché ho trovato macchie di colore sulle mani e sul grembiule, attività fisica perché si sporca i vestiti e i capelli diventano della consistenza al tatto di chi ha sudato, studiano inglese perché mi ha detto che ha conosciuto mister crocodail e diceva uats ior neim al cornavelasauro, il dinofroz che cambia colore, mangiano e bevono perché ho identificato macchie di sugo. So cose che mi ha detto la maestra: all'asilo va in bagno da solo mentre a casa no, mi sveglia urlando in piena notte per aiutarlo a rimettersi i pantaloni del pigiama, c'è stata una specie di rissa che ha spaventato la maestra, in quattro hanno giocato alla rievocazione storica di non so quale battaglia dei bakugan o di ben ten e la maestra ha detto che volavano gambe e braccia, calci e pugni, son finiti tutti in castigo ma non si è fatto male nessuno. Ho sgridato Elia, gli ho detto che non si gioca a pugni e nel caso si chiama boxe e ci sono delle regole, delle protezioni per mani e viso. La maestra, da come mi ha guardato, non apprezza il 'nobile sport'.
Oggi c'è una festa all'asilo, la castagnata, ribattezzata festa dell'accoglienza. Accogliere chi, non saprei, credo sia un generico invito all'altruismo, alla bontà, ai valori etici e morali. Che a me le castagne non fanno impazzire, fra l'altro. I bambini indosseranno una maglietta bianca decorata con le impronte colorate delle loro manine, e questa invece è una cosa che mi piace. Se non corressi il rischio di venire definito eccentrico, se non fuori di testa, me ne andrei anch'io in giro con una maglietta così. Pensa a star trek, che indossano tutti la stessa tutina, se tutti andassimo in giro con una maglietta piena di manate autoprodotte, sarebbe fantastico. So che fanno anche musica all'asilo perché Elia ha voluto una tromba giocattolo e la usa per farmi spaventare, mi arriva di soppiatto alle spalle e me la suona direttamente nel padiglione auricolare. Devo trovare il modo di farlo smettere o diventerò sordo, sempre che non mi venga un infarto prima.
Quando c'hai un figlio capita che un giorno incontrate una sua amichetta e lei punta il dito verso tuo figlio gridando a sua mamma “Elia! È lui che voglio che venga a giocare a casa mia!” Ho guardato la mamma della bimba, lei ha guardato me, entrambi abbiamo insaccato la testa fra le spalle come due tartarughe spaventate. Lei ha detto abbiamo una casa piccola, io ho detto abbiamo ancora le lampadine appese a un filo. In seguito ci ripensi e ti senti colpito nell'orgoglio, pensi va bene, io non mi fiderei a lasciarle mio figlio, ma perché lei non si dovrebbe fidare di lasciarmi sua figlia? Allora ho detto invita sia la tua amica che la sua mamma, e quando ho pensato ai rispettivi consorti esclusi dalla lista degli invitati ormai avevo parlato. Per fortuna la faccenda non si è sviluppata e non sono nate prevedibili complicazioni. D'altronde all'asilo sono tutte donne, sono tutte mamme, fanno combutta tra di loro, fanno capannello, se c'hai un figlio e sei maschio devi rassegnarti a venire isolato dal branco del gentil sesso. Stattene buono e zitto, ogni tuo tentativo di integrazione con il popolo delle mamme potrebbe venire frainteso, parla solo con gli altri pochi maschi che non sono nonni e non si vergognano di essere lì, parla come se ti avessero obbligato a farlo, che se fosse per te saresti a far cose virili da maschi veri che, com'è noto, non si occupano della prole se possono evitarlo. Non siamo mica in Svezia qui, ma quale parità e parità, uomini mammo, ah ah ah!
venerdì 15 ottobre 2010
Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (30 di N)
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