Ieri sera ho visto un film sulle mucche, o meglio un film sulle mucche è ciò che ha visto la parte di me che si identifica immancabilmente con i personaggi autistici. Per essere precisi affetti da sindrome di Asperger, una forma lieve di autismo che, a differenza delle forme gravi, permette una vita normale, se per normale si accetta il considerare marziani tutti quelli che ci circondano. Sì, per gente come Temple Grandin sono tutti gli altri a non essere normali, e mi stupisco della prontezza e convinzione con le quali sarei disposto a darle ragione. Non si tratta di autismo alla Rain Man, dove è non solo consigliabile ma necessario il ricorso a un istituto che eroghi servizi alla persona adeguati alle problematiche di malattie che impediscono l'autosufficienza.
Sono numerosi i film, i libri, addirittura serie comiche televisive come The Big Bang, con quelle fastidiose risate fasulle in sottofondo che ricordano i Jefferson, a utilizzare le caratteristiche dell'autismo, nello specifico l'autismo lieve dell'Asperger, per stupire un pubblico di 'normali' che non solo trova difficile comprendere come ci si senta ma trova anche parecchio buffa la situazione di chi è invece affetto da questa, come chiamarla?, patologia?, è davvero una patologia l'insieme delle caratteristiche che da una parte esprimono limitazioni nel campo delle capacità di relazionarsi su un terreno emotivo e sentimentale, dall'altro rappresentano però l'utilizzo di capacità intellettive specifiche immensamente superiori alla media.
Addirittura comincia a farsi spazio l'idea che la sindrome di Aspergen sia ciò che caratterizza persone che sono state in grado di perseguire obiettivi con una costanza, una dedizione e una pervicacia rese possibili solo dal ricorso a condizioni patologiche legate all'autismo. Se uno ha successo si ipotizza abbia l'Asperger e ne abbia tratto vantaggio a sapito degli sfortunati concorrenti, se fallisce di sicuro non ce l'ha ed è un semplice malato mentale da compatire, ecco più o meno il criterio 'scientifico'. Non si capisce se persone come Temple Grandin sono autistici che si avvicinano alla normalità o persone normali che indulgono nell'autismo così come si cade in una psicosi. Siccome non sanno come venirne fuori, gli psicologi si aggrappano al solito Freud e tirano in ballo carenze affettive materne in episodi infantili. Spesso vorrei che Freud fosse vivo per scrivergli una lettera di insulti.
Temple Grandin, per esempio, teme le porte e il contatto fisico. Basta questo a fare di lei un'autistica mancata? Manie, fobie, ossessioni, fastidio al contatto fisico, tutto ciò diventa patologia quando scatena reazioni isteriche o ansia incontrollabile. Personalmente odio gli ascensori ma li uso, provando tutta una serie di impressioni spiacevoli ma li uso. Stringere una mano per me vuol dire trasferire sulle rispettive dita chissà quali batteri potenzialmente letali ma se devo stringere la mano di uno sconosciuto la stringo e sorrido nel farlo anche se mi fa un po' schifo. Quanti gradi separano un 'normale' da un autistico? Se tutti fossimo come Temple Grandin cosa penseremmo di chi sente il bisogno di contatto fisico al punto da star male e sembra del tutto incapace di fare cose che per gli autistici sono normali attività quotidiane?
Il lavoro svolto da Temple Grandin con le mucche non ha significato e importanza solo per il fatto che ha migliorato la qualità della vita di animali destinati al macello. Non è impressionante solo perché ha dimostrato che una gestione efficiente del processo produttivo, e quindi una migliore struttura dei costi, passa anche attraverso modelli atipici di osservazione laterale attuabili solo mediante le, se non superiori, certo diverse capacità, non solo in termini analitici, di una 'mente autistica'. L'esempio di Temple Grandin racconta qualcosa di più fondamentale, spiega con i fatti che forse è sbagliato giudicare una persona normale o anormale in base al suo grado di autismo, partendo dal presupposto che normale sia chi abita l'estremo della completa mancanza di sintomi autistici. Piuttosto normale è chi sta da qualche parte nel mezzo, e se un autistico è malato, allora lo è anche chi non lo è affatto. Come chiamiamo la malattia che sta all'opposto dell'autismo?
giovedì 28 ottobre 2010
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