giovedì 29 settembre 2011

Elenco n.1

Oggetto: riproduzioni di fate colte in espressioni emotive da fumetto giapponese, menti plagiate in efebi corpi, eroticamente colpevoli per natura di angelo volgare e favola schietta, l'amorale privo di peso che insegue scopi goderecci senza che si sporchino le delicate ali in vera farfalla. Oggetto: folletti manipolati e bugiardi che ringraziano per la serratura e per la teca di cristallo, illuminata con gusto scenico mediante faretti dai colori delicati, una bella e confortevole prigione. Oggetto: gnomi scolpiti a mano in scala uno a uno, fatti di una speciale gomma plastificata la cui ricetta deve restare segreta, ognuno dipinto rigorosamente a mano con pennelli in pelo di martora, ognuno in grado di emettere litanie incomprensibili usando il selezionato di ben sette differenti idiomi. Oggetto: fate che annusano un fiore, se ne stanno demoralizzate col mento poggiato sulle ginocchia, in punta di piedi si tendono a cogliere frutti di nuvola. Oggetto: gnomi con vistose sopracciglia e scarpe flosce, intenti a esprimere rancore e malcontento. Oggetto: folletti vestiti di erba gongolano accanto a insetti bardati e sellati, pronti da cavalcare, con l'aria stolida del ruminante, del drogato, del mistico.

Negozi che mettono e tolgono cartelli scritti a pennarello, che appassiscono e chiudono per fare posto al nuovo, che espongono chupa-chupa gonfiabili fra le gambe di adolescenti manichini di velluto nero, occhiali di gelatina polimerica in tanti colori aggressivi, gigantografie di prodotti per l'estetica in grado di ridarti l'età che vuoi avere. Negozi che invitano a entrare nel magico mondo della ricerca scientifica, di una realtà migliore a portata di mano, nella bocca di modelle asfittiche con gli occhi acquosi e le costole sporgenti di chi troverebbe appetitoso il tuo cadavere. Mi sembra che oggi indossino tutti uguali felpe col cappuccio e occhiali scuri, con sigarette esplosive in mano, in bocca, dietro le orecchie, sigarette intrecciate nei capelli e sigarette nelle scarpe, dove certi bambini ci nascondono i soldi per la merendina che spenderanno in figurine. Mi sembra che tutti si guardino alle spalle e che gli operai nella buca stradale siano particolarmente infastiditi dai suoni del sottofondo a motore che oggi è fatto di rumori subdoli e odori insidiosi. Sul web ho trovato un sito che vende occhi artificiali, arti meccanici, menti computerizzate, e gente che si picchia, che si uccide, che si tira addosso parole gridate per fare del male agli altri e a se stessi, nell'eccitante martirio del diventare famosi in una videoregistrazione.

Oggetto: ragazza con immancabili occhiali scuri nell'aria fresca delle otto del mattino smette di incedere sul marciapiede e si ingobbisce per accendere una lunga sigaretta bianca utilizzando un luccicoso accendino bianco. Oggetto: due bambini sbilanciati dallo zaino discutono di esperienze videoludiche criticando le specifiche tecniche di un modello di televisore dannatamente obsoleto. Oggetto: uomo molto alto e molto magro attraversa la strada con braccia a pendolo e passo calibrato, come uccello palustre che resiste all'impulso di migrare, guarda fisso davanti a sé. Oggetto: profumo di pane, al latte, con olive, integrale, ciabatta, filone, banana, all'olio, pagnotta, focaccia, michetta, saraceno, tagliata, di segale, casereccio, taralli, azzimo, treccia, rosetta, zoccoletti, tartarughe, grissini. Oggetto: biciclette pitturate a bomboletta per rovinarle, deprezzarle, renderle indesiderabili ai ladri; biciclette con freni a bacchetta e sellino molleggiato, graziosi cesti di vimini con fiori di plastica e fil di ferro da bomboniera, ruote inglesi bordate di chiaro; biciclette arrugginite, il pedale che rintocca sul paracatena a ogni giro, lo sporco su raggi e pignoni, ruggine su cromature saltate, fanali sbudellati, parafanghi cariati, copertoni lisci e screpolati.

L'uomo che mi rispose male, tanto tempo fa, ha i capelli sempre più grigi, la bocca tesa, lo sguardo desolato, oggi mi ha salutato, mi ha sorriso. L'uomo che mi ha sempre guardato male perché non mi interessa quello che racconta nel megafono, in piazza, per raccogliere firme e diffondere il verbo e la novella, convertire a colpi di evidenze ideologiche, la posizione da tenere, per chi e cosa tifare nell'ennesima polemica. L'uomo che quella volta per farlo contento gli dissi mi piacerebbe che ci fosse una fontanella e delle panchine in questa piazza e lui disse sì, anche vespasiani, che poi li facciamo pulire al sindaco, e rise tanto di me, invitando i suoi compagni a fare lo stesso. L'uomo che da allora lo incontro nei negozi, lo incrocio per strada, so anche dove abita, lui non saluta me e io non saluto lui, oggi mi ha sorriso, mi ha fatto un cenno, e io l'ho guardato come chi sente suonare il telefono ma non risponde. Crudele, tanto spietato da bamboleggiare in seguito, braccato da mute di sensi da mastini di colpa, come si danza per risollevarsi dopo una caduta, per dare poca importanza a ciò che succede, a ciò che va fatto, alla mancanza di scappatoie. 


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