Scusate se oggi sarò più polemico del solito, l'autunno
non è facile per nessuno stiamo come foglie la stanchezza accumulata
qualcuno pensa già al Natale. Quando
c'hai un figlio magari pensi di fare il genitore, di esercitare la
potestà, di fare le scelte che ritieni più opportune per il bene di
tuo figlio, ma non è così. Ormai fare il genitore sta diventando
una professione, devi conoscere migliaia di leggi e regolamenti. Non
mi riferisco a obblighi di sicurezza, caschi e cinture e seggiolini,
e neanche ai consigli dei vari guru dello sviluppo
intelletto-psico-emotivo, spaziando da spock a montessori, finendo
sull'articolo della scuola nordica dove i bambini vengono appellati
con aggettivi sessualmente neutri (scusate se mi permetto di
esprimere un'opinione politicamente scorretta ma secondo me i nordici
ci dev'essere qualcosa nel cibo o nel clima, forse tra legname e
petrolio e pesca sono troppo benestanti, ma l'impressione di essere
un po' idioti me la danno): ehi tu, individuo/a di genere
indefinito/a, vuoi giocare con il/la bambola/o o con le/gli
costruzioni? Si metta a verbale che non ho compromesso lo svelarsi
naturale della futura identità sessuale. Son tutti matti, il genere
umano è composto al 64% di matti, e mi ci metto anch'io, al 86% di stupidi, e mi ci metto anch'io, e al 27% di
stupidi matti che credono alle statistiche e
all'oroscopo, no, stavolta non mi ci metto.
Oggi
come oggi un bambino non lo puoi nemmeno mettere nel carrello della
spesa. No, non nel senso che lui non ci vuole stare e tu lo obblighi
con la forza, lo imbavagli e ce lo incateni col lucchetto, ma nel
senso che arriva un tizio a dirti che non puoi farlo. Ho visto
bambini abbandonati a loro stessi rischiare l'osso del collo in
ambienti selvatici e violenti dove gli adulti sono una mera presenza
scenica. Senza parlare dei trogloditi che sono abituati a vivere in
società dove è normale tagliare le mani e lapidare, genitori di
bambini che fingiamo non siano un nostro problema. Però si diventa
paladini del buono e del giusto se c'è da piantare una rogna per un
bambino nel carrello o qualche altra piccola fesseria da cittadino
modello in vena d'ipocrisia, di superbia civilista, di esemplarità
illuminista. Per tornare all'esempio: se lo metti nel carrello della
spesa nel parcheggio va bene, nel parcheggio sei libero di lanciare
tuo figlio a canestro nel bidone dei rifiuti e nessuno ti dice
niente. Però quando superi la soglia del supermercato con tuo figlio
dentro al carrello diventi un padre snaturato e un delinquente. Se
entri col burka non ti notano nemmeno, ma un bambino nel carrello è
come gridare sono colpevole e merito una punizione. È una storia
vera, mi è capitata all'ipercoop. E mi è capitata più di una
volta.
Mi
dice sono stanco di camminare, papa, voglio sedermi nel carrello. Va
bene, così non devo tenerti d'occhio che ti perdi in mezzo al
casino, non devo tenerti per mano e trascinarti via quando vedi un
prodotto che attira la tua attenzione, non ti metti a tirarmi il
carrello a destra e sinistra, a frenarlo obbligandomi a fare il
doppio della fatica, non pretendi di spingerlo tu che sei grande, che
sei capace. Ti siedi dentro e siamo tutti più sereni e felici.
Grazie o inventore dei carrelli, non ne rubo uno da usare a casa solo
perché temo di essere ripreso dalle telecamere di sorveglianza
mentre lo ficco nel baule e scappo. Ma è una delle molte cose che mi
riprometto di fare prima di morire. Entro e sento una voce che grida
'Mi scusi!', 'Mi scusi!', come ci si scusa con chi ci sta sporcando
di fango il pavimento appena lucidato. È un dipendente
dell'ipercoop, un addetto al terrorismo involontario e, nello
specifico, al carrellaggio illegale dei minori. Si sa che nulla
scatena il panico nelle folle più di un bambino che si lancia da un
carrello imitando il segnale d'allarme della scimmia urlatrice. Non
puoi mai sapere le conseguenze di un bambino che decida di
approfittare del carrello. Se esplodesse?
Se
uno entra con le infradito e la canottiera retata del pivot e si
dirige al reparto alcolici va bene, ma se un padre osa anche solo
guardarti negli occhi è come se ti sfidasse, una persona dotata di un
potere anche minuscolo non si lascia sfuggire l'occasione di
esercitarlo. Perché un padre è un essere debole, remissivo,
accomodante, nessun padre sano di mente mette a repentaglio non solo
la propria ma anche la sicurezza dei propri figli per reagire a un
sopruso o a una ingiustizia. Quando c'hai un figlio diventi un
bersaglio facile, le iene e gli avvoltoi vedono che sei vecchio, che
zoppichi leggermente, che sei stanco, che in fondo quello che
desideri è un predatore caritatevole che ti sollevi definitivamente
dalle tue responsabilità. È anche vero che i padri possono essere
molto pericolosi se minacci direttamente la prole, ma se minacci
direttamente i padri vedrai che si lasciano anche prendere a calci
senza fiatare pur di non danneggiare i figli nemmeno dando loro un
cattivo esempio. Vedi, figliolo, conviene sempre porgere l'altra
guancia, scendere a compromessi, non andare a ficcarsi nei guai, e
tutti questi saggi consigli paterni che troppo spesso vengono capiti
dai figli quando ormai si trovano in carcere o all'ospedale.
Il
dipendente dell'ipercoop abbandona la sua postazione, dove imbusta
merce comprata all'esterno del supermercato nell'attesa di cogliere
un genitore sul fatto. Sembra molto compiaciuto, ha il tipico
atteggiamento degli ufficiali incorruttibili che mi dispiace
cittadino non ce l'ho con lei, lo so che lei prende la multa perché
andava a 56 orari e mentre stiamo parlando le macchine passano a 80
(avete presente il ghigno beffardo che mettono sulla faccia a questo
punto, quello che vi spinge a guardare la pistola nella fondina e
fare brutti pensieri?), ma sto solo facendo il mio dovere, è stato
sfortunato, era anche senza cintura, come no, la sua parola contro la
mia, faccia ricorso. Il dipendente dell'ipercoop mi dice che non
posso tenere il bambino nel carrello. Rispondo mi faccia la
contravvenzione (ma chi sei? la uso per accendere la stufa). Da
quand'è che sono obbligato a fare tutto quello che mi dice il
supermercato? Gli dico lo tolga lei dal carrello (toccalo con un dito
e ti risvegli in terapia intensiva). Lui a dire sono le regole, a
stupirsi del mio rifiuto a considerare legge il regolamento. Gli dico
il regolamento del supermercato non ha forza di legge, per il momento
non vivo ancora nella repubblica dell'ipercoop. Gli dico mi butti
fuori, chiami i carabinieri, e lui a guardarmi come se non capisse il
trucco, come se gli stessi facendo un dispetto, incapace di
comprendere la sua totale mancanza di potere come soldatino
dell'ipercoop.
Cari
visir della distribuzione, generali del commercio al dettaglio,
magnati delle promozioni, califfi della tessera socio e del premio
fedeltà, potete mettere un cartello dove dite che non siete
responsabili, come quello nei parcheggi per oggetti di valore
lasciati in macchina, ma non potete legiferare né sostituirvi alle
forze dell'ordine. Il supermercato è disciplinato come esercizio
aperto al pubblico. O qualcosa è illegale, e allora fate il 113,
oppure è legale, in tal caso la rischiate voi una denuncia se
cercate di obbligare la gente a fare quello che ordinate voi solo
perché lo decidete voi. Comunque alla fine avete vinto voi, non lo
metto più nel carrello, per evitare l'ennesimo stress. È così che
funziona: pur di evitare noie uno finisce per adeguarsi, cedere,
arrendersi, spostarsi. Succede nel traffico, succede in piazza,
succede negli uffici e nelle fabbriche, succede in vacanza, o diventi
un piantagrane che si arrabbia e finisce dalla parte del torto,
oppure pieghi la testa e mandi giù il rospo, oppure diventi anche tu
un furbetto che cerca di stare a galla mandando sott'acqua gli altri.
Tiri fuori il bambino dal carrello per superare i controlli e voltato
l'angolo ce lo rimetti. La particolarità di quando c'hai un figlio è
che non riesci mai a capire del tutto se gli stai dando l'esempio
giusto, se da grande dirà che non avevi sufficiente autostima neanche per
farti rispettare dagli impiegati del supermercato o che eri così soddisfatto e sicuro di te stesso al punto da non dare
minima importanza alle seccature causate dalla piccineria di chi esercita minuscoli poteri.
(Opera di Interesni Kazki)
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