Un attimo prima stava gridando nel microfono, un attimo dopo era sdraiato in mezzo al palco.
“Si è accasciato, si è accasciato!”, esclama il commentatore della diretta.
La regia manda il replay e si vede Benny che alza le braccia al cielo invocando aiuto e, nella lentezza di fotogrammi rallentati, afferra la testa del postulante e la scuote, la faccia di Benny e quella del postulante entrambe intense, i denti esposti in un ghigno, e Benny urla “Fuori!”, “Esci da questo corpo!”, e la voce rallentata sembra provenire da un luogo a parte, dove ogni cosa è semiliquida.
Quando torna la diretta il corpo di Benny non c'è più, portato dietro le quinte forse, ma le luci stroboscopiche sono ancora in funzione, la musica di organo e campane impazza ancora a tutto volume ma il pubblico non alza più le mani nella hola, gli striscioni sono spariti, la telecamera zooma su una donna che si tira i capelli, in ginocchio, in lacrime, il suo urlo non si sente.
Sul megaschermo parte la solita pubblicità documentario in cui Benny reinterpreta la salita dei teschi, con gli effetti speciali delle ali biomeccaniche e l'aureola che si muove come una moneta che non riesce a fermarsi sul tavolo e tutto quanto il resto a cui siamo abituati, compreso il lanciafiamme. Quando Benny incontra l'infedele che gli corre incontro a pugni chiusi sputando bestemmie e Benny si mette gli occhialoni e traccia un segno della croce nell'aria prima di far roteare l'incensorio attorno alla testa e scagliarlo a mo' di bolas contro l'infedele, a quel punto, proprio nel fermo immagine dove l'infedele viene colpito in piena fronte, la folla esplode in un alleluia collettivo.
“Allelluia!”, grida il commentatore, che per lo shock non aveva più parlato.
Sugli altri canali tutte le trasmissioni sono state interrotte per uno speciale su Benny, alcuni lo danno per morto, altri parlano di una trovata dello sponsor, altri ancora dicono che non morirà mai, che non c'è motivo di farsi prendere dal panico. Intanto sul palco è uscito un portavoce, cerca di azzittire tutti muovendo le mani come se chiedesse di abbassare il volume. Se ne sta lì in piedi per un po', fissandosi le scarpe, poi guarda un punto lontano come se stesse ricevendo un messaggio da una zona molto profonda del suo essere, infine alza il pollice e dice “Benny è vivo!” e si mette a ballare una danza scatenata e tutte le luci si spostano rapidamente spazzando il palco, alla ricerca di Benny.
“Vivo!” il commentatore ha la voce rauca, tossisce, tira su col naso.
Ed eccolo uscire da una botola nel pavimento, circondato da fumo azzurro, la vesti bianche che svolazzano nel vento artificiale.
“Eccolo, lo vedo!”
Se ne sta aggrappato al suo lungo bastone ricurvo e sembra affaticato, la testa china, le ginocchia piegate. Qualcuno nel pubblico inizia a intonare Benny-Benny-Benny e subito tutti lo imitano. Benny si porta una mano all'orecchio, come se ancora facesse fatica a sentirli, il ruggito della folla cresce al punto che le impalcature iniziano a vibrare, sembra il preludio di un terremoto. Benny annuisce, ora vi sento, e fa un cenno al portavoce che nel frattempo è andato a recuperare qualcosa e glielo porge con enfasi. Benny afferra il lanciafiamme e spara una lunga vampa semicircolare in direzione del pubblico.
“Trema, infedele”, il commentatore non ci mette rabbia, solo una specie di compassione spietata, la voce di chi cerca di dirti con tatto che hai i giorni contanti.
Una parte del megaschermo ora mostra i commenti sul sito web di chi segue la funzione collegandosi in streaming, dall'altra parte c'è il trailer del videogioco in cui si può entrare nei panni di Benny e combattere per la salvezza della propria anima. In sovrimpressione il numero in costante aumento dei fedeli, azzurro, e quello in diminuzione degli infedeli, rosso.
Benny giunge le mani e dice “Preghiamo.”
Gli spettatori si abbracciano, si baciano, un bambino è riuscito chissà come a salire sul palco, avrà due o tre anni per come cammina, si dirige barcollando verso Benny che quando lo vede sembra gonfiarsi, sembra assistere a un miracolo, osserva pieno di meraviglia il bambino che si avvicina e inizia a piangere.
“Che momento magico”, bisbiglia il commentatore, “Non ce la faccio a continuare, scusate”, si sente il rumore del microfono che viene spento.
Benny aspetta che il bambino lo raggiunga e lo prende in braccio, lo stringe a sé, il volto bagnato di lacrime, lo bacia sulla testa, lo gira verso il pubblico e lo tiene sospeso. La madre non viene più trattenuta dallo staff e corre verso il figlio, lo strappa dalle mani di Benny e punta il dito indice sul bambino, iniziando a sgridarlo. Benny le mette una mano sulla spalla e scuote la testa, sorridendo.
Le luci si smorzano e parte una musica dolce, sul megaschermo ora lampeggiano solo le parole “Death is not the end”.
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