A un certo punto sono seduto in questo aereo che però non vola ma viene tirato su tramite un cavo come un'ovovia. Non c'è il sole, si vede una timida nebbiolina sul verde dei prati quando la voce dalla hostess dice "Se guardate dagli oblò di sinistra potete vedere Jerry Scotti vicino a una vasca di marmo rosa". Tutti si girano, sbircio fra le teste ed effettivamente lo vedo. E' in piedi, davanti a un abbeveratoio che, come ha detto la hostess, deve essere di marmo. Ha una parrucca di capelli grigi sparati all'infuori e mostra la lingua, come la famosa foto di Einstein, ma è proprio Gerry Scotti. Fa andare la mano aperta in un saluto e mi sembra tutto finto, sembra un saluto meccanico. Ciononostante ricambio il saluto e smetto solo quando mi accorgo di essere l'unico a farlo. Mi alzo e vado via, non sopporto più la vista di Gerry, mi mette angoscia, così vado al bar. Sì, è un sogno, c'è un bar su questo aereo funicolare. Mi siedo e saluto i presenti che vanno avanti a chiacchierare fra loro come se non fossi presente. Sento qualcosa che mi sfiora il ginocchio, infilo una mano sotto il tavolo e trovo una banconota da 20 euro. La tengo alta con due dita, sorridendo, mentre un vento fantasma la fa garrire come una bandiera. I presenti mi guardano con sufficienza, "C'è pieno di quella roba, lì sotto" mi dice una donna che beve e fuma, fuma e beve, come se non avesse altro da fare nella vita. Allora io alzo la tovaglia e scopro che è vero, c'è una gabbia per uccelli piena di banconote svolazzanti sotto il tavolo. Arriva la cameriera e punta il dito sulla mia banconota e dice "Non può tenerla, è mia". I presenti protestano, mi difendono, "L'ha trovata lui" dicono, "Può tenersela". La cameriera mi guarda con astio così io le porgo la banconota e dico "Ha ragione, la prenda lei, mi tenga su almeno un caffè". Lei dice che non si può e io mi alzo e scappo, corro via, mi arrampico sulla ragnatela di tubi che impedisce il crollo dell'intera struttura, sfreccio fra i tubi con mani e piedi e mi sento felice come solo una scimmia felice può sentirsi.
domenica 11 ottobre 2009
Dormire, forse sognare. [1]
Etichette:
micro esperimenti narrativi,
Sogni
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento