mercoledì 25 novembre 2009
Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (16 di N)
Quando c'hai un figlio Natale diventa un tormentone. Vuole che arrivi subito. L'anno scorso non sapeva nemmeno cosa fosse. Non che adesso ne sappia molto di più, anche se le suore all'asilo gli fanno il lavaggio del cervello con preghiere, canzoni religiose, racconti su Gesù. Che poi torna a casa e nei momenti più improbabili dice “Grazie Signore” oppure per strada “Guarda papa, c'è Gesù” che ti vien voglia di insegnarli una bestemmia, per bilanciare. Ieri gli ho detto quando vai all'asilo domani corri dalla suora e leccale la faccia. Perché lo mandi all'asilo dalle suore, potrebbe chiedermi qualcuno. Non ho niente contro la religione, anzi, la trovo interessante, essenziale, solo trovo stupido tentare di insegnare ai bambini concetti profondi già difficili da capire dopo quarant'anni di interrogativi e approfondimenti. Trasformare in un gioco partorire in una stalla, metterci pastori che suonano la cornamusa e studiosi arrivati da lontano per allungare doni preziosi. Da una parte non gli devi far vedere superman che vola perché si potrebbe buttare dalla finestra per imitarlo, dall'altra gli mostri Gesù che cammina sull'acqua. Mi sembra di mettere nelle loro mani un bisturi e lasciargli operare il loro stesso cervello, per gioco. Comunque male non gli può fare, al massimo grida è morto! è morto! quando mi trova addormentato sul divano e poi è risorto! quando salto in piedi spaventato. L'unico rischio è che da grande riponga il tutto dove finiranno i giochi dell'infanzia, è questo che vorrei dire alla suora capo, quella che mi sembra il capo, mi viene da dirgli sono solo bambini, li vede?, finiranno per detestare o quanto meno ridicolizzare insegnamenti ridotti a semplice e monotona liturgia, ma poi la osservo e trovo che sia così fragile, come in costante equilibrio con un piede su qualcosa di piccolo e duro che le provoca dolore sotto il tallone. Mi viene da volerle bene. Allora desisto, mi dico lasciala fare, ne ha bisogno più lei che i bambini. Tanti padri nutrono l'illusione di poter far vivere i figli in un ambiente del tutto controllato, sigillato, io non sono uno di quelli. Che impari le preghiere, che intoni canti di lode al Signore, sempre meglio che prendere a calci i cani e sputare per terra. Ma ho divagato, il Natale, dicevo, il Natale quando c'hai un figlio si divide in Babbo Natale e Gesù bambino. Ci sarebbe anche Santa Lucia e la befana, ma lasciamo stare, finché non me le nomina lui io faccio finta che non esistano. Come decidi chi porta i regali? Babbo Natale o Gesù bambino? Entrambi? Insieme o separati? Ci sto pensando, per il momento ho stabilito che Babbo Natale è un alieno – a lui piacciono gli alieni, i robot e i dinosauri, e ciò mi rassicura sulla presenza in mio figlio di anticorpi intellettivi – e Gesù bambino scende dall'astronave alla guida di un dinosauro robot che si nutre di palle dell'albero di Natale. Arrivano qua a far scorta di palle e se non le trovano mettono tutto in disordine, Babbo Natale sputa fuoco, Gesù Bambino strilla e fa i dispetti, insomma scoppia un gran casino se non trovano le palle sull'albero di Natale. Non dirlo alla suora però, aggiungo, perché lei non lo sa e potrebbe diventare triste se lo scoprisse, sai, ormai è vecchia, non possiamo farle perdere l'equilibrio, quando sei vecchio se cadi ti fai male. Però puoi sempre correre da lei e leccarle la faccia se ti va.
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