giovedì 12 novembre 2009
↑x8 (4\n)
Ci son dei giorni che proprio non ne hai voglia. Ti svegli e già lo sai che non avrai voglia. Ti darà fastidio, ti verrà il nervoso. Un senso di fastidio generalizzato nei confronti di tutto e di tutti. È tutto inutile, son tutti pazzi o stupidi, sarebbe meglio isolarsi, non guardare, non ascoltare, far finta di niente. Concentrarsi su un pensiero felice e volare via.
Poi ti alzi dal letto e pensi che era solo un momento di squilibrio ormonale, uno scompenso di chissà quale sostanza o molecola. Adesso passa, troverai un mondo pieno di logica e coerenza e buon senso. Un modo per non farti aggredire dalle notizie, dalle furbizie, dalle malizie. Qualche pensiero per riuscire a sorridere anche ai passanti, agli sconosciuti che incrocerai per strada.
È una presa in giro. Senti una risata dentro di te a troncare quel patetico slancio di ottimismo. Oggi ti farà tutto schifo, che tu lo voglia o no. Tua moglie forse ha ragione a dirti che ha sposato una folla di persone. Non dice più moltitudine di identità perché le hai spiegato che sei religioso e moltitudine è una parola che per te ha un significato terribile, che ti spaventa. Quella volta lei rise e ripeté moltitudine due, tre, dieci volte di fila per vedere l'effetto nei tuoi occhi e, soddisfatta o delusa, non aveva insistito.
Non sei moltitudine, o forse sì, che differenza fa? Ti sei informato e se anche fosse saresti l'ultimo a rendertene conto, se mai ti accadesse di farlo. A te non importano le analisi dell'anima o della psiche, non ti importa di sapere come funziona più di quanto possa importarti l'esistenza di vita dall'altra parte dell'universo. Son cose troppo lontane, del tutto ininfluenti.
Ciò che conta sono cose come il profumo del caffè, il respiro di tuo figlio che dorme, quel modo curioso che ha di tenere la mano sospesa nel vuoto tua moglie quando è assorta. Son cose che travalicano i muri delle personalità, che giacciono nel nucleo di ciò che sei. Anche quando, come oggi, vorresti sparare al tizio di quell'orrenda pubblicità alla radio. Questa schifo di luce, oggi, in questa orrenda angolazione, la mattina presto, tutto questo tempo davanti prima che arrivi sera. E là fuori tutta quella gente orribile, fatta di carne, quella gente che porta in giro i suoi chili di carne, è orribile.
Traffico, effetto serra, violenza, ma soprattutto inerzia. Tutto procede per inerzia, nessuno riesce a fermarlo, a fargli cambiare direzione. Parole, discorsi, blah blah e faremo questo e il futuro sarà diverso. Eppure a te sembra un ripetersi, l'ostinazione brutale di un animale in fuga che travolge qualsiasi tentativo di cambiare. Inerzia. In giorni come oggi dici andate avanti voi, io mi siedo a guardare. Hai voglia di niente.
Sospiri e ti ricordi che non è la realtà, è solo per via che ci son dei giorni come questo, che proprio non ne hai voglia, e ti riprendi. Non è colpa di nessuno, solo un guasto in qualche meccanismo rimasto assopito, una papilla del sentire in manutenzione, ecco; spento potrebbe essere una definizione adeguata. Oggi ti sei svegliato spento. Non spento come qualcosa che aspetta una scintilla per innescarsi, piuttosto qualcosa consumata fino in fondo che cova sotto la cenere.
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