giovedì 12 aprile 2012

Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (48 di N)


Una delle cose che cambiano quando c'hai un figlio è quando capisci che è una battaglia impari eppure non ci pensi nemmeno di arrenderti. Sai che arriverà il giorno in cui perderai la guerra, dall'interno, quando tuo figlio deciderà, pronto o meno, di lanciarsi nella mischia, però fino a quel giorno non darai vinta nemmeno una singola battaglia senza che passino sopra al tuo cadavere per arrivare a tuo figlio. Sei tu contro il resto del mondo ma non ti arrenderai, niente ritirate strategiche o tattiche di guerriglia, te ne starai lì piantato in mezzo al campo di battaglia a sfidare i proiettili come quei soldatini che nei film marciano al suono del piffero e al ritmo del tamburello. Prima di te ha perso tuo padre, lo sai, prima di lui tuo nonno, e via indietro nell'eterna lotta dell'amore e della vita contro la ragione e la realtà. I padri sono pazzi, sono ubriachi, sono kamikaze, vogliono impedire che il mondo faccia del male ai loro figli pur sapendo che è una cosa sdolcinata e idealista e romantica da fare. Essere padri è anche sentirsi stupidi e orgogliosi di esserlo.

Pinocchio è zeppo dei nemici di un padre, da Lucignolo a Mangiafuoco al Gatto e la Volpe. La natura stessa della fanciullezza, con la sua malizia innocente, la sua cattiveria ingenua, la menzogna involontaria. Si avverte la presenza di un avversario, la personificazione di quanto spaventa e addolora un padre, un tarocco con sopra tentazioni, corruzioni. Le famigerate cattive compagnie destinate a rovinare la vita del protagonista di quella brutta favola che di solito è la vita vera. La vecchietta che offre dolcetti e sotto sotto prepara il calderone. L'orco che ucci ucci, sente odore di bambini. Favole che raccontano ai bambini gli incubi dei loro padri, che li mettono di fronte alla capacità degli adulti di convivere con il panico e l'orrore, confidando nella provvidenza divina, o anche nella fortuna, nel futuro, magari nella rivoluzione, nell'arrivo degli alieni. In teoria dovrebbe aiutare i bambini a crescere, in pratica li fa aggrappare ai genitori e pisciare a letto fino all'adolescenza. Poveri bambini, ma dicevo della battaglia impari.

La scuola, gli amici, i parenti, ma anche la televisione, il cinema, i libri. I nostri figli sono esposti al fuoco incrociato di cecchini bastardi, ti distrai e tuo figlio viene colpito dalla pubblicità su un canale via satellite per bambini che ha come scopo rincretinirlo. E ha solo sette anni, pensa quando ne avrà sedici e si sentirà abbastanza intelligente da riuscire a capire da solo cosa è merda e cosa merita, quando vorrà scegliere da solo l'opinione da condividere su facebook, +1, i like it, andrà a manifestare il suo appoggio a chissà quale capopopolo da strapazzo o manifestare apprezzamento per il lavoro di qualche patetica celebrità del momento. È una storia dell'orrore, ci vuole un tamburello e un piffero per stare in piedi al proprio posto di padre e non buttarsi in terra a dondolare avanti e indietro canticchiando sottovoce. Ogni giorno che passa qualche proiettile supera la barriera del tuo corpo e raggiunge i figli. Come padre devi continuamente aiutarlo a resistere e difendersi, sperando di non peggiorare i danni.

Il primo colpo è stato quando chiedeva il permesso per fare tutto. Papa posso dirti una cosa, posso andare in bagno, mi dai il permesso di accendere il computer. E io a spiegare la scuola non è come a casa, qui non si deve chiedere il permesso per tutto, se devi andare in bagno vai e basta, come hai sempre fatto prima di oggi. Non è che la scuola è sbagliata, anzi, per forza che a scuola ci vuole ordine e disciplina, ma intanto stiamo formando una testa, una persona, che deve imparare a capire che un ordine è tale se ne viene condiviso lo scopo, altrimenti è un sopruso. Allo stesso modo poi non chiedeva più il permesso per niente, e quando gli ho chiesto come mai, lui ha detto che qui non è come a scuola, qui a casa si può fare come si vuole. No, non è così, gli devi spiegare senza contraddirti che anche a casa ci sono delle regole. È una faticaccia, e il mondo ha dalla sua parte che non gliene frega niente di tuo figlio, gli interessa solo come consumatore, lavoratore, elettore, contribuente. Interessa solo a te che sopravviva, possibilmente raccogliendo lungo la strada qualche momento di felicità, serenità, gioia, soddisfazione.