martedì 13 dicembre 2011

Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (45 di N)

Quando c'hai un figlio si complica tutto per il semplice motivo che non ha il controller, un figlio non ha la console, il mouse e la tastiera, non puoi premere il tasto reset e riavviare se ti vien fuori la schermata blu. In un figlio si comprende la propria necessità di affidarsi a una potenza superiore, di chiedere a un qualche dio di occuparsi dei bambini. Alcuni demandano il compito alle tate, ai parenti, alla società, pensano che sia inutile pensare a ciò su cui non abbiamo potere, che si debba limitarci a creare mense gratuite, infermieri che lo fanno per volontariato, quest'idea dell'amore altruista che si impossessa del corpo delle persone espellendo come batteri e tossine tutti coloro che non vengono posseduti, contagiati, persuasi, condizionati. Affermano che questa visione di società formicaio non è assurda, mentre quella di pregare una potenza invisibile invece lo è. Dicono che è solo questione di tempo, la Storia si sviluppa necessariamente verso il meglio (anche questo è un postulato, magari la Storia si evolve verso l'estinzione di massa, credere il contrario è atto di fede e speranza identico al pregare). Dicono che un giorno sui giornali non esisterà più la cronaca nera, gente che si ammazza per i motivi più svariati, violenza sesso pregiudizio esercizio della forza espediente dell'inganno. Se pensi tutto questo sei autorizzato a definirti ottimista, razionale, moderno, civile, laico nel senso che la tua religione (perché è una religione la tua, renditene conto) è del tutto concentrata sull'uomo e non contempla l'esistenza di un assoluto metafisico, anzi, lo esclude come fonte di disturbo.

Ma non voglio qui criticare la cultura dominante che fa finta di essere uscita da chissà quale medioevo come un ragazzino sente il bisogno di ritenersi diverso dal padre. Voglio parlare di cosa cambia quando c'hai un figlio, per esempio io ieri sera ho tolto di nascosto il mazzolino di fieno dal balcone e ho piazzato il regalo vicino all'albero per poi lasciare che il bambino scoprisse i segni del passaggio di Santa Lucia. Io che non ho mai fatto alberi e presepi, che Santa Lucia non ricordo di aver mai messo un mazzolino alla finestra per l'asino di Santa Lucia, che Gesù bambino, non babbo Natale, Gesù bambino non poteva essere lui in persona perché i bambini crescono e Gesù è morto e dicono risorto, non dicono tornato bambino. Io che insomma il consumismo, ma basta, che spirituali non significa rituali più o meno spiritosi, io che ho decenni di tribolazione alle spalle per diventare un quarantenne abbastanza sereno, pacifico, almeno ogni tanto, se nessuno mi disturba mentre mi sto concentrando, insomma io non sono il tipo che appende e toglie mazzetti di fieno o mente a un bambino che mi chieda se è vero oppure no che arriva una santa sull'asino a portare doni, eppure eccomi qua a comportarmi come si deve, a conformarmi, adeguarmi, diventare uguale a coloro che critico, le signore in pelliccia che si muovono e parlano come, ti ricordano i film, i film di una volta, quelli in b/n con le attrici un po' culone ma sorridenti e sempre allegre, e intanto nel mondo ci sono tot bombe atomiche, ammazzano feti cromosoma doppia X, ne fanno di tutti i colori, la gente, nel mondo, e mi riprendo, capisco che in fondo sto criticando me stesso per la mia debolezza, come quelli che non vogliono fattura per non pagare l'iva e poi accusano di evasione chi non fa fattura. Ma la debolezza di un padre è forte, è solo uno dei tanti paradossi che governano la comprensione del mondo con strumenti che devono compensare gli estremi di ragione e sentimento, dove non si può fare a meno di uno o dell'altro ma trovare ogni volta un nuovo equilibrio.

Quello che cambia quando c'hai un figlio e che ti accorgi di camminare in equilibrio sul filo, ti rendi conto che tutti camminano su un filo e che la differenza sta nel correrci sopra ridendo come fa un bambino o un pazzo o un idiota (beati questi e quelli) o fare piccoli passi tormentati come chi ha ricevuto la condanna della conoscenza (le tentazioni, la lotta contro il male che ci portiamo dentro quando diventa così reale da essere combattuta fisicamente, come tenendosi lo stomaco imprecando contro la nausea). Per esempio stamattina, girando su internet incappo in una canzone che si intitola 'salva il pianeta, ammazzati' e si trova nell'album 'sei miliardi di persone non possono sbagliare', pubblicato dalla Chiesa dell'Eutanasia, il cui unico comandamento è 'Tu non procreerai' e la cui religione si poggia su quattro pilastri: suicidio, aborto, cannibalismo e sodomia. Quando non c'hai un figlio ci ridi sopra, dici quanti matti ci sono al mondo. Poi ho trovato un forum turistico dove si parla dei posti a Shangai dove è meglio non andare se non si vuole essere picchiati da qualche gang. Se non c'hai un figlio cammini sicuro sul tuo filo, non guardi in basso, non guardi quanto filo hai fatto, non ti chiedi quanto filo ci sia ancora davanti, se al prossimo passo si spezzerà, no, ci ridi sopra, dici Shangai, le gang, ah il mondo è bello vario. Leggi di ragazzini a torso nudo che si proteggono la bocca con uno straccio bagnato, come se bastasse quello a proteggerli dai gas sprigionati dal cratere del vulcano dove lavorano tirando fuori a mani nude pezzi di rocciaterra ricca di zolfo, è una miniera, se non hai un figlio non pensi cosa proveresti se uno di quei ragazzi fosse tuo figlio, non ti viene da pregare o arrabbiarti con un dio né da credere in società perfette dove quel lavoro lo fanno i robot, gli alieni, il pianeta entra in modalità paradiso perché la Storia è progredita fino a toccare l'asintoto.

Le cose che cambiano quando c'hai un figlio sono anche e soprattutto le tue sicurezze e le tue paure. Capisci che non è un'autostrada ma un filo teso sul nulla, capisci che mettere il fieno sul balcone è un modo di proteggerlo, di mandargli un messaggio nel futuro, perché da grande capisca che gli volevi bene, che volevi posticipare tutte quelle cose che piano piano, anno dopo anno, ti rendono più difficile quella risata che ai bambini viene facile e ai grandi quando la sentono il cuore gli perde un battito. Poi ognuno sceglierà una medicina, che sia pregare in silenzio o manifestare in piazza, sceglierà a cosa credere, che sia dimostrabile o meno, o di non credere a niente se non a quello che può toccare e utilizzare, o magari si attaccherà a parole d'ordine come futuro, solidarietà, crescita, equità, blablabla le chiacchiere di chi si rivolge al pubblico al popolo ai seguaci agli adepti ai soldati. Fino al punto che ti sembra di pensarla giusta, di pensarla come tutti gli altri, che ci sia un cartello al neon che indica alla Storia la via del progresso, e invece spesso è solo perché nessuno dice niente di diverso, per noia, per paura, per evitare polemiche, nessuno critica la chiesa dell'Eutanasia per non andare nei posti di Shangai dove rischi di essere menato dalle gang, e specialmente se ne sta zitto e fermo chi ha un figlio, perché quando c'hai un figlio una delle cose che cambiano, se sei fortunato o solo ti capita anche per sbaglio una volta di fare attenzione, è la percezione del proprio equilibrio sul filo dell'esistenza, è la tremenda possibilità che tuo figlio un giorno torni a casa e ti dica ho deciso che i miei quattro pilastri sono il suicidio l'aborto il cannibalismo e la sodomia, oppure sono stato accettato nella gang e picchiamo i turisti che entrano per sbaglio nel nostro quartiere, oppure lavoro nella miniera di zolfo, papà, sei contento?, non mi ammalerò perché tengo questo straccio bagnato sulla bocca mentre porto fuori a braccia pietre da mezzo quintale, papà, sei contento? mi vuoi bene?


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