martedì 6 dicembre 2011

Non ce l'ho con nessuno (1 di z)

Mi hanno portato da cucire, è arrivata una balla di cuoio morbido, con l'odore delle officine Joshi, la puzza degli acidi fatti in casa che vende come lenitivo per le bolle a chi non può comprare le maschere o i filtri per le maschere. Il cuoio di Joshi resta il migliore, quando mi chiedono di che animale sia dico maiale, rispondo maiale da latte, e penso un giorno potresti diventarlo tu, qualche medico o becchino troverebbe un modo fantasioso di vendere la pelle del tuo cadavere. Infatti chiamo Ronnie e aspetto che arrivi zoppicando, tutto stropicciato e sconvolto dalle scosse spastiche, gli tiro un calcio quando mi arriva a tiro, ho l'impressione che venire colpito all'improvviso gli calmi i nervi. Gli dico Ronnie porta dentro i suini, tocca il porco, contamina il tuo malnato corpo di miscredente e salutami le vergini che non ti toccheranno mai. Ronnie ride, tossisce, è molto dotato con l'ago e lo spago, ha una dote naturale per il taglio del cuoio, sta imparando velocemente, presto diventerà la concorrenza, un po' ne vado fiero e un po' mi viene da mutilarlo. Mi basterebbe denunciarlo e gli amputerebbero la mano, e lui lo sa, ha paura di guardarmi negli occhi, prima di rivolgermi la parola se ne sta in piedi immobile, aspettando che mi accorga di lui. A volte gli permetto di parlare, a volte lo caccio via con un gesto della mano, come si fa con un vecchio cane abituato alla catena. Arriva a sudare quando lo obbligo a confezionare una cintura antistupro, dopo averla maneggiata come scottasse, si inginocchia e si mette a recitare a voce alta certe filastrocche che ha mandato a memoria da bambino.

L'emissario di Joshi mette l'arma sottobraccio e conta la valuta, lo fa sempre, dice che è solo abitudine, che è una prassi. Si scusa, si inchina, dice non è un affronto, niente di personale, non sto mancando di rispetto, obbedisco agli ordini. Conta facendo attenzione a non stropicciare la valuta che a furia di maneggi sta diventando friabile, alcuni pezzi li hanno plastificati e mi ricordano i lasciapassare statali, se non fosse per la faccia riprodotta che non assomiglia per niente a quella del Presidente. Gli dico non ti preoccupare, verifica con calma, che tanto qui non scappa nessuno. È diventato un modo di dire anche per me, tanto qui non scappa nessuno, anche se avevo promesso sulla tomba di mio padre che mai e poi mai avrei intercalato o perso tempo. Tu non userai bestemmie o intercalare, tu non perderai tempo in sollazzi o giochi spensierati, tu non userai più suoni del necessario per interpretare i segni del tempo. Avevamo scritto regole per ogni cosa, divieti e precetti, quando m'insegnava a cucire mi diceva sempre se tu non sai obbedire alle regole non sarai mai un artista delle maschere, non imparerai mai le mille combinazioni dei filtri a carbone. E adesso mi trovo a godere dell'intercalare, mi faccio violenza pronunciando con intenzione i saluti formali in lingua dotta, intonando le cantilene propiziatorie quando il vento fa piangere la ragnatela dei cavi che protegge l'insediamento. Gli ripeto apposta, calcando la voce, che tanto qui non scappa nessuno, e lui sussulta, io rido, lui si guarda alle spalle, io rido, lui fa un gesto scaramantico e riprende a sfogliare la valuta con più lena.

Potrò ultimare la culla, mi stanno tormentando di solleciti anche se la bambina deve ancora nascere. Dicono che non vogliono che venga esposta al rischio nemmeno per un minuto, che devo garantire la consegna entro i termini concordati o saranno guai, e quando dicono guai in certi ambienti significa morte di tutti i tuoi parenti antro il secondo grado. Solo che io non più nessuno, cosa potete farmi che non mi dia sollievo? Se avessi un figlio mi farebbero trovare una sua fotografia, scattata di nascosto, insieme a un bossolo o a un fantoccio impagliato. Gli rispondo se non vi fidate andate da un altro fornitore e li guardo stringere la mandibola, trattenere la violenza, consapevoli che non esistono artigiani al mio livello entro i confini della civiltà. Di quello che ne resta, della civiltà, che ormai i diffusori mandano sempre la stessa canzone, da qualche parte un computer è entrato in loop e non c'è modo di intervenire. Le chiavi vanno perse, le persone spariscono, i codici si smagnetizzano. La canzone parla di pioggia, dice Io continuerò a credere nella tua pioggia, dice Io non vedo l'ora di sentire la tua pioggia. E chi se la ricorda, la pioggia, Ronnie mi ha chiesto di disegnarla, tempo fa, perché non riesce a capirla, passerebbe ore a farmi domande sul come e il perché della pioggia, dice che non è possibile, e da quando ci siamo messi al lavoro sulla culla Ronnie non fa che sottolineare che lui non è più un bambino, che la pioggia è solo una delle tante bugie per evitare gli incubi ai bambini. E allora perché le maschere, le cinture, i pastrani mimetici? Perché, gli chiedo, le fodere impermeabili? E lui tace, si concentra nella corretta esecuzione dei nodi.

(Maschera fatta da Bob Basset )

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