giovedì 1 ottobre 2009

La verità vi farà liberi (Giovanni 8,32).

Alcune religioni ci mettono in guardia, alla fine dei tempi la verità sarà svelata. Tutto quello che abbiamo nascosto, i modo volontario o meno, verrà trovato ed esposto. Inquietante, vero? In teoria dovremmo condurre una vita limpida almeno nei confronti degli altri, dal momento che nei confronti di noi stessi è fisicamente impossibile essere onesti. Il nostro cervello è fatto in modo da proteggerci dalla verità su noi stessi. La nostra esistenza si basa su una menzogna, non potremmo vivere se sapessimo in ogni istante la verità su noi stessi. Quello che siamo veramente è molto diverso da come pensiamo di essere.

Pensa se un giorno sparissero le maschere. Un virus che impedisse alla gente di porre in atto finzioni. Bello, si potrebbe pensare, sarebbe il trionfo della verità. Incontri qualcuno che puzza? Glielo dici. Qualcuno esprime un parere che non ti trova d'accordo? Glielo dici. Sei molto più egoista di quanto credevi? Lo scopri. Hai ingannato te stesso quando hai imputato a onestà quell'azione dettata dall'orgoglio? Salta fuori.

Ora sto lavorando alla trama di una storia che parla di illusione. I due protagonisti finiscono in un paesino e interagiscono con la popolazione locale. Ogni personaggio offre al lettore la sua personale visione della realtà. Una rete di verità soggettive che solo alla fine si sciolgono in una verità oggettiva accessibile solo al lettore, laddove i protagonisti rimangono imprigionati nei loro mondi paralleli.

La verità ci renderà liberi, forse, un giorno, ma nel frattempo ci tiene prigionieri, ognuno vincolato alla propria. E allora viene da domandarsi: esiste la verità? Facciamo un esempio banale. Se uno si addormenta apposta per poter dire il giorno dopo di essersi addormentato la scusa addotta l'indomani sarà vera. Non dice una bugia ma la verità è più complessa, si è addormentato per evitare un impegno sgradito. Per ogni verità esiste un livello superiore di complessità per cui cessa di essere tale.

Esistono diversi aggettivi per la verità. Sottile, evanescente, granitica, sfumata... A volte non si può dire si o no, (“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no” Matteo 5,37). La verità diventa una probabilità. Plausibile, ammissibile, credibile, ma non assolutamente vera.

Allora tutto è convinzione, atto di fede. Che importanza ha cercare la verità, illudersi di avere la capacità di conoscere il vero? La verità ti renderà libero, sì, va bene, ho capito, ma da cosa? Forse quello che serve è solo credere che esista, da qualche parte, la verità. Trovarla, anche ipotizzando che sia possibile farlo, cambia solo il tuo stato di prigionia, da quello del dubbio a quello della certezza. Ma è davvero auspicabile una vita in cui sia impossibile sfuggire alla verità? Una vita inscatolata, senza fantasia, in cui vedi ogni cosa per quello che è, compreso te stesso.

Verità e libertà. Forse non possiamo essere liberati. Forse nemmeno lo vogliamo. Ci basta la capacità di credere in una verità assoluta, aggrappandoci a qualcosa in un mondo dove anche il solo esistere è un atto di fede. Siamo giocatori di poker che bluffano anche con se stessi per vincere una posta che non ha alcun valore.

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