venerdì 15 gennaio 2010

il buonumore è indossare un cappello prima di sparare

Che strano, ero lì che aspettavo il mio turno e c'era questo tizio, lo conosco da una vita, lo conosco per modo di dire, so chi è e ci salutiamo, sempre, da lontano, tutto lì, e la particolarità di questo tizio, ecco perché lo saluto sempre e non mi dimentico mai chi è, anche se l'ho conosciuto vent'anni fa e ci ho parlato solo quella volta, questo tizio ha sempre l'aria di uno felice, non so se saluta tutti quelli con cui ha parlato solo una volta vent'anni fa, ma non importa, mi saluta sorridendo e io mi accorgo che invece no, non sto sorridendo, e allora sorrido anch'io e per un po' cerco di essere come lui, quando qualcuno mi guarda sorrido, ma poi mi passa, lui invece non credo che smetta mai, è uno che anche quando parla, l'ho notato anche stamattina quando si è messo a parlare con una signora che era lì anche lei in fila, lui parla ridendo, dice qualche parola e poi fa una risatina, come se si fosse sparato una canna di marijuana, come se ridere fosse più forte di lui, non riuscisse a trattenersi, e allora mi chiedo se è una cosa innata o se in qualche modo ha imparato a farlo, fatto sta che intorno a lui la gente si mette di buonumore, e anch'io, ho come paura che non gli sorrido lui ci resterà male e non riderà mai più, se non mi sforzassi di lasciarmi contagiare dal suo buonumore nel suo cervello si romperebbe qualcosa e non sarebbe più lo stesso, è un tipo pacioso, grassottello, gli occhi chiari e pochi capelli ormai grigi, non sai se è timidezza sembra nervosismo ma ti chiedi se invece è proprio fatto così, se ha fatto un ragionamento o ha avuto un'intuizione che lo ha reso contento per sempre, mi viene da chiederglielo, vorrei dirgli spiegami come funziona, dimmi se lo fai apposta, da cosa dipende, voglio sapere perché tu sorridi e ridacchi mentre parli facendo simpatia quando io invece no, sono sempre così serio, che per farmi ridere ce ne vuole, magari rido dentro, quello sì, ma ho come timore di rendermi ridicolo a mostrare contentezza, e tu invece no, e la cosa strana è che non ti invidio perché non ho idea se sia meglio essere come te che come me, e allora ti sorrido di rimando per non farti restar male e quando vedo che esci, che te ne vai, mi sento meglio, faccio un respiro profondo e torno a convincermi che certe cose richiedono troppo impegno, troppa fatica.

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