giovedì 3 febbraio 2011

Carriera.

C'era una volta un signore di nome Eustachio che dalla vita aveva ricevuto tutto. Il giorno del suo compleanno Eustachio soffiò le candeline e scoprì di avere ricevuto tutto dalla vita. Guardando le candeline spente pensò che era stato proprio bravo, non fortunato. Fin da piccolo si arrabbiava moltissimo quando qualcuno gli diceva 'Tu sì che sei fortunato', oppure 'Che fortuna hai avuto', oppure 'Hai avuto la fortuna dalla tua parte, sei contento?' Eustachio voleva essere bravo, non fortunato. E comunque non aveva mai avuto fortuna nella vita più di quanta ne avesse avuta chiunque altro. La vita gli aveva dato tutto ma solo perché Eustachio gliel'aveva strappato dalle mani.

Le candeline non avevano smesso di fumare che senti una vocina dire “In cosa consiste la tua bravura, Eustachio?”

C'era davvero uno gnomo con la bocca sporca di crema che stava staccando una fragola dalla sua torta di compleanno? Eustachio si guardò attorno per verificare le reazioni dei presenti, e stava per chiedere 'Lo vedete anche voi?' ma lo gnomo lo precedette.

“Mi vedi e mi senti solo tu, ti ho concesso la fortuna di vedermi e di sentirmi.”

“Non esiste la fortuna e, se esiste, non lo è vedere e sentire un mostricciattolo come te.”

Gli invitati alla festa si voltarono a guardarlo e, pensando che stesse improvvisando uno spettacolo privato, risero e applaudirono, gridarono “Bravo!”

“Puoi parlare in silenzio, ti leggo nel cervello”, disse lo gnomo, “E ti faccio notare che non hai risposto alla domanda.”

“Quale domanda?”, chiese Eustachio con un gesto sprezzante.

“Ti ho chiesto in cosa sei bravo di preciso.”

Eustachio gonfiò il petto e disse “Forse dove vivi tu non mi conosce nessuno, ma la mia fama di animatore ha ormai raggiunto livelli planetari.”

“Davvero? Che fortuna!”, esclamò lo gnomo.

“Non si tratta di fortuna!”, disse Eustachio arrossendo di rabbia, “Ho fatto la gavetta, ho un agenda piena di numeri telefonici, ho contratti pubblicitari milionari, hai visto il mio ultimo spot alla tv?”

Eustachio ridacchiò e aggiunse, a voce alta, rivolgendo agli invitati un sorriso e il suo famoso occhiolino ticchettoso “A proposito, ce l'avete voi sgorbietti la tv?” gli invitati per un momento rimasero sbigottiti ma, non appena qualcuno batté le mani, scoppiò un applauso convinto e una risata prolungata. C'erano persone che si tenevano la pancia dal ridere, altre che gli venivano a stringere la mano per congratularsi per l'ennesima dimostrazione della sua geniale comicità.

“Visto? Il pubblico mi ama.”

“Mi stai dicendo che non si tratta di fortuna?”

“Smettila di nominarla, la fortuna non esiste!”

“Quanto scommetti?”, buttò lì lo gnomo pulendosi i baffi nella manica.

“Quello che vuoi.”

“La tua felicità?”

Eustachio ci pensò su prima di rispondere. Non si sentiva particolarmente felice e decise che non sarebbe stato un gran danno perdere una felicità che non si lasciava percepire. Sarebbe rimasto lo stesso perdendo una felicità che non sentiva di avere mai avuto.

“O la tua fortuna?”, rise lo gnomo, “Scusa, mi ero scordato che per te la fortuna non esiste.”

“Tu dimostrami che ho avuto tutto dalla vita per fortuna e non per bravura e io ti cedo la mia felicità.”

Fuori dalla finestra ci fu un lampo accecante, seguito da un tuono assordante. Quando Eustachio riaprì gli occhi sentiva le orecchie fischiare e si accorse che non era più alla sua festa di compleanno. Lo gnomo gli stava indicando uno specchio alla parete che mostrava la sua faccia, solo che era diversa dal solito, era la faccia di uno sconosciuto.

“Bene, amico mio”, disse lo gnomo, “Fai divertire questa brava gente.” Si riferiva alle coppie eleganti sedute ai tavolini, ai ragazzi che cercavano di nascondere il disagio assumendo pose da giornale di moda, alle giovani che si bisbigliavano all'orecchio pettegolezzi esilaranti tra un ammiccamento e l'altro. Sembrava proprio gente pronta a divertirsi, un pubblico facile per uno bravo come Eustachio.

“Signore e signori, ecco a voi il grande, bravo, non fortunato Eustachio!” annunciò lo gnomo senza che nessuno dei presenti lo sentisse.

Eustachio non si fece invitare due volte, allargò le braccia, tirò fuori un sorriso più volte definito irresistibile dai critici, sparò l'occhiolino ticchettoso a destra e a manca, avanzando col passo baldanzoso di chi ha avuto tutto dalla vita.

Le sue battute provocarono qualche debole risata. Dopo una prima occhiata, molti erano tornati a fare quello che stavano facendo, ignorando completamente Eustachio, l'Animatore con la A maiuscola, quello che fa alzare l'audience e le entrate pubblicitarie, l'intrattenitore più amato nella storia dell'intrattenimento.

Eustachio cominciò a sudare, non stava andando come previsto. All'improvvisò ricordò. Si rivide giovane, spinto dalla sola passione, a far divertire gli ospiti per quattro soldi, a volte nemmeno quelli. Prima di incontrare l'agente, l'amico del produttore, prima di conoscere tutti quei personaggi dietro le quinte che adesso chiamava per nome, come fossero vecchi amici, e allora invece trattava con deferenza.

“Hai vinto, imbroglione di un folletto.”

“Ti ripeto la domanda, Eustachio, all'inizio ti ho chiesto in cosa sei bravo di preciso per esserti meritato tutto dalla vita.”

“Non lo so.”

“Sei più bravo di lui, per esempio?” e gli mostrò se stesso, da giovane, quando fare l'animatore era solo un modo per racimolare qualche soldo e contribuire al bilancio familiare. Un modo che i suoi genitori, pur apprezzando gli sforzi e la buona volontà, consideravano inadeguato per uno della sua bravura, avrebbe potuto aspirare a un posto in banca, o magari alla professione medica, o l'avvocato, anche il commerciante.

Eustachio a quei tempi invocava la fortuna, non pensava affatto di essere abbastanza bravo da strappare alla vita neanche le metà di tutto quello che la vita aveva da dare. La fortuna di incontrare qualcuno che gli aprisse le porte, come si dice, a cui vendere non il corpo ma l'anima forse sì.

“L'anima sì, e la felicità?”, chiese lo gnomo, che gli aveva letto i pensieri.

Eustachio sentì il cuore battere forte e disse “Non so se esiste la fortuna, ma avere incontrato te è senz'altro stata una grossa, gigantesca sfortuna.”

Lo gnomo iniziò a ridere, sempre di più. Più rideva e più gli veniva da ridere. Al punto che dovette obbligarsi a smettere per riprendere fiato. Quando finalmente anche l'ultima coda di allegria fu scomparsa, lo gnomo disse “Hai ragione, sei bravo, non è facile farmi ridere, per cui ho deciso di annullare la scommessa e di lasciarti la felicità.”

Un lampo, un tuono: Eustachio si trovò sul palcoscenico che si stava aprendo il sipario. Trovandosi di fronte il pubblico si sforzò di cancellare dalla mente gli ultimi eventi e di entrare nel personaggio, era quello che la gente voleva e lui gliel'avrebbe dato. Per la prima volta da moltissimo tempo ebbe paura che nessuno avrebbe riso, nessuno avrebbe applaudito, e si sentì molto infelice. Gnomo, mi hai mentito, pensò, ti sei portato via la felicità che non sapevo di avere. In quel momento un addetto, senza essere inquadrato dalle telecamere, si sbracciò invitando il pubblico a esprimere entusiasmo, si accese un cartello luminoso con su scritto 'Applauso' in lettere enormi, la regia fece risuonare negli altoparlanti il rumore di risate registrate.

Eustachio sentì tornare la felicità, era di nuovo l'Animatore con la 'A' maiuscola, è nessuno era bravo quanto lui nell'essere se stesso, e non pensava più alla fortuna, che esistesse o meno non faceva alcuna differenza.

“Quel che conta è il risultato, “disse, “fatemi vedere dove mettere la firma e ditemi quanti soldi mi date, non voglio sapere altro.” La mattina dopo tutti concordavano sul fatto che fosse la battuta più divertente del secolo.



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