lunedì 23 gennaio 2012

Tendenza al limite

C'era una volta un paese dove negozi vendevano matematica. Non c'erano negozi di giocattoli e neppure gelaterie, ma solo negozi di matematica. Un mago di nome Algebrus aveva scoperto come tirare fuori dalla testa delle persone tutti i numeri che avrebbero usato nel corso di una vita e adesso era l'unico che poteva contare senza aver bisogno di comprare dei numeri. Algebrus aveva costruito un computer magico che aveva subito iniziato a raccogliere tutti i numeri del mondo per metterli in ordine dentro ai suoi circuiti. All'inizio le persone facevano piccoli errori, un sarto sbagliò a prendere le misure per un nuovo costume da pagliaccio e lo fece strettissimo al posto che larghissimo, ma il pagliaccio non si lamentò perché faceva ridere lo stesso. Ci fu chi presento un conto di due mila e mille due zeri virgola quasi due virgola e ancora virgola circa due milioni per un panino al prosciutto e nessuno ha mai capito come abbia fatto a calcolare quella cifra. C'è stato uno scienziato che ha lanciato un razzo nel suo giardino di casa al posto che sulla luna e adesso alleva conigli ma è molto più contento di prima. Insomma all'inizio non si lamentava nessuno per un po' di matematica in meno, però col tempo la situazione peggiorò, se chiedevi quanti anni hai non ti sapevano rispondere e quando c'era da fare a metà per uno si sbagliava sempre.

Algebrus aprì i negozi di matematica e divenne ricchissimo, nessuno si domandava come mai una volta non ci fosse bisogno di comprare dei numeri per fare i conti, sembrava normale che nessuno potesse maneggiare i numeri senza prima comprarli in uno dei negozi di Algebrus, come se il mondo funzionasse da sempre così e i negozi di matematica fossero l'invenzione straordinaria che tutti stavano aspettando da secoli. È molto più facile la matematica ora che abbiamo imparato a fabbricare i numeri, chissà come facevano a cavarsela gli uomini dell'antichità, si diceva la gente in attesa del proprio turno per ordinare un pacchetto di numeri sfusi con qualche segno aritmetico a parte. Algebrus ricevette molti premi e la sua faccia era dappertutto, si diceva che a custodire il brevetto segreto per fabbricare i numeri ci fosse un drago perché il drago era il simbolo scelto come marchio aziendale. La pubblicità col drago che sputava numeri sulla folla la conoscevano anche i bambini, la canzone che faceva drago drago che numeri fai, drago drago che numero vuoi, era fischiettata anche per strada. In effetti era molto più comodo usare la matematica senza dover fare la fatica di studiarla. Tutte quelle regolette, le formule, le tabelline, che noia, che fatica, quanto è più semplice e comodo avere tutta la matematica che ti serve al prezzo di una monetina? Senonché la monetina divenne due monetine, poi tre, e a un certo punto la matematica la comprava solo chi ne aveva davvero bisogno.

Infatti Algebrus non aveva pensato che il suo computer magico avrebbe trovato sempre meno numeri dentro alla testa delle persone, nessuno aveva numeri in testa da quando poteva tenerli in tasca. Non aveva pensato al numero dei numeri e quando cerco di usare la magia per costruire un nuovo computer magico capace di contare il numero dei numeri ottenne solo un'esplosione che lo fece starnutire per due giorni di fila e gli fece volare via il cappello così lontano che ci vorrebbero anni di cammino per andarlo a recuperare. In pratica stavano finendo i numeri e se la gente l'avesse scoperto si sarebbe impaurita, bisognava far finta che andasse tutto bene. Algebrus faceva brutti sogni dove i clienti assaltavano i suoi negozi e distruggevano tutto per accaparrarsi i numeri ancora freschi di stampa, e il drago usciva dalla pubblicità e volava da Algebrus per sgridarlo ma non riusciva a dire niente perché anche il drago non aveva più numeri da sputare. Qualcuno iniziava a dubitare, a mettere in giro delle voci, Algebrus riceveva sempre più spesso lettere in cui gli si chiedeva se fosse vero che stavano finendo i numeri. Presto la gente avrebbe cominciato a protestare per la scarsità di numeri e avrebbero dato la colpa a lui, Algebrus, incolpandolo di tenersi i numeri per sé, di negare il diritto ai numeri, di non lasciare i comandi del compuer magico a uno più bravo, in grado di garantire numeri adeguati per tutti.

È qui che nasce la leggenda del bambino geometrico. Noi oggi non usiamo più i numeri e non sappiamo nemmeno cosa fossero di preciso perché non abbiamo mai trovato negli scavi archeologici dei numeri antichi in buono stato di conservazione. I matematici moderni allevano gli scrompli per mutazionare i ghibrilloidi, ma sappiamo che a quei tempi, durante il periodo delle guerre e delle rivolte causate da una drammatica scarsità di matematica, diventò famoso il bambino geometrico, conosciuto anche come Signore delle sezioni coniche e Maestro dei piani proiettivi. Abbiamo trovato frammenti di pergamena che testimoniano la capacità di manipolare concretamente la matematica delle quali non è possibile a tutt'oggi trovare una spiegazione scientifica. Ci sono immagini, la più famosa è la cosiddetta Fonte della numerabilità, in cui il bambino geometrico crea nell'aria con le dita delle linee immaginarie dalle quali scaturiscono formule e numeri come dal nulla. Alcuni studiosi ipotizzano che il bambino geometrico non sia realmente esistito ma rappresenti una figura mitologica ideata per dare un significato mistico alla caduta di Algebrus e alla fine dell'età del magico, per infondere speranza a un mondo scosso dalle spiegazioni razionali, promettendo un futuro idealistico dove i numeri avranno un sapore e apparirà chiaro a tutti il significato delle forme geometriche.


(Parentesi critica: l'ultimo è un paragrafo di cesura, postilla per adulti, ex-fabula. Mi ha chiesto Dario nei commenti il perché di questa entrata nello specchio, un salto invasivo nel campo del lettore, un'aggressione alla sospensione dell'incredulità. Non c'è un perché, ci vedo un equilibrio disarmonico, un tradimento da pochi soldi, una rappresaglia del reale sul fantastico, un contagio logico che infetta il lettore/consumatore/fruitore spingendolo, è forse anche il caso di Dario, a chiedere se ci sia e quale sia un perché, a costo di restare, non potrebbe essere altrimenti, senza risposta.)



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