mercoledì 22 febbraio 2012

Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (47 di N)

Quando c'hai un figlio ti preoccupi di danneggiarlo sia agendo che con l'inerzia. Per esempio i professori se vogliono possono rendere la vita un inferno agli studenti perché sono stati irritati dai genitori. Per cui i genitori tendono a parlare sottovoce dei problemi e mandano avanti il rappresentante di classe, se ci riescono, altrimenti stanno zitti e subiscono. Un po' come dal medico, non vai a rischiare che si arrabbia e ti sbaglia le medicine o gli scappa il bisturi. O il vigile che ti può multare e poi sarà la tua parola contro la sue. I giudici. Il consorte. Alla fine sei tu contro il mondo intero e la questione della vita sociale è chiara: o ti adegui o rischi le conseguenze. Ci sono moltissime forme di potere che viene esercitato su di te direttamente o indirettamente, sia perché vuoi qualcosa che ti può venir negata sia perché potresti venire punito.

Se prendi in considerazione il fatto che la responsabilità del potere, qualunque esso sia, consiste appunto nell'impedire a se stessi di approfittare della propria posizione, ti accorgi che sono ben pochi quelli che meritano il potere che hanno, e che non ci sono strumenti per impedirlo. Siamo tutti bambini agli occhi di chi detiene un potere, qualunque esso sia, che sia concreto come il potere di metterti in castigo o privarti di qualcosa, o astratto come quello di influenzare l'opinione pubblica o scrivere leggi. Il successo, dentro a questa logica del potere, consiste nel passaggio dal lato dei bambini a quello degli adulti. Guardatevi intorno: siete circondati da bambini che cercano di ottenere il diritto di esercitare piccoli poteri da adulti. Chi è più infantile: quello che volente o nolente resta bambino o quello che diventa potente che lo meriti o meno?

Se ci pensate è molto più facile sopportare la responsabilità del potere se non viene percepita come fardello necessario dell'autorità. C'è del sadismo da bambino che brucia le formiche con la lente di ingrandimento, che avvantaggia l'amico, che dice bugie per divertimento, insomma siamo stati tutti bambini, sappiamo che diventare adulti significa solo smettere di fare i bambini. Solo che alcuni non smettono e non hanno il coraggio di ammetterlo, continuano di nascosto gestendo piccoli poteri, che sia fare aspettare qualcuno in coda, creare fastidi, procurarsi vantaggi mediante comportamenti disonesti. Quando c'hai un figlio capisci che è tipico degli adulti comportarsi da bambini senza darlo a vedere, perché i bambini non possono farlo, quando provano a mentire gli si legge in faccia la paura di chissà quali conseguenze, hanno un timore sacro del falso, del malvagio.

Per cui non è nemmeno un comportarsi da bambini, ma un fare tutto ciò di cui da bambini si aveva paura, come un vendicarsi contro ciò che da piccoli ci obbligava a sentirci in colpa senza motivo, perché da adulti non si ha più paura di niente, non si trovano motivi razionali a supporto di una morale qualunque che non implichi superstizione, ci si sente forti, indipendenti, sicuri, fino al giorno in cui appare una macchia sulle lastre o si sopravvive a un incidente potenzialmente fatale. In quel momento si capisce che in fondo tutta questa faccenda del diventare adulti, del vincere a tutti costi, dell'istinto animale che marca il territorio, conquista il diritto alla riproduzione con riti di corteggiamento o scontri violenti, insomma che la sensazione dei bambini di essere intimoriti di fronte alla potenza del buono del giusto del bello non è una limitazione, un impedimento a esercitare il diritto alla ribellione o quello all'oppressione legalizzata, no, quella dei bambini è una forma di libertà che si perde durante l'infanzia, una forma di passione volatile per tutto ciò che è semplicità, gioia, spontaneità, purezza, innocenza. 



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