venerdì 20 novembre 2009

Una vita fantastica (1)




Venerdì

Devo tenere questo diario per ordine della mia analista, Maria. Non è proprio un ordine, più un consiglio, lei indossa un foulard celeste e la sua mano ogni tanto lo accarezza, prima di fare una domanda, sorridendo, o darmi consigli come questo. Non per me, devo tenerlo per mia sorella, è lei che non sta molto bene, per questo siamo venuti qua, nell'agriturismo, in campagna, siamo qua per i suoi nervi, la sua psiche.

Rachele, mia sorella, ha un disturbo che la fa sentire felice, sempre. L'idea è che la campagna lombarda possa aiutarla a ritrovare se stessa. La nebbia, le vacche, il fango sulle scarpe, cose primordiali, la nascita la morte il ciclo della vita. Maria è convinta che possa servire, si accarezza il foulard, sorridendo, quando butta lì il consiglio del diario. Non so perché ma sono convinto che la mia analista non dica nulla di vero. No, non sto affermando che menta, magari consapevolmente. Solo che trovo impossibile l'ipotesi che non ci sia un filtro tra ciò che pensa e ciò che dice. Sono certo che esista tutta una catena di pensieri che subiscono un processo di distillazione nel percorso fra cervello e lingua. Questa cosa richiede molta fiducia, ma non ho scelta se voglio che mia sorella smetta di essere felice.

Quando siamo arrivati, stamattina, Rachele ha riso forte. Ha gioito in esclamazioni più che entusiastiche per tutto il tempo, come fa sempre di fronte a qualsiasi novità. Erano solo le nove del mattino e io già mi sentivo stanco all'idea di dover sopportare la sua allegria per chissà quanto tempo. Non guarirà mai, forse è per via di tale convinzione che mi arrabbio e mi sento frustrato quando sto con lei. Maria è stata categorica, la sua guarigione dipende anche e soprattutto da me, ha detto, fissandomi negli occhi con un sorriso, e non posso esimermi dalla responsabilità di contribuire al benessere di mia sorella. Devo starle vicino e tenere questo diario, scrivere ogni giorno almeno una pagina e spedirla la mattina dopo all'analista, per tenerla al corrente.

A me non piace niente di questo posto, Rachele invece ha già detto di voler restare qua per sempre. È un atteggiamento così irritante, dovunque la porti, qualsiasi cosa le mostri, a lei piace e dice di volerne ancora, per sempre. Le piace perché è brutto, la fa ridere perché è triste, non c'è modo di incrinare la sua felicità. A volte la invidio, vorrei anch'io non preoccuparmi di nulla, avere qualcuno come me che si occupi di procurarmi di che vivere. Sì, Rachele da sola non durerebbe molto, non riesce a tenersi un lavoro, la gente dopo un po' vuole che se ne vada, che porti via la sua felicità, che la nasconda almeno. Ha avuto diversi spasimanti ma sono scappati tutti, sopraffatti. Uno di essi l'ha anche picchiata, nel tentativo di spegnere quella luce divertita che ha nello sguardo, ma lei non ha versato neanche una lacrima, ha solo steso la mano in una carezza e ha sussurrato 'Ti perdono'. Lui è uscito di corsa di casa e dopo neanche cinque minuti il suo corpo smembrato sporcava i binari della metropolitana. Si chiamava Fabio, credo, o Mario, non ricordo.

I proprietari dell'agriturismo sono stati informati del problema di mia sorella e la signora Grenzi ha risposto che piacerebbe avercelo anche lei un problema simile, ma stamattina quando ha toccato con mano cosa significa essere come mia sorella la sua espressione spaventata esprimeva in modo chiaro quanto avesse cambiato idea. Niente è mai bello da vicino quanto sembra da lontano. Rachele si è sperticata in complimenti, 'Che bella cucina signora Grenzi', 'Che belle galline signora Grenzi'. La signora Grenzi in un primo momento sprizzava soddisfazione ma dopo un po', quando ha capito che avrebbe ricevuto complimenti a prescindere dall'esserseli meritati, ho notato l'ostilità emergere adagio sul suo volto rugoso.

Nessuno può capire davvero mia sorella, perfino io a volte faccio fatica. Maria, quell'unica volta che s'è tolta il foulard, ha detto che è tutta una questione di fede, che mia sorella è stata toccata dalla grazia, poi le sue labbra sono diventate sottili e il suoi occhi sono rimasti a lungo fissati su un rotolino di polvere nell'angolo. 'Tu credi in Dio?', mi ha chiesto continuando a guardare la polvere. Non ho risposto, ho avuto paura di dare la risposta sbagliata. È stata zitta ancora un po' e ha insistito: 'Tu sei religioso?' Ho pensato che fosse meglio lasciala sola, ho preso il cappotto e me ne sono andato.

Domani andremo giù in paese, quasi cinque chilometri a piedi su strada sterrata, anche le passeggiate, in teoria, dovrebbero avere un qualche effetto sulla psiche di mia sorella. Mi chiedo se ci sia un ufficio postale in questo posto o solo una buca per le lettere. Non so quanto potrò resistere, ho sempre detestato la campagna, la natura in generale. Qua la roba è sporca o puzza, o entrambe le cose. Ci sono animali, ci sono funghi muffe parassiti. Non posso lavorare in condizioni simili, non riesco a scrivere senza le mie cose intorno, non pensavo di sentire la mancanza del mio studio dopo nemmeno un giorno.

Rachele è venuta nella mia camera poco fa, interrompendomi. Lei ha parlato, io ho ascoltato. Funziona così fra di noi: lei ha sempre qualcosa da raccontarmi e io mai niente da aggiungere, e comunque lei non mi starebbe a sentire. Ha fatto una lista delle cose belle che sono successe oggi, mi ha detto di scriverle nel mio libro. Non sa che non è un libro questo, ma il diario per aggiornare la sua analista, la nostra analista, ma se anche lo sapesse non farebbe differenza, mi chiederebbe comunque di scrivere la sua quotidiana lista di cose belle. Tempo fa l'accontentavo, avevo ancora la forza di credere anch'io che fossero cose belle di per sé, e non solo per come lei le intendeva. Mi ha chiesto se doveva ripeterla, la lista, o se l'avevo memorizzata. Ho risposto come sempre di averla memorizzata, quando invece cercavo solo di capire cosa ci fosse di brutto in ogni singolo elemento, per difendermi da un ipotetico pericolo di contagio, sono terrorizzato all'idea che ci sia un fattore genetico, che un giorno finirò come lei. Ringraziandomi con un bacio sulla guancia, Rachele è andata a dormire, 'Non vedo l'ora che sia domani'.

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