mercoledì 27 aprile 2011

Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (39 di N)

Quando c'hai un figlio l'asilo chiude per le vacanze pasquali e, se non sei un padre assente che in casa non fa niente, uno di quegli uomini che gli basta portare dei soldi a casa e nessuno gli dice mai niente, anzi, gli fanno grandi sorrisi e gli preparano il caffè, all'inferno quotidiano dell'uomo moderno che prende solo calci nei denti si deve aggiungere il bonus figlio in vacanza. Il padre assente e tradizionale di cui sopra non ha la più pallida idea della fatica che comporta seguire un figlio in età prescolare, senza aiuto, giorno e notte, per l'intera durata delle vacanze pasquali. La prova per capire se siete stati bravi è il pianto da rientro: se dopo le vacanze, alla riapertura dell'asilo, il bambino piange e dice 'ti voglio bene, voglio stare con te', allora il test del papà è superato. Se vi congeda come farebbe con un attacchè forse è il caso di rielaborare la strategia parentale. Un altro segnale è il fatto che anche tu debba ritrovare l'abitudine a non avere intorno tuo figlio. Il senso di colpa che si prova stando davanti al computer, con la barba lunga, rimandando la doccia, con tutto il tempo che si vuole per bersi un caffè, senza tuo figlio a richiedere il tuo aiuto o semplicemente la tua attenzione. Quando c'hai un figlio una delle cose che cambiano è che la tua attenzione viene monopolizzata con le stesse facilità e naturalezza che un figlio utilizza per stringere nel pugno il cuore del padre fin dal primo giorno di vita.

Per venire incontro agli uomini che vivono il matrimonio nei panni di un riverito ambasciatore del libero stato di maschio nell'impero di gineceo, posso offrire la mia esperienza pluriennale nel campo della paternità con puro spirito di liberalità. Gita al museo naturale di Bergamo alta, ingresso gratuito, aperto anche i festivi, con divertenti proposte congegnate pensando ai bambini. Gita al parco naturale in valbrembo. Tutte attività che non siano il solito andare a fare la spesa, cucinare, pulire, passeggiate in bicicletta, visite alle maltenute e deprimenti zone giochi dei parchi pubblici, per la piscina è ancora presto e un po' di attività con colla vinilica ci sta sempre. Il consiglio più classico che c'è: quando tuo figlio è stanco e si addormenta approfittane per dormire un po' anche tu, non pensare che a te serve meno riposo perché sei adulto, che potrai concederti di dormire in un altro momento perché hai più autonomia di un bambino; il momento per dormire è questo, se non dormi adesso scoprirai presto e a tue spese i problemi che vengono innescati da una carenza di sonno prolungata. A meno che tu non sia un padre a tempo pieno, in tal caso ringrazia il tuo dio e la moglie la mamma i suoceri e l'eventuale servitù, ma anche no, ad esempio io non scambierei la tua comodità e serenità, la tua cattività inconsapevole, col mio essere padre 24/24 7/7 365/365.

Alcune cose che sono successe in questi giorni. Elia che grida “Ho imparato!” dopo che è stato in equilibrio sulla bici per due secondi, due di numero, attimi di esaltazione durante i quali ho staccato le mani rischiando di vederlo rovinare a terra. Abbiamo tolto le rotelle, abbiamo indossato le protezioni, siamo andati al campo di marte per usare il vialetto di terra battuta al posto dell'asfalto. A un certo punto non sapevo se preoccuparmi seriamente per il suo futuro o se continuare a ridere della totale assenza di padronanza tecnica sul mezzo. La schiena dolorante, un dito ferito per salvarlo al volo da una caduta rocambolesca dalle conseguenze dolorose, e lui che grida “Ho imparato! Hai visto, papa? So andare senza rotelle!”. Rido, mi fa ridere, ridiamo insieme dalla mattina alla sera, se non ci fosse che motivi avrei per ridere? Nessuno, a mente fredda non me ne viene neanche mezzo. Come alla Rocca di Bergamo alta, dopo che mi chiede se non sia meglio fare una salita in discesa che una discesa in salita, dopo che abbiamo evitato di incrociare lo sguardo dei terrificanti mimi di strada, altrimenti chiamati i finti mininimi, gli umanoidi scarichi, i fantocci bloccati, i mimiminimi, dicesi quando un mimo è al minimo, e si rivolge a un turista dicendo 'Lo sai che questi cannoni sono tutti senza palle?', e al conducente della funicolare gli fa i compliemnti, gli dice 'Bravo signor conducente' dopo che a me per tutto il tragitto ha detto 'Vedrai, ora si ferma e ci butta di sotto', e nell'orecchio, bisbigliando, per non spargere il panico 'Ce l'abbiamo noi due il paracadute?'.

Il leone di marmo, di fianco al battistero fitto di santi e putti barocchi, afferma di essere un bravo bambino e che il leone non gli morderà la mano perché io gli ho fatto credere che i bambini cattivi, oh, se fossi un bambino cattivo la mano non ce la metterei, girano voci su questo leone, per nulla rassicuranti, e lui ce la infila, e quando faccio finta che invece a me la morda mi dice non ti preoccupare, papa, il leone è guasto, si è sbagliato, tu non sei cattivo. Al museo abbiamo disegnato il nostro vecchio amico allusauro, 'Ciao allosauro, è un po' che non ci vediamo', gli abbiamo messo un radar in testa, azzurro, e un razzo sulla schiena, viola, e una bocca che si capisce subito quanto è felice l'allosauro di spiccare il volo. Nel bagno del museo non ha tenuto giù il pisellino e ha pisciato dappertutto, con me che mi sforzavo di rimproverarlo, a beneficio di eventuali testimoni, di chiedergli con voce severa come mai non lo avesse tenuto giù, il pistolino, e lui a dirmi scusami, è stato un incidente, mi sono distratto, adesso come facciamo a pulire?, mentre diventa sempre più difficile impedire alla mia bocca di scoppiare a ridere forte, non invidiarlo e sollevarlo in gloria per aver compiuto anche in mio nome una delle moltissime cose che a me non è più concesso fare, neanche per sbaglio.

Fermarsi a guardarsi intorno, sono cose che non si fanno più da grandi, si tende a guardare per terra, a guardare le facce di sbieco, le vetrine, i cartelli, quando ci sono torri a fare a gara fra i tetti, una di esse innalzata per avvicinare il proprio santo al cielo più di quanto lo sia il santo della chiesa nel quartiere adiacente. E cercare lo scompartimento delle batterie nel carrarmato utilizzato in abissinia e messo a riposare nell'erba, perché i bambini ci si arrampichino sopra fingendo che sia il robot giocattolo con le batterie scariche caduto dalla tasca di un titano. Sentire profumo di pane e dire 'Sento profumo di pane?', di carne alla griglia e dire 'Sento odore di cibo che brucia?' Osservare le statue, battere la mani al musicista di strada, ipotizzare il significato degli stemmi, indicare le lancette sui campanili e tapparsi le orecchie quando partono le campane. Quando viene sera guardare insieme i cartoni animati, giocare col lego, con le biglie, con i mostri, risolvere casi di enigmistica, leggere libri o fumetti tirando fuori le voci e gli accenti. L'uomo ragno con l'accento russo, cinese, tedesco, spagnolo, e con tono infantile o senile, con strascichi dialettali, con tono isterico, ipnotico, etilico, con la cantilena del rapper.

Che quando tocca a lui non sa ancora leggere e si inventa i dialoghi, ascolto come se un angelo mi stesse portando messaggi in codice associabili a modi diversi di rivelare lo stesso segreto. "Stavo mandando una cartolina ai cattivi. Gli ho scritto: Un giorno vi ucciderò", "Io non faccio parte del tuo destino, capito? Sono Silver Surfer, quindi non lamentarti", ‎"Voi siete pazzi: è partita la bomba della distruzione. No, noi siamo fatti così, distruggiamo i pianeti", "Visto che tu hai il fumo nella pancia, entrerai a far parte della mia collezione; anche se sei ancora vivo non ho voglia di spazzarti via."

‎"Mi dici chi sono?"
"Tu sei quello che ha ammazzato i supereroi."
"Lo so, ma non mi sento bene."

Nessun commento: