mercoledì 14 aprile 2010

Illusioni.

A un certo punto si deve smettere di avere paura. Quando sono troppi i possibili rischi da fronteggiare bisogna accettare l'impossibilità di ottenere o mantenere il controllo. Il che non significa agire da irresponsabili correndo incontro al pericolo. È un passaggio molto difficile, innaturale, quello che implica il passaggio a un atteggiamento passivo, di accettazione. Stoicismo, epicureismo, sono molteplici le correnti filosofiche che nel corso del tempo si sono occupate del modo migliore di porsi nei confronti della realtà. In seguito abbiamo abbandonato la questione concentrandoci sull'ontologia, la fenomenologia, l'epistemologia.

Per quanto ci riteniamo progrediti abbiamo invece gli stessi identici problemi che assillavano gli antichi. La vita è più lunga ma continua a finire, prima o poi. Ci sono più medicine ma permangono malattie incurabili, anzi, ce ne sono di nuove. Il lavoro è meno pesante ma in compenso lavoriamo di più. Abbiamo tolto un volto alle divinità ma continuiamo a venerare cose come la fortuna, il successo, la bellezza, l'amore, la creatività, e a disprezzare l'invidia, l'odio, la crudeltà.

La paura, dicevo, tralasciando tutti gli altri aspetti vorrei concentrarmi sulla paura. Deridiamo le paure degli antichi come forma di sciocca superstizione. Eppure sono paure identiche alle nostre attuali, hanno solo cambiato nome. I pericoli che l'uomo teme sono sempre gli stessi e col passare del tempo al posto che diminuire aumentano. Ad esempio venir colpiti dal fulmine, naturale o di Zeus, è poca cosa di fronte a un asteroide che incrocia l'orbita terrestre. A ben vedere gli antichi erano protetti dalla loro ignoranza, più cose impariamo e più ci rendiamo conto di essere fragili e indifesi.

Lo stratagemma delle divinità e dei miti, oltre a incentivare un comportamento improntato all'etica, ci davano uno strumento per ricevere protezione e benevolenza. Oggigiorno non abbiamo più neanche quella, ci restano solo i nostri sforzi e la fiducia nella scienza e nello sviluppo tecnologico. Il commercio con potenze soprannaturali, in cui si viene premiati o puniti e ogni comportamento è soggetto a un giudizio divino, è cessato. L'unica fonte morale adesso è l'individuo e l'unica punizione può venire da un sistema giuridico che deve stabilire cosa è reato, trovare il colpevole, dimostrare la colpa, non punire ma avviare un processo di riabilitazione e reintegrazione nel tessuto sociale.

Non abbiamo più modo di dialogare con qualcuno che governa l'universo, col potere di infliggerci punizioni o salvarci da sofferenze ingiuste. Dio si è fatto uomo ed è morto, realizzandosi nella Storia. Ora dobbiamo far conto solo su noi stessi, sulle nostre scarse capacita di aiutarci a vicenda, niente più interventi dall'alto. Facciamo una piccola lista delle cose che ci fanno paura e che solo una divinità potrebbe aggiustare. Il sole morirà, il riscaldamento globale è ormai un processo irreversibile, terrorismo, bombe nucleari, crisi economiche, carestie, inquinamento, specie animali in pericolo, ecosistemi distrutti, un lampo di raggi gamma proveniente dal collasso di una stella nello spazio basterebbe a provocare un'estinzione della vita sul nostro pianeta, la luna si allontana, lo spostamento dell'asse di rotazione della Terra di qualche grado significherebbe una nuova glaciazione, terremoti, vulcani, epidemie in grado di decimare la popolazione mondiale nel giro di qualche mese.

Abbiamo così tante cose di cui aver paura che non riusciamo più a razionalizzare. Il meccanismo che governa tutti gli animali, uomo compreso, è il cosiddetto attacco-fuga. Di fronte a una situazione di stress il cervello attiva la produzione di molecole finalizzate a potenziare i muscoli. Nel giro di qualche secondo si deve prendere una decisione fondamentale: scappare o reagire. Se non si prende la decisione si entra in stato di shock, si va in corto circuito. Come stiamo reagendo di fronte a tutte le nostre paure? Stiamo scappando nell'ignoranza, volontaria o involontaria, che proteggeva gli antichi? Stiamo reagendo tornando a chiedere l'aiuto di potenze superiori? Siamo in corto circuito, come quelli che si fingono morti per ingannare il predatore?

Alcuni suggeriscono di imparare a convivere con le proprie paure. “L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa”? Ma la paura è un meccanismo fondamentale per la sopravvivenza. Impedisce azioni avventate, suggerisce prudenza, innesca riflessioni e sforzi tesi a neutralizzare i pericoli. L'unico problema è l'orizzonte temporale. Per l'uomo qualsiasi cosa perde di interesse se non sta per accadere entro un limite di tempo con un'alta percentuale di probabilità. L'attacco-fuga non si accende se la fonte di stress si presenterà in futuro lontano o imprecisato. Anche questo serve a sopravvivere, se così non fosse saremmo in uno stato di perenne agitazione in attesa della morte.

Qualsiasi sia la scelta, è sbagliata. Forse è la teoria di Darwin in azione nella Storia: gli esseri umani si devono adattare ai cambiamenti nell'ambiente del sapere modificando il loro modo di utilizzare l'intelligenza. Ma esiste davvero un'evoluzione in grado di affrancarci dalla paura? O l'antica soluzione di postulare il divino rimane la strategia più efficiente?

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