lunedì 20 dicembre 2010

Le cose che cambiano quando c'hai un figlio (33 di N)

Quando c'hai un figlio a un certo punto ti trovi a decidere quali consigli dare. Capisci che qualcuno all'asilo lo chiama ciccio per via che è in carne, non serve essere obesi, basta avere un po' di pancetta e c'è chi lo prende in giro, quando tuo figlio ti dice i miei capelli non sono lunghi, i miei capelli non sono da femmina e tu hai solo detto che è di nuovo ora di dare una spuntata, allora chiedi chi ti ha detto che hai capelli da femmina? I bambini sono così, non lo fanno con intenzione, per ferire, come fanno gli adulti. I bambini ti vedono che magari hai le orecchie a sventola e ti chiamano orecchione, ti chiamano Dumbo, sarebbe strano se facessero finta di niente, ti stringessero la mano, commentassero la prima pagina dei quotidiani. Se tuo figlio ha un difetto verrà preso in giro, punto, non c'è niente che tu possa farci. Soprattutto non c'è niente che tu debba farci se non sperare che sviluppi rapidamente la pellaccia di chi incassa e, quando pensa di aver incassato abbastanza, restituisce con gli interessi. Se incassa di tutto senza mai reagire verrà fatto santo o si farà esplodere in un centro commerciale.

Come reagire, questo gli devi insegnare. Ti ricordi quando eri bambino e sai che se lasci capire che qualcosa ti urta i nervi c'è la forte possibilità che quella cosa venga ripetuta fino a strapparti dal cuore ogni tipo di sentimento. Ignorare è una buona strategia ma passi per debole, è come suggerire di aumentare la dose, lanciare un invito anche a chi fino a poco aveva paura di te a tentare qualcosa di piccolo per poi passare a cose più serie. Le dinamiche sono identiche a quelle che regolano le interazioni fra gli adulti, solo che i bambini non ricorrono a ipocrisie, sotterfugi, menzogne. I bambini sono più simili a un branco di animali che accerchiano una preda fisicamente, senza ricorrere a espedienti più o meno sofisticati. Cosa consigliare a tuo figlio? Vuoi che diventi un compagnone, uno che sta al gioco, che regge gli scherzi, che ride di se stesso e accetta ruoli subalterni nel branco pur di evitare conflitti con i più aggressivi e dominatori? O vuoi che si faccia rispettare anche se questo significherà creare un branco suo o finire isolato? Cos'è meglio?

Così a mio figlio ho detto: se qualcuno ti prende in giro tu digli di smetterla. Se gli dici di smetterla tante volte e quello non smette tu digli uè macaco torna nella giungla. Se ancora non smette digli conto fino a tre se non smetti ti mando all'ospedale. Se ancora non smette riempilo di botte finché non ti prega di fermarti e giura di aver capito. Mi hanno detto tutti che ho sbagliato e allora gli ho detto se qualcuno ti prende in giro lascia che continui fino a quando riesce a convincerti di avere ragione, di avere il diritto di trattarti male. Mi hanno detto che ho sbagliato anche con questo consiglio. Per questo sostengo che quando c'hai un figlio a un certo punto tanto vale che decidi tu che consigli dare, o magari stai zitto o dai un consiglio a caso, tanto i consigli che dai a tuo figlio verranno sempre considerati sbagliati. I padri devono dare consigli di nascosto, bisbigliando, e in seguito negare di averli dati.

Quando c'hai un figlio a Natale c'è la recita. Quest'anno Elia ha fatto il re magio. I re magi erano tutti e tre bianchi e hanno cantato e ballato. Elia era in mezzo agli altri due re magi, entrambi più alti di lui, e le braccia di questi gli finivano davanti alla faccia per motivi di coreografia. Lui stava attento a non infastidire, limitava lo slancio delle braccia verso l'esterno, e gli altri no, con grande spontaneità invadevano il suo spazio senza che lui ne risultasse infastidito. Ecco, più che altro mi ha rattristato il vederlo accettare come normalità un atto di sopraffazione, di certo semplice e involontario, sicuramente privo di chissà quale significato. Solo che mi vedevo in lui, gli dicevo scusa se ti ho passato i miei geni, anch'io come te preferisco fare un passo indietro piuttosto che lottare per il diritto a sbracciarmi come tutti gli altri. Se fossi capaci di convincerti che sbracciarsi più degli altri è importante, dà senso alla vita, farei in modo di insegnartelo. Ma purtroppo penso che siano poche e molto diverse da questa le cose davvero importanti.

Elia schivava le braccia degli altri re magi, cantava con l'entusiasmo di chi sta facendo qualcosa esattamente come gli è stato richiesto, non come chi esegue il compito senza trovarci nessuna motivazione, alcun appagamento. Quando è finita ha pianto, molto sollevato, ha chiesto adesso andiamo a casa? Gli ho detto sei stato bravo, bravissimo. Lui ha detto tu da piccolo facevi le recite? Ho iniziato a ricordare e ho smesso subito, schifato, ho detto sì, le facevo. E tuo papà veniva a vederti? Sì, penso di sì, non mi ricordo ma son sicuro di sì. Ma il tuo papà dov'è? Quando c'hai un figlio devi decidere in ogni momento cosa dire e cosa no, che si tratti o meno di consigli. È morto, è al cimitero. È in cielo, con gli angeli? Sì, in cielo, come ti pare. Dorme con le x al posto degli occhi? Sì, ha anche le x. Ma tu sei il mio papà? Sì, e tu il mio bambino. Ma anche tu allora dormi e poi hai le x sugli occhi? No, io no, io sono un papà diverso dagli altri, io non muoio. Ah, bene, dice lui. Posso mentire a un bambino, penso, anche se è mio figlio, penso, non è così difficile. Quando c'hai un figlio se decidi di mentire non sarò certo io a fartene una colpa.

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