giovedì 29 marzo 2012

Il crocevia dei sognatori (003)


Il Cacciatore le chiede Soffri l'instabilità? e Jilbert fa di no con la testa, mentendo, tenendosi aggrappata allo stipite, lo sguardo puntato al macello sul tavolo. Vieni dentro, se vuoi, dice il Cacciatore, Siediti dove preferisci. Jilbert muove qualche passo e cade su un ginocchio, si rialza di scatto e si lancia verso la branda, notando solo adesso che l'insieme degli odori non è così fastidioso. Il cacciatore dice Finisco, se non hai niente in contrario, prima che si asciughi. Il sangue, forse si riferisce al sangue, ma non può essere perché non c'è sangue, l'animale con le ali aperte, inchiodate al banco, espone le costole e Jilbert è convinta di veder battere il cuore, ma non c'è sangue. È un lavoro pulito, dice Jilbert, solo per fare conversazione, per essere gentile. Il Cacciatore si gira a guardarla e trova qualcosa che lo soddisfa negli occhi di Jilbert perché annuisce e torna a piegare il fil di ferro, a collegare e incastrare e spingere e tenere a freno. Alla finestra il mondo ondeggia, un moto armonico, costante e uniforme, ipnotico, soporifero. È bella la tua casa, dice Jilbert. È sempre sul punto di cadere, dice il Cacciatore, ti devi lasciar cullare, ti devi fidare di lei come un infante e pregare che non ti lasci andare, che non si lasci andare. È vero che alcuni cavi sono agganciati oltre la fine del mondo? Il Cacciatore ride, dice Mi sei simpatica, ride, dice Sei qui per trovare domande o per avere risposte? Jilbert ha paura, non vuole che il suo cuore batta sotto gli occhi del Cacciatore, dice Non lo so, è stato il Guercio, è sua la colpa, mi ha detto lui di arrampicarmi sul tetto e salire fin qui, ha detto che devi dirmi una cosa importante, insegnarmi speciali tecniche di bracconaggio.

Lo zio non la smette più di parlare. Fa sempre così, arriva e va avanti a parlare fino a quando non riceve soldi o promesse, fino a quando si ubriaca o viene aggredito da una crisi senza nome. È passato troppo tempo, Suzan, ho bisogno di quei soldi, sta dicendo alla madre di Jilbert. Non sopporta il rumore che fa il nome della mamma quando viene storpiato, vorrebbe gridare Esse, Susan con la esse, non con la zeta, ma rimane zitta e composta, come le è stato chiesto di fare. Solo voce bassa, solo gesti fluidi, solo cose belle, questo ci si aspetta da un oracolo, questo devi tenere a mente se vuoi che la gente ci paghi per ascoltare il futuro. Sì, mamma, lo terrò a mente. Lo zio dice non sono io il padre, non sono responsabile delle tue decisioni e nemmeno di quelle del governo. Susan ascolta paziente e gli rabbocca la caraffa. Jilbert rivive la scena che ha già visto dal Guercio, al crocevia dei sognatori, pensa adesso dirà del mio vero padre e della fazenda. Lo zio dice non sono io a decidere che vengano aboliti i sussidi statali alle Fattrici del popolo, non sono io che elettrifico le recinzioni delle fazende e non recluto più il lavoro dei vecchi. Non sei vecchio, dice Susan, è solo una fase economica, e lo sai che se avessi dei soldi ti rimborserei. Lo zio fa un sorriso finto, dice Non sai nemmeno chi sia il donatore, ti sembra normale che una bambina faccia oroscopi così precisi? Lo sai cosa si dice in giro? Susan stringe le labbra, dice Sono cattiverie e basta, nessuno ci farà del male perché diciamo alla gente che succederanno cose belle, non è illegale. Cose belle come quelle che predice a me?

Solo cose belle, si raccomanda Jilbert, sennò la mamma si arrabbia. Il Guercio batte l'unghia del mignolo sulla ceramica della tazza e fa quello che ci sta pensando sopra, poi dice Morte? Jilbert ride, dice No, morte non viene presa bene. Ferite purulente? Nemmeno! Cose belle, amore, fortuna, Jilbert si alza e piroetta fra i tavoli andando a infastidire il donnone che sta apparecchiando per la cena. Scusa Capa, dice Jilbert. Vendetta? Il Guercio alza la voce per farsi sentire da lontano. Nemmeno! Voi due cominciate a darmi sui nervi, dice la Capa, poi non dite che non vi avevo avvisato. Lasciami andare, non ho fatto niente! La Capa solleva di peso Jilbert tenendola per i vestiti, si avvicina al guercio e lo afferra per la barba. Lasciami andare, non ho fatto niente! Dice il Guercio imitando la voce della bambina. Non mi fai ridere, e tu, rivolta a Jilbert, non dovresti nemmeno essere qui. Deposita Jilbert sulla soglia della locanda, spinge fuori in malomodo il Guercio e si chiude i battenti alla spalle con rumore di schianto. Il guercio si siede e batte la mano per terra, accanto a sé, invitando Jilbert a fargli compagnia, poi dice hai la'ria di essere il tipo a cui piacciono i tesori. Che tipo di tesori, chiede Jilbert. Le cose belle, dico bene?, ma te le devi guadagnare, domani arriverà lo zio e ci sono cose che non vuole sentire, dico bene? Jilbert annuisce, Non vuole sentire niente, a prescindere, penso che mi odia, è possibile che mi odi? Il Cacciatore sa come trovare risposte a domande del genere, io sono più interessato ai tesori e alle filastrocche. Ti piacciono le filastrocche?

Lo zio non la smette più di parlare. È passato alla fase dei rischi, dei se e dei quando. E se mi ammalassi e non potessi più mettermi in fila per le necessità quotidiane dell'opificio, ora che hanno trincerato le fazende e i vecchi come me non hanno più scelta. Non sei vecchio, dice Susan versando mistura. Sai perché dice che è vecchio? Suzan, dille di stare zitta. Jilbert pensa Non vuole sentire, pensa Mi odia. E se la scoprissero e te la portassero via? Ci hai pensato? Sai cosa si dice in giro su di lei e i suoi poteri? Lo zio dice poteri come se dicesse la fatina dei denti. Sei perché dice poteri in quel modo? Susan alza l'indice per intimarle il silenzio. Lo zio dice fino a quando pensi di riuscire a tenerla a bada, Credi davvero di poterla controllare? Di poter ripagare i debiti? Susan dice adesso basta, perfavore. Lo zio dice pensi che tutto possa andare avanti per sempre? Che in qualche modo le cose alla fine si sistemano per il meglio? Susan si porta le mani alle orecchie, singhiozza, dice Ho capito, Lo so, Smettila. Jilbert si alza e dice Solo cose belle. Stai zitta, ordina lo zio. Jilbert dice tu oggi stai per andare davanti a una vecchia che ti strizzerà le palle ridendo di te. Falla stare zitta, dice lo zio. Dici di essere vecchio perché la tua produzione di seme si è ridotta e l'infermiera con la faccia rugosa ti strizza le palle fino a farti male solo per deriderti meglio. La senti, Suzan, ti sembra normale? Tu dici poteri in quel modo perché hai conosciuto il Cacciatore e sai che un giorno si metterà a seguire le tue impronte, zio, verrai braccato, soffrirai, chiederai perdono anche per le colpe altrui. Lo zio alza la mano per colpirla ma non ci riesce, sospira e dice Suzan, l'hai sentita, renditi conto. Con la esse, pensa Jilbert, non con la zeta. 



(nell'immagine 'Wrong impression', un'opera frattale di Hal Tenny)

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