venerdì 16 marzo 2012

Squadra del cuore

La mia squadra del cuore è la stessa del mio papà, dei miei fratelli e di uno dei miei nonni, l'altro nonno quando viene a guardare la partita da noi allora lo prendiamo in giro tutti assieme e lui sorride e va in cucina o in bagno e quando torna rimane appoggiato alla porta per capire se abbiamo smesso o ricominciamo. La mia squadra del cuore l'ho scelta l'anno che ha vinto ma poi l'anno dopo ha perso e ormai l'avevo scelta, papà dice che non si può più cambiare, che non è come sposarsi o farsi prete, quando scegli la tua squadra del cuore rimani tifoso per tutta la vita. Ho comprato la divisa completa, ho scelto la maglia col numero cinque perché il giocatore col numero cinque quando è morto c'è stato un grande funerale bellissimo e siamo andati a sbandierare e suonare le trombe e mi hanno fatto mettere il pallone sulla bara che io pensavo che me lo ridavano, era un pallone di cuoio che l'ho chiesto per un mese prima di riuscire a farmelo regalare, e invece se lo sono tenuti, l'hanno messo nella tomba col morto e me ne hanno regalato uno nuovo, però di gomma, e io da allora ho deciso che tutta la vita il cinque sarà il mio numero del cuore.

La mia squadra del cuore è la più ricca e famosa del mondo, siamo campioni dello sport più ricco e famoso del mondo, è lo sport che piace a tutti fin dalla nascita e lo conoscono anche in nel deserto dei gobbi, per dire, o gli esquimesi ci scommetto che pure loro ci giocano, sul ghiaccio, non fa niente, il modo lo trovano gli scienziati perfino nello spazio, sulla luna i marziani ci giocano. A me piace soprattutto quando sono da solo in camera a fare i compiti per la scuola e mi sento triste e arrabbiato che non posso uscire a giocare col pallone allora penso che non sono l'unico, che ci sono milioni di bambini come me che sono i miei compagni di squadra, come una grande famiglia, se un giorno avrò bisogno di qualcosa ci saranno un sacco di tifosi come me pronti a dare una mano a uno che il suo pallone è nella tomba del numero cinque, perché il mio papà dice che sono andato in televisione e adesso mi conoscono tutti, sono famoso come una mascot, che sarebbe un pupazzo simpatico, e quando risponderanno alle sue lettere e telefonate diventerò una star e non finirò a grattare biglietti della lotteria come il nonno, quell'altro.

La mia squadra del cuore sono contento che mi fa sentire normale, che non sto facendo lo speciale da solo, che non sono diverso dagli altri, non faccio il chi ti credi di essere. Siamo speciali e migliori noi tutti della squadra, non è brutto come essere l'unico con la pelle verde o il nonno che ha scelto la squadra sbagliata quando era piccolo e adesso per tutta la vita gli tocca scappare a nascondersi in bagno quando gli altri lo prendono in giro. Se hai la pelle verde ma tifi per la mia squadra allora per me sei normale, tvb, amici per sempre, è quello il bello della squadra che piace a tutti di uno sport che piace a tutti, non è come una squadra che non piace a nessuno o di uno sport che lo racconti e non sanno di cosa stai parlando. Le regole sono anche facili da capire. Quando segnano gli altri si deve gridare non vale, quando sbagliano i nostri si deve gridare non è vero, quando qualcuno parla bene della tua squadra lo aiuti quando parla bene di un'altra squadra, o peggio ancora parla male della tua, allora non lo aiuti o se vuoi lo danneggi, così ti sfoghi il nervoso che tanto se lo merita, così capisce che da bambino ha sbagliato a scegliere la squadra giusta del cuore.

All'inizio non avevo capito bene, mi sembravano un po' matti a trattare lo sport come se fosse importante. All'inizio pensavo che era per ridere, per giocare, poi il papà mi ha mandato a fare gli allenamenti e se giocavo bene mi riempivano di botte nelle gambe. Se giochi male ti cacciano, se giochi bene ti picchiano, il segreto nella vita è giocare così così, non farsi calpestare e non mettersi in mostra, nonno quello occhei mi ha spiegato che la strada è scuola di vita. All'inizio c'è stato un periodo che mi faceva schifo, mi sembrava che gli altri si divertivano più di me. Mi ricordo un giorno che odiavo la partita, mi sentivo uno scemo a tirare i calci al pallone, mi credevo obbligato a giocare, a fare gol anche se non ne avevo voglia. Ho vomitato in mezzo al campo e ho immaginato che potevo sputare acido come certi draghi che ho visto dentro a un film. Ho immaginato che attaccavo a spruzzare acido e non la finivo più, facevo sciogliere il pallone, ma anche mentre ero lì a godermi lo spettacolo nella fantasia del mio acido a corrodere palla campo squadra sport numero cinque, il cervello mi ha mostrato alla fine una pozzanghera che ero io, non ero riuscito a sciogliere un bel niente a parte me stesso, ma ero contento così, ero una pozzanghera felice. 




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