giovedì 6 maggio 2010

UTM.

Il grande giorno. Il trapiantato J sembra smagrito sotto le forti luci che illuminano il palco, ha dei solchi sulla faccia che producono ombre. Ha occhiaie profonde, ha rughe marcate, ha le pupille velate e gli occhi lucidi, smerigliati a pasta fine. Il trapiantato J era il prodigioso J tanto tempo fa, quando presentò il progetto Una Tantum Machine che aveva solo trent'anni, si parla di sette organi fa ormai, di cui uno trapiantato due volte per rigetto. L'ex prodigioso, il trapiantato J, fonte di ispirazione per intere generazioni, innovatore del marketing, il cultore di aspettative infondate. Eccolo pienamente illuminato, la pelle tirata sugli zigomi, chiazze grigiastre dove una volta c'erano capelli. Sorride perché è arrivato il grande giorno.

Se ne parla da anni. Perfino la candida M, con la sua impermeabilità alle mode così ostentata, nasconde, nella borsetta ricavata da materiale di scarto dell'industria del pollame, una riproduzione in scala dell'ennesima UTM, dalle forme perennemente ipotetiche, con numero di versione sbalzato a caldo in un'apposita nicchia. Gli analisti prevedono dieci milioni di esemplari venduti entro una settimana da oggi: il grande giorno è arrivato. Il mondo osserva, le telecamere indugiano sulla bocca del trapiantato J, che non parla, si gode il brusio che inonda il palco, che gli solletica i piedi. La bocca del trapiantato J, le gengive che si ritirano sui fragili denti rimasti. Le gente lo adora, perfino lo scorbutico K, nonostante i suoi articoli ostili e le infiammate detrazioni, si vede da come si tormenta le mani.

Lo scorbutico K e tutti quelli come lui, soldati della dissimulazione, coi loro titoli sprezzanti - Dov'è la UTM? - e le loro teorie complottiste - Esiste solo nei sogni! - e il remare contro per continuare a incassare gli assegni di società concorrenti. Oggi stanno zitti, si tormentano le mani. Il trapiantato J schiocca le dita e si apre il sipario. Eccola lì, l'UTM, luccica da miliardi di angolazioni, come una pietra preziosa, come una galassia. L'origine e la fine di un'epoca. Il sentimento dominante è la paura. La gracile F, con l'incantevole tonalità di voce che l'ha condotta alla fama, emette un verso impossibile da interpretare usando criteri umani. Il placido V per la prima volta sperimenta nuove emozioni, si sente atterrito e sconvolto, aggrotta le sopracciglia e il dettaglio sarà oggetto di discussione per mesi sul sito dei suoi fan giapponesi.

La domanda inespressa è: cosa faremo adesso? Di cosa parleremo? Giornali, documentari, libri, adesivi per paraurti - UTM atterrerà nel mio giardino - magliette - UTM, io so cos'è, chiedimelo - prototipi in miniatura non autorizzati, tazze da caffè, giocattoli per bambini con centinaia di pezzi da assemblare in modo casuale, programmi di simulazione sui possibili effetti di possibili malfunzionamenti, esperti chiamati a esporre congetture sui principi teorici, opinionisti, economisti, modelle per campagne pubblicitarie mirate a incrementare il numero delle prenotazioni a scatola chiusa. Adesso che l'UTM uscirà dall'immaginario collettivo e diventerà un utensile di uso comune, come riusciremo a sopravvivere?

Il trapiantato J aveva previsto anche questo, raggomitolato nella capsula di ionizzazione cataplasmica, convinto di morire di lì a poco, si era confidato con la fedele W, seduta composta nell'immancabile grembiule a circuiti stampati, convinta di fare presenza dovuta al capezzale del suo unico amore. La fedele W aveva sentito i brividi in porzioni di epidermide che non ricordava di avere dai tempi del liceo, quando il non ancora trapiantato ma prodigioso J le aveva fatto scoprire l'effetto dell'energia elettrostatica senza palesare i retroscena dell'abuso. Non c'era pelo che non volesse strapparsi via, proiettarsi lontano dal suo corpo quando W udì quella che in seguito classificò come profezia.

Si scatenò il putiferio. Come funziona, cosa può fare, usa davvero una forma di energia rimasta finora sconosciuta. Domande. Una sopra l'altra, una dentro l'altra. Il trapiantato J che invita alla calma. Uno per volta, risponderò a tutte le domande, ma prima lasciatemi dire una cosa. Questa che vedete non è l'UTM, ma lo strumento che ci consentirà finalmente di entrare nella fase successiva del progetto, portandoci più vicini che mai alla realizzazione del prodotto che tutti stiamo aspettando. Lo scorbutico K assume la postura feroce di chi sta scrivendo con inchiostro velenoso. La gracile F muove le labbra, parla da sola, frugando nella borsa. Il placido V si congratula con la pancia invadente che si ritrova, pacche cadenzate al rallentatore. La fedele W stringe le labbra e batte le mani, fa partire la reazione a catena che si chiama applauso. Ora sono tutti entusiasti, oggi è il grande giorno. UTM è sempre più vicina, la si può quasi toccare.

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