mercoledì 26 maggio 2010

La fabbrica dei mostri bellissimi (2 di N)

La fabbrica era un villaggio turistico, abbandonato a se stesso per anni dopo la chiusura. Occupa un grosso appezzamento a ovest dell'isola e ha il vantaggio della brezza serale e notturna. Il vento spinge via gli insetti, non c'è bisogno di fumigazioni e insetticidi come avviene dall'altra parte dell'isola, dove permetrina e deltametrina finiscono in circolo e capita di vedere bambini in preda alle convulsioni. La fabbrica è un'oasi, un rifugio, e solo tu abbandoni i suoi confini senza timore. Non hai più niente da perdere, non c'è più nulla di cui ti importi. Almeno così ti piace pensare. Grace dice che un giorno tornerai in te e allora capirai, e tu fai finta di crederle.

Osservi i manifesti pubblicitari, le insegne delle boutique, ti senti all'interno di uno di quei videogiochi che fanno impazzire Trent, dove ogni cosa sembra vera fino a quando non ti avvicini troppo e allora l'effetto viene rovinato dalla scoperta dei singoli pixel. Una miriade di quadratini colorati con gli angoli smussati, le facciate dei palazzi in centro rimangono al loro posto non grazie a forze naturali ma in base a un algoritmo finanziario, un'opportunità di profitto legata al turismo e all'evasione fiscale. Nessuno muore nel quartiere del business, a due passi dall'unico porto in grado di ospitare navi di adeguate dimensioni commerciali. Il sangue è finto, qui nessuno inciampa, starnutisce, qui non sono ammessi errori. Ti senti a corto di fiato, non vedi l'ora di uscire dalla cappa di magia aliena che ricopre e custodisce l'unica zona dove è possibile incontrare poliziotti e donne eleganti.

Grace è nata senza braccia. Trent è nato senza la capacità di provare empatia. Tutti lì dentro, nella fabbrica, sono mostruosi, anche tu. Giulan e le sue sfuriate contro i demoni della pioggia, Rachel che si esprime solo coi disegni. Frank, Willy, Jean Marie, Cho, non si nascondono più. Kevin che ogni mattina saluta il sole con note gutturali che trascina per minuti interi, facendo vibrare i petali, zittendo gli uccelli, spaventando i paguri. La voce di uno spettro che riesce sermpre a farti accapponare la pelle, un suono ogni volta uguale eppure diverso, nuovo. Leggermente più profondo a volte, indeciso passando da una O a una A a una U, oppure convinto, ti è impossibile prevederlo, dargli un senso, è questo ti spiazza, ti disturba, al punto che vorresti continuasse per sempre.

Quando si avvicina il giorno delle firme, l'unico giorno del mese che ti vede superare il cancello della fabbrica e attraversare lentamente l'isola, inizi a prepararti, a erigere difese mentali. Ti sforzi di ricordare, chiedi a Grace di ripeterti scampoli di passato, di aiutarti ad apparire quello che vuoi essere. Sai benissimo che la tua mostruosità è invisibile, ma temi di incontrare l'unica persona al mondo in grado di vederla. Sai che quella persona è là fuori, ti sta cercando. Non ti ricordi perché e questo non fa che aumentare la paura che le tue fantasie si avverino, che il giorno in cui riuscisse a trovarti la tua vita cesserebbe di botto, non avresti nemmeno il tempo di rendertene conto, cadresti a terra come colpito dal fulmine.

Quando arriva il giorno scopri che non te ne importa nulla. Ti guardi intorno sperando che Randy, così hai battezzato la persona che ti sta cercando, sia arrivato sull'isola, ti stia aspettando un poco più avanti, dietro la prossima curva, o quella dopo, o nel quartiere del business, com'è più probabile. Te lo immagini in un completo d'alta sartoria, per nulla sudato nonostante l'umidità tropicale. Te lo immagini sorridente, con la sigaretta arrotolata a mano dietro l'orecchio destro e gli occhialini rotondi con la montatura ultraleggera in titanio. Jean Marie ti ha regalato un amuleto diverso da tutti quelli che produce per i clienti della fabbrica. Un poliedro di ossicini di ratto tenuto assieme con filo da pesca. Al buio rifulge di tenui bagliori giallastri.

L'isola sta prendendo vita, si comincia a vedere gente per le strade. Sarai già lontano prima che qualcuno sia abbastanza sveglio da far caso a te, che ti incontri e si senta costretto a distogliere lo sguardo. Willy oggi preparerà la zuppa di pesce. Ti concentri sulla routine della fabbrica per evitare di metterti a correre, attirando l'attenzione. Cerchi di visualizzare mentalmente la bacheca col calendario e la lista delle attività giornaliere dei mostri. Arriverai e tirerai una linea col pennarello sulla voce che ti riguarda e ti concederai un sospiro. Sei sicuro che se ti girassi vedresti Randy appoggiato al muro che sorride, che fa girare l'indice nel gesto che significa dopo, più tardi, la prossima volta. Cho oggi ripensa il giardino zen e Frank allestisce il set fotografico. A che servi tu? Non produci niente, solo qualche firma una volta al mese, perché ti permettono di stare con loro?

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