martedì 24 febbraio 2009

Abdicazione.

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- Ma lei ce l’ha una famiglia?
- Questo spiegherebbe quella gente che mi gira per casa.
(Scott Adams)
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Figliolo, mi è giunta voce dell’approssimarsi di un evento lieto e grave a un tempo. Sono persuaso che ti sarà di qualche conforto ricevere l’appoggio e il consiglio di chi accettò la responsabilità della tua condotta fin da prima che tu nascessi. Ora io son quest’uomo che con difficoltà ti impartisce gli ultimi comandamenti, accusando e molti acciacchi e parecchi motivi di lamento, ma sia ferma la tua convinzione riguardo alla fermezza dè suoi intendimenti, e non ti faccia difetto il vederlo allo stremo del fisico, al che non sia vano al tuo orecchio codesto fermissimo richiamo alla coscienza.

In un ruolo di grande prestigio, ti appresti a diventare parte della stimata comunità che di buon grado ti accoglie dietro garanzia della fiducia che in te ripongo, cosi’ come fece con me quando venne il momento mio. Ti viene chiesto di far resoconto al dunque riguardo agli insegnamenti ricevuti, e a me dimandato testimoniare su quelli impartiti.

Vivo nella sicurezza che tu sia ignaro dei moti dell’animo al di fuori del senno da uomo timorato d’iddio; ch’essi disturbano la visione corretta del mondo. In tal guisa provai il tuo intelletto per molti anni, tessendo figure retoriche e costruendo trappole in cui martoriare la stessa logica di cui t’insegnavo i rudimenti. Giudico remoto il giorno in cui mi venisse fatto torto dalla tua incapacità di intendere il tuo ruolo e i tuoi doveri all’interno dei vincoli sociali che ti faranno presto da catena ed ornamento civile insieme. Ma reputerei incompleto il risultato dei miei propositi nel dare contenuto alla tua erudizione se tacessi il pericolo di cadere in errore terribile e funesto, cosi’ come tradirei l’onestà che ci lega qualora la tenessi a bada con la sferza di una lingua muta, imputando il malessere che me ne deriva dal parlarne a saggio timore e prudente ritrosia.

Vorrai perdonarmi se ho atteso gli ultimi giorni per rivelarti il mio pensiero, eppure saprai comprenderne i motivi allorquando sarà dato il tempo necessario per tessere il filo che segna il confine tra gli opposti al lavorio della mente. Ebbene, ricorderai certamente quando proclamai a gran voce, con tono severo e meditato, l’esistenza di una scissione naturale del mondo, grazie alla quale ci viene data possibilità di cognizione e discernimento, affinché noi si possa fare affermazioni in un idioma che appaia sensato. Invero è questo tutto ciò che abbisogna di sapere chiunque non sia destinato ad una posizione di prestigio, qual’è appunto quella che hai guadagnata con l’impegno profuso in anni di perseveranza nello studio, col profitto della perspicacia che t’è innata per dono divino e talento naturale.

E' opportuno dunque che tu ora sappia ciò che viene tenuto a parte, perché non accadano gli abomini che produrrebbe la conoscenza abbandonata nelle mani di chi non ha l’abilità di maneggiarla. Sarebbe un delitto imperdonabile consentire ad un bambino l’accesso a strumenti in grado di causagli guai e lesioni; tale sarebbe comunque depositare in un orecchio incapace di comprenderle, a un intelletto impreparato a vagliarle, soppesarle e tenerle dacconto, le informazioni che mi appresto a comunicarti. Ordunque confido che tu intuisca la necessità del segreto senza farti illudere sull’abilità del prossimo di farne uso allo stesso modo dei colti, imperciocché prevedo il fallimento cui andresti incontro qualora non degnassi di fiducia ed obbedienza queste mie raccomandazioni al silenzio.

Il tuo onore e la tua stessa vita dipendono ormai dall’uso che saprai fare del potere che ti è stato concesso, frutto nevvero di fatica ancorché di grande favore nella speranza che le tue doti possano fare in modo non sia stato uno spreco. La tua verrà chiamata fortuna, gli invidiosi ti additeranno come privilegiato, i nemici cercheranno di figurarti alla stregua di una moneta contraffatta. Ma la tua missione è piuttosto un martirio, per il quale sarai continuamente spinto a dimostrare il tuo impegno, a combattere per mantenere la stima del tuo valore presso coloro che fanno affidamento sulla tua abilità, a rafforzare la fede dei semplici e la fedeltà dei sudditi. Farà l’esito di successo o sconfitta di un’intera vita l’utilizzo degli strumenti forniti alla tua ambizione per darti modo di realizzare le tue superiori qualità interiori.

Quel giorno ti mentii. Lo confesso: v’erano ancora molti dubbi sulle tue effettive tendenze caratteriali. La fanciullesca età mostrava in gemma i tratti dell’animo e dovetti sperare di rimanere in vita il tempo necessario a rimediare le lacune seminate lungo il percorso dell’apprendimento. Quel tempo è giunto ed ho un debito di verità da saldare. Non esiste infatti dicotomia che non sia frutto artificiale dell’intelletto. Nulla di quanto ti ho insegnato appartiene a verità in sé, per sua natura, ma tutto viene sottoposto a giudizio per tramite del fine e del mezzo.

L’omicidio non è sbagliato in sé, ma solo al fine di mantenere in vita la comunità di cui ci vantiamo d’esser civili presso i selvaggi. Se ognuno fosse libero di rivendicare personalmente i proprii diritti, senza far ricorso al potere dell’autorità, non esisterebbe popolo coeso né stato né chiesa e neppure la comunità che ci fa gustare la vita cosi’ come veniva vissuta nei giardini dell’eden. Il nostro fine è la creazione di un paese in cui si realizzi la perfezione del monismo, ovvero un mondo ove la vita si configuri essenzialmente come mancanza di morte. L’unico modo di realizzarlo che rientra nelle umane possibilità è la negazione delle dicotomie, la soppressione della dialettica, il silenzio sul dualismo. Il premio la vita perfetta, l’immortalità per negazione ideale della morte. La morte dovrà esistere solo per coloro che non aderiscono a questo modus vivendi, coloro che rifiutano di obbedire alle leggi che governano il paese perfetto., coloro che ostinatamente desiderano una vita per sé e non accettano l’idea di vivere per tramite della comunità. L’unica morte possibile sarà quella della comunità, ed essa mai avverrà finché le donne partoriranno, ovvero in aeternum.

Potrebbero sembrarti il delirio di un povero demente alle prese con il trauma dei troppi anni trascorsi, eppure confido la speranza che, se non ora, un giorno tu possa capire e riflettere sugli stessi assillanti dilemmi che straziano la mia indebolita senescenza.

Ora conosci la verità, fai parte dell’élite destinata a condurre l’umanità verso la sua realizzazione spirituale nella storia del mondo. Ma non è naturale, quanto artificiale. Se tutti sapessero potrebbe accadere che alcuni individui, esclusi dal privilegio della conoscenza che ti vede partecipe del potere sul destino della nostra comunità civile e progredita, potrebbero mostrarsi contrari ad accettare la guida che ti deriva, com’è ormai tradizione, per censo acquisito. Potrebbero verificarsi ribellioni, discussioni infinite sulla liceità delle decime e della simonia, sulla necessità del fuoco purificatore in caso di manifesto rifiuto dei principi che regolano la convivenza civile.

Col tempo, nel quotidiano esercizio del potere, dimenticherai la verità. Debbo confessarti che sono ormai rari anche per me i dolorosi momenti in cui mi soffermo a indagare la coscienza per cercare appoggio alla mia decisione di contribuire allo sviluppo della nostra comunità di prescelti da Dio sul cammino luminoso del progresso umano. Vorrei avere una lettera come questa per cavarne sollievo, ma non sono in possesso che di una lontana memoria del giorno in cui mi venne sussurrata la verità nel buio di un confessionale. Per questo ho deciso di impugnare penna e calamaio, affinché tu non debba patire l’ansia del dubbio e ne esca fortificata la tua fedele volontà nel portare i termine il gravoso compito del comando. Ché queste parole non si possono perdere nel labirinto delle memorie per poi ricomparire a molestarti nel sonno, ma rimangano chiare e bel delineate a segnare la giusta via quanto verrai preso da qualche malvagio demone dello spirito.

Pensa alla comunità come a un figlio debole e spaventato, bisognoso di guida e indirizzo nel pensiero e nell’azione. Non è naturale l’altruismo, ma tu dirai il contrario. Non è innata la propensione al mantenimento dei parenti, ma tu dirai che la famiglia è voluta da Dio. Non è giusto imporre obblighi e doveri, ma è tuo obbligo e dovere affermarlo e tu stesso dovrai assoggettarti alla legge senza perdere di vista la verità dell’artificio necessario. Il fine è la comunità dell’eden, il mezzo l’inveritiera dicotomia, per cui tutto sarà giusto e sbagliato a seconda che serva a conseguire il fine.

A chi vorrà mettere in dubbio il fine dirai che è volontà di Dio o che è qualità intrinseca della natura umana. A chi vorrà mettere in dubbio Dio o la natura umana vorrai applicare la legge vigente: scomunica o imputazione di reato, ovvero esilio o morte, a seconda della gravità dell’intenzione e del grado di sviluppo della comunità sul percorso che conduce all’eden.

Che tu possa vivere abbastanza da testimoniare il raggiungimento del fine, da vedere la fine della storia, il compimento della volontà divina, la realizzazione della natura umana. Io ormai sono troppo carico di stagioni e la unica consolazione è la certezza che vorrai succedere alla carica che fu mia. Per questo assegno al latore di questa missiva l’incarico di consegnarti il bastone ricurvo e l’anello con sigillo, i simboli della carica che ho ricoperto con dedizione per tutta la vita, e che ora riceverai in dono affinché ti siano utili a gestire il potere con saggezza, per continuare la missione nostra, ormai troppo onerosa per le mie consumate membra.

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