mercoledì 25 febbraio 2009

Hole

Mi hanno ficcato un ago nel braccio per levarne liquido nerastro. Non faccio in tempo a giuggiolarmi col l'idea di avere petrolio in circolo, prima tappa del processo di trasformazione in robot senziente, che già mi siringano la chiappa per l'ennesima antitetanica. Con tutto il vaccino che ho in corpo tengo gli agenti patogeni ad un miglio di distanza. Ma l'altro braccio è illeso, e allora via con quattro buchetti ad allarmare patie ai tubercoli. Filosofia del buco, parte dai complessi freudiani e giunge alla fisica del tossico. Horror vacui, la natura è portata a riempire i buchi; invece la politica li produce. Buchi nel bilancio, nello spazio profondo, nelle mutande e nella cultura che, essendo roba d'accademia, si fa chiamar lacuna. Il buco e la lacuna, l'opercolo, l'orifizio e l'asola. Keynes era un panteista, riversò il creato nell'economia, tutto si riduce a fare e disfare buchi. Ho un buco nello stomaco, vallo a dire a chi soffre d'ulcera. Faccio un buco nell'acqua e un foro nella gomma, senza cavare un ragno. Tanto di cappello all'inventore del buco con la caramella intorno, vaga allusione alla donna oggetto. Uno squarcio sul futuro, una crepa nel passato. Fessura o spiraglio, voragine o traforo: la guerra dei sessi si gioca anche sull'orlo del vano. Il colabrodo eretto a idolo del neoesistenzialismo, allorché il buco è in quanto tutto il resto non è. Niente può essere dentro al buco: esso fornisce di coscienza tutto quel che sta al di fuori di sé. Quando sono fuori di me vivifico il mondo e individuo lo scopo della mia non esistenza. Forse anche Dio è un buco.

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