lunedì 16 febbraio 2009

Teatro d'avanguardia

Inizia a mezzanotte in punto, basta che individui l’origine del richiamo sonoro fino a giungere all’ingresso illuminato. No, non è difficile da trovare, è una costruzione mastodontica, che si presenta con un portale di legno massiccio con archi dorici e un fiorone rinascimentale nel bel mezzo della facciata. In effetti può generare soggezione negli animi sensibili, ma ti assicuro che l’interno regala un’atmosfera accogliente. C’è luce, posti a sedere in abbondanza e, se arrivi in anticipo, a volte ti poi godere dell’ottima musica d’organo.

Beh, non ci sono poltrone né altre comodità: le panche sono di legno. L’impianto di climatizzazione, per via degli ambienti spaziosi fino all’eccesso, non sempre riesce a soddisfare i bisogni degli astanti. Tieno conto che però non costa niente, davvero. Per quanto ti possa sembrare strano in questi tempi di recessione, l’ingresso è gratuito. Al massimo se proprio non riesci a trattenerti, puoi dare una mancia volontaria all’incaricato che, a un certo punto dello spettacolo, passa col cestino.

Tra l’altro non è una rappresentazione in cui il partecipante viene relegato a spettatore passivo, non mancano situazioni di coinvolgimento collettivo.

Ti spiego come funziona: all’inizio si è tutti seduti in attesa e d’improvviso suona una campanella. Da un portoncino laterale fa il suo ingresso il protagonista, vestito in modo eccentrico, con lunghe palandrane colorate e un bastone riccamente decorato fra le mani.

Gli esperti mi dicono che esistono significati ben precisi legati a colori e forme del copricapo, che può essere bianco o giallo o rosso, nonché un simbolismo complesso, patrimonio degli studiosi più colti, nei preziosi che si notano al medio o all’anulare, negli oggetti utilizzati nel corso della rappresentazione e nei bastoni di scena dall’aspetto cerimoniale.

Ma non importa, basti sapere che dal momento in cui suona la campanella, occorre prestare attenzione a ciò che si svolge sulla predella sopraelevata che ospita un tavolo, delle candele, e tutto ciò che necessiterà all’evento in corso.

No, non c’è bisogno di studiare il libretto come all’opera. Quando tocca al pubblico intervenire con repliche, canti e monologhi, è sufficiente muovere le labbra o, meglio, restare in silenzio, piuttosto che sbagliare.

Vengono letti dei capitoli di libro e il protagonista esprime opinioni come succede allo speaker’s corner, mentre il pubblico s’intromette con frasi preconfezionate, così da realizzare il cosiddetto effetto ‘folla compatta’.

Il momento clou si verifica quando viene chiesto a pubblico di scambiarsi gesti affettuosi, per lo più strette di mano dal momento che in questa particolare filiale di cui ti parlo è necessario che gli uomini siedano nella metà destra dell’edificio, e le donne nella sinistra. Immagino sia per cautelarsi nel rispetto delle leggi sull’ordine e il buon costume, dato che qualcuno potrebbe sentirsi spinto a lasciarsi andare troppo agli istinti nell’esaltazione mistica della catarsi.

Ad ogni modo ci si alza e ci si siede, si canta e si recita, mentre l’uomo vestito strano compie alcuni riti propiziatori di gruppo piuttosto curiosi e affascinanti. Alcuni parlano di cannibalismo, ma personalmente non ho assistito ad alcun tipo di violenza su animali o cose. Certo, si parla di agnelli sgozzati e ci si può mettere in fila per bere il sangue e mangiare la carne di un tizio chiamato Gesù, ma non è reato che io sappia.

Quando vedi che si alzano tutti in piedi e cominciano ad uscire, vuol dire che non c’è più niente da vedere. Si può passare tempo ad accendere candele o a studiare particolari architettonici per ritardare l’impatto col la gelida temperatura esterna, ma non sempre è permesso rimanere in loco in attesa della replica.

Tutto sommato è un’esperienza singolare. No, non c’è bisogno nemmeno di prenotare, è sufficiente presentarsi la notte del ventiquattro dicembre con un certo anticipo, altrimenti si rischia di non trovare posto a sedere.

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